Codice Civile art. 2227 - Recesso unilaterale dal contratto.Recesso unilaterale dal contratto. [I]. Il committente può recedere dal contratto, ancorché sia iniziata l'esecuzione dell'opera, tenendo indenne il prestatore d'opera delle spese, del lavoro eseguito e del mancato guadagno [1671]. InquadramentoLa norma in commento, simile all'art. 1671 in materia di appalto, conferisce al committente un diritto di recesso ex lege ad nutum. Invero, il committente viene investito del diritto di disporre in anticipo dell'opera che è destinata a divenire di sua proprietà, impedendone l'ultimazione ove ritenga, in modo del tutto discrezionale, che essa non corrisponda più al suo interesse (Santoro-Passarelli, 989). Il recesso previsto dall'articolo in commento deve essere tenuto ben distinto da quello previsto dall'art. 2224 il quale è invece un rimedio speciale concesso al committente al fine di indurre il prestatore d'opera a regolarizzare la prestazione, conformandola alle pattuizioni contrattuali e alle regole dell'arte e non produce l'immediato scioglimento del rapporto. Il recesso dal contratto d'opera intellettuale segue invece una disciplina specifica prevista dall'art. 2237, disciplina diversa da quella qui in esame. La ragione di tale differenziazione risiede nel fatto che nel contratto d'opera la pattuizione è diretta ad assicurare il raggiungimento di un risultato e dunque è possibile effettuare un raffronto tra l'attività svolta e quella da svolgere e quindi tra il prezzo di quanto eseguito e quello relativo a quanto ancora ineseguito (Giacobbe, in Comm. S., 250). Il recesso del committenteLa norma in esame consente al committente l'esercizio del recesso unilaterale anche allorquando l'opera sia già iniziata. Ebbene, l'esercizio della disdetta avviene con dichiarazione unilaterale recettizia, la quale non soggiace ad alcun onere formale né deve contenere alcuna giustificazione che sorregga la scelta del recedente. A seguito della disdetta, il rapporto si scioglie, giacché il pagamento dell'indennizzo non costituisce invero condizione di efficacia del recesso (Giacobbe, in Comm. S., 261). Il recesso pertanto fa nascere in capo al committente l'obbligazione di corrispondere un indennizzo avente ad oggetto, in primo luogo, le spese già sostenute dal prestatore, da intendersi come comprensive degli esborsi a cui il professionista abbia fatto fronte con riguardo alla programmazione dell'intera opera affidatagli, ivi compresi quelli relativi a materiali che costui si sia procurato al fine dell'esecuzione della prestazione, ancorché non ancora utilizzati, alla mano d'opera eventualmente impiegata e alle c.d. spese generali (Riva-Sanseverino, in Comm. S. B., 187). In realtà, il compenso per il lavoro eseguito deve essere determinato con riferimento alle tariffe contrattuali. Il mancato guadagno indennizzabile consiste nell'utile netto che il prestatore avrebbe ottenuto in caso di completamento dell'opera (Giacobbe, in Comm. S., 263). È controverso se, in quest'ultima posta, rientri anche l'utile non percepito per aver dovuto il prestatore d'opera rifiutare altri affari (per la soluzione positiva, si legga Cass. n. 1967/1984). Qualora il committente si determini a esercitare il diritto di recesso a lui spettante in ragione di un comportamento colpevole del professionista, la giurisprudenza ritiene che a costui non spetti il diritto creditorio previsto dalla norma in commento ma anzi possa essere convenuto in giudizio dal primo per il risarcimento dei danni eventualmente patiti a causa della condotta manchevole (Cass. n. 1980/2015). In giurisprudenza è stato tuttavia affermato che nel contratto d'opera la prestazione di colui che si è obbligato a compiere l'opera non comprende solo lo svolgimento di un'attività lavorativa ma anche la produzione del risultato utile promesso, sicché essa non può ritenersi adempiuta quando, nonostante il trascorrere di un ragionevole periodo di tempo dal conferimento dell'incarico, risulti evidente che il prestatore d'opera — per negligenza o per difetto di preparazione — non è nelle condizioni di raggiungere il risultato pattuito, senza che in tale caso la facoltà di recesso unilaterale del committente ai sensi dell'art. 2227 possa ritenersi ostativa alla ordinaria risoluzione ex art. 1453 di detto contratto a prestazione corrispettive per l'inadempimento del prestatore d'opera, ed alla conseguente negazione del diritto al pagamento di un corrispettivo ex art. 2225 (Cass. n. 2123/1988). Il recesso del prestatore d'operaLa norma in commento non menziona — contrariamente a quanto prevede l'art. 2237 con riferimento al contratto d'opera intellettuale di un diritto di recesso attribuito al prestatore d'opera. Sul punto, va chiarito che se ciò non pregiudica in alcun modo la possibilità delle parti di pattuire, ai sensi dell'art. 1373, l'attribuzione di una simile facoltà al prestatore d'opera, tuttavia sembra doversi negare che un diritto di recesso legale possa essere attribuito a costui in via interpretativa. In giurisprudenza è stato affermato che l'art. 2237 — nel consentire al cliente di recedere dal contratto di prestazione di opera intellettuale — ammette, in senso solo parzialmente analogo a quanto stabilito dall'art. 2227 per il contratto d'opera, la facoltà di recesso indipendentemente da quello che è stato il comportamento del prestatore d'opera intellettuale, ossia prescindendo dalla presenza o meno di giusti motivi a carico di quest'ultimo. Tale amplissima facoltà — che trova la sua ragion d'essere nel preponderante rilievo attribuito al carattere fiduciario del rapporto nei confronti del cliente — ha come contropartita l'imposizione a carico di quest'ultimo dell'obbligo di rimborsare il prestatore delle spese sostenute e di corrispondergli il compenso per l'opera da lui svolta, mentre nessuna indennità è prevista (a differenza di quanto prescritto dal cit. art. 2227 ) per il mancato guadagno. Ciò non esclude, tuttavia, che ove si inseriscano nel contratto clausole estranee al suo contenuto tipico, alle stesse possano applicarsi, in difetto di più specifiche determinazioni, le normali regole relative all'inadempimento dei contratti, con la possibilità, nel caso di contratto a prestazioni corrispettive, di avvalersi di quella forma di autotutela rappresentata dall'eccezione di inadempimento disciplinata dall'art. 1460 (Cass. n. 14702/2007). BibliografiaAnastasi, Professioni intellettuali e subordinazione, in Enc. giur., Roma, 2000, 4; Cian Trabucchi, Commentario Breve al Codice civile, Padova, 2014; G. Gabrielli, Vincolo contrattuale e recesso unilaterale, in Enc. dir., voce Recesso, XXXIX, Milano, 1988, 37 e ss; Levi, La funzione disciplinare degli ordini professionali, Milano, 1967, 44; Perulli, Il lavoro autonomo, in Trattato di diritto civile e commerciale, diretto da Cicu e Messineo, Milano, 1996, 60; Pezzato, voce: Onorario, in Enc. dir., XXX, Milano, 185; Santoro Passarelli, Opera (contratto), in Nss. D.I., 982; Torrente Schlesinger, Manuale di diritto Privato, Milano, 2015. |