Codice Civile art. 2229 - Esercizio delle professioni intellettuali.Esercizio delle professioni intellettuali. [I]. La legge determina le professioni intellettuali per l'esercizio delle quali è necessaria l'iscrizione in appositi albi o elenchi [2231] (1). [II]. L'accertamento dei requisiti per l'iscrizione negli albi o negli elenchi, la tenuta dei medesimi e il potere disciplinare sugli iscritti sono demandati alle associazioni professionali, sotto la vigilanza dello Stato, salvo che la legge disponga diversamente (2). [III]. Contro il rifiuto dell'iscrizione o la cancellazione dagli albi o elenchi, e contro i provvedimenti disciplinari che importano la perdita o la sospensione del diritto all'esercizio della professione è ammesso ricorso in via giurisdizionale nei modi e nei termini stabiliti dalle leggi speciali. (1) V. artt. 16 ss. d.lg. 2 febbraio 2001, n. 96, in tema di esercizio della professione di avvocato in forma societaria. InquadramentoLa norma in commento non definisce il concetto di professione intellettuale, sicché non è agevole individuare, nel silenzio della legge, né le caratteristiche che le sono proprie, né le peculiarità della prestazione d'opera e ne costituisce l'esercizio (Perulli, 352). Ciò giustifica il contrasto, sorto in dottrina, circa la stessa nozione di professione intellettuale. Secondo un primo orientamento, l'iscrizione all'albo costituisce il solo elemento caratterizzante la professione intellettuale, poiché la norma in esame sposa un criterio formale (Cons. Stato n. 510/1991). Secondo altra dottrina, l'articolo in esame adotterebbe un criterio sostanziale poiché privilegia il carattere intellettuale della prestazione e non già l'iscrizione in albi o elenchi ai fini della qualificazione della professione come intellettuale (Santoro Passarelli, 22). La nozione sostanziale e non meramente formale di professioni intellettuali comporta che solo quelle espressamente determinate dalla legge sono tipizzate e che solo gli esercenti tali professioni sono assoggettate all'obbligo di iscrizione in albi ed elenchi. In realtà, la norma in commento contiene i principi fondamentali della disciplina pubblicistica delle professioni intellettuali per il cui esercizio è necessaria l'iscrizione in un albo. Questi principi trovano, poi, attuazione nelle leggi speciali che disciplinano le singole professione. Solo con riferimento a tali leggi speciali, una data attività è qualificabile come professione intellettuale protetta ai sensi del primo comma della norma in esame. Un indice normativo di tale qualifica è costituito dall'autonomia riconosciuta al consiglio dell'ordine ovvero del collegio professionale in materia di formazione degli albi e di disciplina sugli iscritti (Musolino, in Comm. S., 14). Altro indice normativo è rappresentato dal potere, attribuito dalla legge speciale all'ordine ovvero al collegio, di determinare la tariffa professionale. Nel senso della rilevanza degli indici normativi si è pronunciata anche la giurisprudenza di legittimità, la quale ha ritenuto insufficiente, al fine di ricondurre un'attività nella categoria delle professioni intellettuali, la sola qualificazione legislativa di professione ma di contro necessaria l'attribuzione, dalla legge, al consiglio dell'ordine di un'autonomia in materia di formazione degli albi e di disciplina sugli iscritti (Cass. n. 3679/1982). Le libere professioni rientrano nell'ambito delle professioni intellettuali, ma non è altrettanto vero il contrario, e cioè che professione intellettuale sia equivalente a libera professione, giacché un'attività professionale potrebbe, rigore, essere svolta nell'ambito di un rapporto di lavoro subordinato (Anastasi, Professioni intellettuali e subordinazione, Enc. Treccani, 4). Qualora l'attività professionale sia svolta nell'ambito di un rapporto di lavoro subordinato, la subordinazione assume rilevanza sul piano funzionale, più che su quello tecnico, e si concretizza soltanto nella sistematica inserzione dell'opera professionale nell'organizzazione dell'impresa, fermo restando l'autonomia e la discrezionalità tecnica imposte dalla natura stessa dell'attività professionale (Anastasi, 4). La nullità prevista dall'art. 2231 ricorre soltanto quando la prestazione espletata dal professionista rientri tra quelle riservate in via esclusiva ad una determinata categoria professionale, il cui esercizio sia subordinato per legge all'iscrizione in apposito albo o ad abilitazione. Al di fuori di tali attività, vige, infatti, il principio generale di libertà di lavoro autonomo o di libertà di impresa di servizi, a seconda del contenuto delle prestazioni e della relativa organizzazione (Cass. ord. n. 13342/2018). Gli albi professionali, gli ordini e i collegiLa norma in esame pone l'albo come fondamento degli ordini e dei collegi, enti nei quali si articolano le associazioni professionali. Gli ordini riguardano le professioni per le quali è necessario il titolo di studio della laurea, mentre collegi quelle per le quali è sufficiente il diploma. L'organizzazione è articolata a livello locale, con ordini o collegi provinciali, mentre per gli avvocati sia un ordine presso il tribunale, e a livello nazionale, con consigli nazionali. La natura giuridica degli ordini e dei collegi è quella di persone giuridiche di diritto pubblico, perché riconosciuti dallo Stato e operanti, sotto la sua vigilanza, con strumenti pubblicistici e per scopi di carattere generale (Musolino, in Comm. S., 49). Gli ordini e collegi sono autonomi e il fondamento normativo di tale autonomia è individuato negli artt. 3 e 5 Cost. (Levi, 44). Dalla natura giuridica pubblicistica degli ordini e dei collegi parte della giurisprudenza ha fatto discendere che le prestazioni lavorative subordinate, svolte con continuità, integrino un rapporto di pubblico impiego assoggettato alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo (App. Potenza 5 marzo 2013). Secondo la giurisprudenza, costituisce prestazione d'opera intellettuale ed è soggetta alle norme che il codice civile prevede per il relativo contratto quella espletata da un perito assicurativo, atteso che l'esercizio di tale attività è subordinata — come richiesto dall'art. 2229 — all'iscrizione in apposito albo o elenco, ai sensi della l. n. 166/1992. Ne consegue l'applicazione della facoltà di recesso ad nutum, prevista dall'art. 2237, in difetto di prova, da parte del prestatore di lavoro, circa la pattuizione, anche implicita, di una deroga convenzionale alla disciplina legale. (Cass. n. 10420/2013). L'iscrizione in un albo può dirsi sia nelle professioni intellettuali, sia in altre attività professionali tutelate. Tuttavia, mentre nelle prime, per effetto dell'iscrizione, il soggetto introdotto in un particolare ordinamento professionale articolato in organi muniti di poteri di natura pubblicistica, come avviene per l'esercizio del potere disciplinare, nelle seconde l'iscrizione costituisce soltanto il risultato finale dell'avvenuto accertamento della sussistenza dei requisiti soggettivi richiesti dalla legge. La pretesa all'iscrizione all'albo professionale costituisce espressione di un diritto soggettivo ed è tutelabile innanzi al giudice ordinario (Cass. n. 5988/1983). Agli albi sono talvolta collegati particolari elenchi o albi speciali, in cui sono iscritti coloro i quali sono abilitati a esercitare la professione in misura o più ampio più ristretta: è il caso dell'albo speciale per gli avvocati abilitati a patrocinare presso le magistrature superiori. Gli ordini e collegi esercitano il potere di normazione mediante l'emanazione di regole deontologiche, disciplinano la condotta che soggetti appartenenti alla categoria devono assumere nello svolgimento dell'attività professionale. Controversa è la natura giuridica delle norme deontologiche. Secondo un primo orientamento, non essendo esse recepite dal legislatore ma avendo fonte in un accordo contrattuale, esse hanno natura non di norme di legge ma di clausole contrattuali, sicché sfuggono dall'ambito applicativo dell'art. 12 disp. preleggi e sono nulle ai sensi dell'art. 1418 se contrastano con disposizioni imperative di legge (Cass. n. 8225/2002, secondo cui in materia di responsabilità disciplinare degli avvocati, le norme del codice deontologico forense elencanti i comportamenti che il professionista deve tenere con i colleghi, con la parte assistita, con la controparte, con i magistrati ed i terzi, costituiscono mere esplicitazioni esemplificative dei principi generali, contenuti nella legge professionale forense e nello stesso codice deontologico, di dignità, di lealtà, di probità e di decoro professionale, e, in quanto prive di ogni efficacia limitativa della portata di detti principi, sono inidonee ad esaurire la tipologia delle violazioni disciplinarmente rilevanti). Secondo altri orientamento, si sostiene che, nonostante la loro efficacia sia limitata all'ordine professionale di riferimento, sono suscettibili di vincolare tutti i soggetti iscritti all'albo, qualificandosi in tal modo come norme giuridiche obbligatorie (Cass. S.U., n. 15852/2009). Le professioni intellettuali riconosciuteLe professioni intellettuali e gli ordini e collegi professionali principali sono i seguenti: a) avvocati e procuratori, disciplinati dalla l. 31 dicembre 2012, n. 247 e dal r.d.l. 27 novembre 1933, n. 1578 (r.d.l. conv. con modif. dalla l. 22 gennaio 1934, n. 36); b) ingegneri e architetti, disciplinati dalla l. 24 giugno 1923, n. 1395; c) medici e farmacisti, disciplinati dal d.l.C.p.S. 13 settembre 1946, n. 233; d) notai, disciplinati dalla l. 16 febbraio 1913, n. 89; e) dottori commercialisti ed esperti contabili, disciplinati dal d.lgs. 28 giugno 2005, n. 139; f) dottori in agraria, disciplinati dal r.d. 25 novembre 1929, n. 2248; h) consulenti del lavoro, disciplinati dalla l. 11 gennaio 1979, n. 12; farmacisti, disciplinati dalla l. 2 aprile 1968, n. 475. In tema di attività professionale svolta dagli avvocati, mentre la procura ad litem costituisce un negozio unilaterale soggetto a forma scritta, con il quale il difensore viene investito del potere di rappresentare la parte in giudizio, il contratto di patrocinio costituisce un negozio bilaterale, non soggetto a vincoli di forma, con il quale il professionista viene incaricato, secondo lo schema del mandato e del contratto d'opera, di svolgere la sua opera professionale in favore della parte, sicché la circostanza di aver dato l'incarico al professionista può formare oggetto di prova per testimoni (Cass. n. 8863/2021). BibliografiaAnastasi, Professioni intellettuali e subordinazione, in Enc. giur., Roma, 2000, 4; Cian Trabucchi, Commentario Breve al Codice civile, Padova, 2014; G. Gabrielli, Vincolo contrattuale e recesso unilaterale, in Enc. dir., voce Recesso, XXXIX, Milano, 1988, 37 e ss; Levi, La funzione disciplinare degli ordini professionali, Milano, 1967, 44; Perulli, Il lavoro autonomo, in Trattato di diritto civile e commerciale, diretto da Cicu e Messineo, Milano, 1996, 60; Pezzato, voce: Onorario, in Enc. dir., XXX, Milano, 185; Santoro Passarelli, Opera (contratto), in Nss. D.I., 982; Torrente Schlesinger, Manuale di diritto Privato, Milano, 2015. |