Codice Civile art. 2235 - Divieto di ritenzione.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Divieto di ritenzione.

[I]. Il prestatore d'opera non può ritenere le cose e i documenti ricevuti, se non per il periodo strettamente necessario alla tutela dei propri diritti secondo le leggi professionali.

Inquadramento

L'articolo in esame prevede un diritto di ritenzione a favore del professionista: esso, tuttavia, assolve ad una funzione diversa dalle altre ipotesi di diritto di ritenzione previste dal codice civile, costituendo non già una garanzia per il pagamento di un credito, ma un mezzo per rendere possibile la prova di un credito.

Casistica

Il diritto di ritenzione, sancito per i professionisti dall'art. 2235 e ribadito per i notai dall'art. 93, n. 5, l. n. 89/1913, si riferisce ai soli documenti occorrenti per la dimostrazione dell'opera svolta. Ne consegue che il trattenimento della carta d'identità del cliente a garanzia del compenso per il pagamento dell'opera professionale prestata costituisce un comportamento affatto disdicevole, come tale idoneo ad integrare l'illecito disciplinare previsto dall'art. 147, lett. a), l. n. 89/1913, come modificato dall'art. 30 d.lgs. n. 249/2006, il quale configura come fattispecie rilevante ogni condotta del notaio che comprometta in qualunque modo, nella vita pubblica o privata, la sua dignità o reputazione, o il decoro e prestigio della classe notarile, ininfluente essendo, a tal fine, che il privato abbia aderito alla richiesta di consegnare il documento senza sentirsi costretto e che la conoscenza dell'episodio sia inizialmente rimasta circoscritta ai suoi unici due protagonisti (Cass. S.U., n. 13617/2012). In tema di trattamento dei dati personali, i dati oggetto di trattamento, ai sensi degli artt. 4 e 11 d.lgs. n. 196/2003, vanno gestiti rispettando i canoni della correttezza, pertinenza e non eccedenza, rispetto alle finalità del nuovo loro utilizzo, ma non è necessario, ai sensi dell'art. 24 d.lgs. n. 196/2003, il consenso dell'interessato ove i dati stessi siano impiegati per le esigenze di difesa in giudizio e negli stretti limiti in cui ciò sia necessario. Ne consegue che, in riferimento ai dati rappresentati da documenti consegnati in copia dalla parte al proprio legale per la relativa utilizzazione nel processo di divorzio per cui era stato conferito il mandato e dalla corrispondenza tra legale e cliente, con la revoca del mandato difensivo non cessa il diritto di utilizzo, in capo al predetto legale, degli stessi dati, pur nel processo, diverso da quello presupposto, nel quale si faccia valere il diritto di credito per il pagamento degli emolumenti professionali nel frattempo non pagati (Cass. S.U., n. 3033/2011).

Bibliografia

Anastasi, Professioni intellettuali e subordinazione, in Enc. giur., Roma, 2000, 4; Cian Trabucchi, Commentario Breve al Codice civile, Padova, 2014; G. Gabrielli, Vincolo contrattuale e recesso unilaterale, in Enc. dir., voce Recesso, XXXIX, Milano, 1988, 37 e ss; Levi, La funzione disciplinare degli ordini professionali, Milano, 1967, 44; Perulli, Il lavoro autonomo, in Trattato di diritto civile e commerciale, diretto da Cicu e Messineo, Milano, 1996, 60; Pezzato, voce: Onorario, in Enc. dir., XXX, Milano, 185; Santoro Passarelli, Opera (contratto), in Nss. D.I., 982; Torrente Schlesinger, Manuale di diritto Privato, Milano, 2015.

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