Codice Civile art. 2243 - Periodo di riposo.

Paolo Sordi

Periodo di riposo.

[I]. Il prestatore di lavoro, oltre al riposo settimanale secondo gli usi ha diritto, dopo un anno di ininterrotto servizio, (1) ad un periodo di ferie retribuito, che non può essere inferiore a otto giorni.

(1) La Corte cost., con sentenza 17 febbraio 1969, n. 16 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo, limitatamente all'inciso «dopo un anno di ininterrotto servizio».

Inquadramento

L'articolo in commento sancisce il diritto dei lavoratori domestici al riposo settimanale e alle ferie annuali retribuite. Sotto tale profilo, esso è sostanzialmente superato dalla previsione dell'art. 36, comma 3, Cost.

La norma aggiunge, comunque, che il diritto al riposo settimanale spetta in conformità agli usi e che il periodo di ferie non può essere inferiore a otto giorni.

L'orario di lavoro

La giurisprudenza ha affermato la persistente vigenza dell'art. 1 r.d.l. n. 692 che esclude l'applicabilità della generale disciplina limitativa dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale al personale addetto ai lavori domestici (Cass. n. 15150/2008). La stessa giurisprudenza, peraltro, ha riconosciuto da tempo che anche nel lavoro discontinuo (qual è il lavoro domestico) è possibile la fissazione di un limite massimo di orario, superando il quale la prestazione del lavoratore diventi usurante, sicché debba configurarsi come lavoro straordinario, dando luogo al sorgere del diritto al relativo compenso (Cass. n. 1718/1976). Secondo l'impostazione di Cass. n. 15150/2008, invece, la durata dell'impegno è idonea ad integrare un ulteriore parametro per la determinazione della retribuzione adeguata ai sensi dell'art. 36 Cost., dovendosi, a tal fine, tenere pure conto della possibile esistenza di periodi di attesa e della conseguente effettiva continuità dell'attività lavorativa del personale.

La dottrina afferma che la genericità della clausola della “particolare usura” può essere riempita con riferimento all'orario fissato dalla contrattazione collettiva (M.CBritton, 228; Bianchi D'Urso, 4),

Va segnalato, comunque, che la legge speciale (l. n. 339/1958, relativa ai rapporti di lavoro domestico con orario non inferiore alle quattro ore giornaliere) limita, sia pure indirettamente, l'orario di lavoro stabilendo che il lavoratore ha diritto ad un conveniente riposo durante il giorno e a non meno di otto ore consecutive di riposo notturno e che in caso di necessarie prestazioni notturne spetta un adeguato riposo compensativo durante il giorno (art. 8).

Un simile assetto avrebbe potuto essere profondamente inciso dalla generale riforma della disciplina in tema di orario di lavoro operata dal d.lgs. n. 66/2003. Sennonché l'art. 17, comma 5, esclude l'applicabilità di una nutrita serie di disposizioni dettate dallo stesso decreto legislativo «ai lavoratori la cui durata dell'orario di lavoro, a causa delle caratteristiche dell'attività esercitata, non è misurata o predeterminata o può essere determinata dai lavoratori stessi e, in particolare, quando si tratta: [...] b) di manodopera familiare». Le esclusioni riguardano gli artt. 3 (che fissa in 40 ore l'orario normale di lavoro), 4 (che stabilisce in 48 ore, comprensive di lavoro straordinario, la durata massima computata sulla media dell'orario settimanale), 5 (che impone il limite delle 250 ore annuali di lavoro straordinario, salve diverse previsioni dei contratti collettivi), 7 (che riconosce al lavoratore il diritto ad almeno 11 ore continuative di riposo giornaliero), 8 (concernente le pause obbligatorie nell'arco della giornata lavorativa), 12 (modalità di organizzazione del lavoro notturno) e 13 (in tema di durata massima del lavoro notturno). Ne consegue che la precedente normativa e la giurisprudenza su di essa formatasi conservano in gran parte di attualità.

Le ferie

Corte cost. n. 16/1969 ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 2243 limitatamente alla parte in cui condizionava il diritto alle ferie al compimento di un anno di ininterrotto servizio.

Invece Corte cost. n. 117/1976 ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 10 l. n. 339/1958 nella parte in cui prevede una diversa durata delle ferie a seconda che si tratti di lavoratori con mansioni impiegatizie o di prestatori d'opera manuale nell'ambito del lavoro domestico La distinzione posta dalla l. n. 339/1958, sul rapporto di lavoro domestico, tra personale impiegatizio e prestatori d'opera manuale, ritenendo che la diversa lunghezza del periodo di ferie annuali (peraltro di modesta entità) troverebbe giustificazione nelle peculiari esigenze della convivenza familiare.

Bibliografia

Balzarini, Il contratto di lavoro domestico, in Trattato di diritto del lavoro, diretto da Borsi e Pergolesi, II, Padova; Basenghi, Lavoro domestico, Milano, 2000; Bianchi D'Urso, Lavoro domestico, in Enc. giur., Roma, 1990; Cester, I licenziamenti nel Jobs Act, in WP Csdle Massimo D'Antona. IT, n. 273/2015; De Litala, Domestici (contratto di lavoro e previdenza sociale), in Nss. D.I., VI, Torino, 1960; De Luca, Campo di applicazione delle «tutele» e giustificazione dei licenziamenti, in Foro it. 1990, V; MC Britton, Lavoro domestico, in Dig. comm., VIII, Torino, 1992, 225; Mezzalama, In tema di diritto dei congiunti del lavoratore domestico alla indennità di preavviso e di anzianità in caso di morte del lavoratore, in Giur. it. 1952, IV; Persiani, Domestici (lavoro domestico), in Enc. dir., XIII, Milano, 1964; Santoni, Il campo di applicazione della disciplina del licenziamento nel d. lgs. 4 marzo 2015, n. 23, in Mass. giur. lav. 2015; Sordi, Il nuovo art. 18 della legge n. 300 del 1970, in Di Paola (a cura di), La riforma del lavoro, Milano, 2013; Tremolada, Il campo di applicazione del d. lgs. 4 marzo 2015, n. 23, in Carinci-Cester, Il licenziamento all'indomani del d. lgs. n. 23/2015, Modena, 2015.

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