Codice Civile art. 2253 - Conferimenti.Conferimenti. [I]. Il socio è obbligato a eseguire i conferimenti determinati nel contratto sociale [2247]. [II]. Se i conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti eguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell'oggetto sociale. InquadramentoL'assunzione dell'obbligo di conferimento è essenziale per l'acquisto della qualità di socio (Campobasso 72). Il contratto sociale, infatti, si perfeziona con l'assunzione dell'obbligo di conferimento, indipendentemente dalla sua esecuzione (Ferrara-Corsi, 162). Nelle società di persone vale il principio dell'essenzialità dei conferimenti (Cass. n. 999/1965). Il contratto di società è un contratto consensuale, che si perfeziona, con l'assunzione dell'obbligo dei conferimenti, indipendentemente dalla sua esecuzione (Cass. n. 4569/1992). Con la stipula del contratto di società si determina, anche nelle società di persone, un effetto di scambio tra patrimonio dei soci e patrimonio sociale, con il trasferimento, per un verso, della titolarità dei beni — anche immobili — conferiti, dal patrimonio dei conferenti a quello della società, «soggetto di diritto» diverso e terzo rispetto ai soci; e con il parallelo ingresso, nel patrimonio del socio, dei diritti (mobiliari) riferibili alla titolarità della quota sociale (Cass. n. 2252/1998). Quanto alla natura dell'atto di conferimento dei beni, si evidenzia come esso costituisca un atto di adempimento del contratto di società (Cass. n. 999/1965). Tuttavia, al fine di accertare se il versamento del socio alla società possa ritenersi effettuato per un titolo che ne giustifichi la restituzione al di fuori dell'ipotesi di liquidazione, occorre accertare quale sia stata la reale intenzione dei soggetti (socio e società) tra i quali il rapporto si è instaurato, verificando, secondo le regole interpretative della volontà negoziale, se tra le parti sia intercorso un rapporto di finanziamento inquadrabile nello schema del mutuo, o se sia intervenuto un contratto atipico di conferimento di capitale; in tale attività ermeneutica il giudice di merito può attribuire valore prevalente alla classificazione contabile con cui l'operazione è stata registrata nei libri della società, ove la registrazione sia esente da lacune o ambiguità (Cass. n. 9471/2000, Cass. n. 7427/2002; Trib. Napoli, 12 novembre 2002, Giur. nap., 2002, 474). La prova concernente l'assunzione dell'obbligo di conferimento può essere fornita con ogni mezzo (Cass. n. 6266/1980). Il conferimento di beni immobili in società deve considerarsi un atto di disposizione patrimoniale traslativo a titolo oneroso (Cass. n. 23891/2013), come tale assoggettabile all'azione revocatoria prevista dall'art. 2901 (Trib. Verona 13 agosto 2003, Giur. mer., 2014, 1140). L'oggetto dei conferimentiQualsiasi entità utile al conseguimento dell'oggetto sociale può formare oggetto di conferimento, sempre che abbia un valore economicamente apprezzabile (Cass. n. 1690/1974). La dottrina tradizionalmente distingue tra i conferimenti di capitale e di patrimonio. I primi hanno ad oggetto entità che possono essere iscritte in bilancio e sono idonee a garantire i creditori sociali, perché sono suscettibili di esecuzione forzata. I secondi non hanno, invece, le caratteristiche dianzi indicate, pur essendo idonei al conseguimento dell'oggetto sociale (Ferrara-Corsi, 237). Solo i conferimenti di capitale sono rimborsati al socio al termine della società. I conferimenti di patrimonio attribuiscono, invece, al socio solo il diritto di partecipare agli utili (Ferrara-Corsi, 237; contra, Di Sabato, 95). I conferimenti in società possono certamente avere ad oggetto beni in natura, crediti e servizi. Nel silenzio del contratto, si presume che tutti i conferimenti debbano farsi in denaro (Campobasso, 73). Numerosi casi sono stati affrontati dalla giurisprudenza in ordine ai beni concretamente conferibili. L'azienda può essere oggetto di conferimento sociale: tale conferimento risolvendosi in una alienazione traslativa dell'azienda in favore della società comporta il subentro della stessa, in quanto acquirente dell'azienda, in tutti i contratti, non aventi carattere personale, stipulati per l'esercizio di essa, nonché l'applicazione dei principi dell'automatica cessione dei crediti relativi all'azienda trasferita (Cass. S.U., n. 9802/1993; Cass. n. 6270/1980; Cass. n. 21229/2006; Cass. n. 19155/2013). È stato, peraltro, precisato che il conferimento dell'azienda sussiste anche quando il nuovo titolare debba integrare l'insieme dei beni trasferiti con ulteriori fattori produttivi; in tal caso, occorre però che i beni mancanti non siano tali da alterare l'unità economica e funzionale del complesso aziendale (Cass. n. 10993/1995). Sono poi stati ritenuti ammessi: il conferimento del proprio nome nella ragione sociale (Cass. n. 1411/1969); la prestazione in favore della società di una fidejussione, estesa senza limiti a tutte le operazioni dell'impresa e, in genere, le prestazioni con le quali si procura alla società danaro liquido o l'acquisto di merci (Cass. n. 1690/1974); gli sconti e gli avalli cambiari in genere (Trib. Milano 6 aprile 1963, Banca Borsa tit. cred., 1974, II, 77); l'apporto del socio consistente nel mettere in rapporto la società con un canale di distribuzione al fine di consentirle di sfruttare lo stock di produzione di altra società (App. Milano 14 gennaio 1992, Giur it., 1992, I, 2, 262). È discusso se sia ammissibile il conferimento avente ad oggetto una obbligazione di non fare (l'assunzione di un patto di non concorrenza). Anche una prestazione di attività personale può costituire oggetto di conferimento in società: nelle società di persone, la posizione del socio d'opera è diversa dalla posizione del prestatore di lavoro subordinato mediante partecipazione agli utili, la quale, essendo caratterizzata essenzialmente dal rapporto di subordinazione, esclude di per sé l'esistenza di un rapporto di società, che si esplica mediante il concorso nella gestione sociale con diritto agli utili e soggezione alle perdite (Cass. n. 1169/1979) mentre la garanzia di un compenso al socio non è sufficiente a qualificare come subordinato il rapporto intercorso tra le parti ove l'accordo contrattuale risulti diretto all'esercizio in comune di un'attività economica al fine di dividerne gli utili o le perdite (Cass. n. 2125/1986). La presunzione di uguaglianza dei conferimentiIl comma 2 dell'articolo in commento, per il caso in cui i conferimenti non siano stati determinati, pone la presunzione che i soci si siano obbligati a conferire, in parti eguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell'oggetto sociale. Tale presunzione implica necessariamente anche una presunzione di eguale partecipazione di ciascun socio alla società che è del tutto indipendente dall'effettiva prestazione del conferimento, la cui mancanza può dar luogo soltanto ad azioni dirette a costringere il socio moroso all'adempimento o a provocarne l'esclusione dalla società (Cass. n. 8468/1995). La dizione utilizzata dalla norma in commento va interpretata nel senso che il «necessario» deve essere determinato, nel contrasto tra i soci, con riferimento all'oggetto sociale all'epoca della stipulazione del contratto (Campobasso, 73). È stata però oggetto di discussione, soprattutto in passato, la possibilità di ravvisare un obbligo per il socio di corrispondere, nel corso della vita della società, nuovi conferimenti ulteriori a quelli iniziali. Secondo una dottrina (Galgano, 183), i soci sarebbero obbligati ad effettuare, ogni qualvolta se ne ravvisi la necessità, gli esborsi necessari per la gestione dell'impresa. Tale elaborazione dottrinale è stata, poi, ripresa da una isolata pronunzia della giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 6987/2003). Tali conclusioni sono state criticate dalla dottrina assolutamente maggioritaria che ha osservato che in tal modo verrebbe lasciato indeterminato l'ammontare del conferimento dovuto (Di Sabato, 129). Si è così giunti alla conclusione che il singolo socio non può essere costretto dagli altri, eventualmente sotto pena di esclusione dalla società, a nuovi conferimenti nel corso della vita della società, allorquando quelli iniziali fossero andati perduti per perdite subite dalla società; né a conclusione diversa potrebbe giungersi qualora quei nuovi conferimenti fossero necessari per l'espansione dell'attività sociale non prevista dall'atto costitutivo (Campobasso, 73, nt 34, Ferrara-Corsi, 169). BibliografiaBuonocore, Castellano, Costi, Società di persone, Milano, 1978; Campobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di Campobasso M., Torino, 2012; Di Sabato, Manuale delle società, Torino, 1992; Ferri jr, Patrimonio, capitale e bilancio, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2008, 91; Ferro-Luzzi, I contratti associativi, Milano, 1971; Greco, Le società nel sistema legislativo italiano, Torino, 1959; Jaeger, Denozza, Appunti di diritto commerciale, Bologna, 1993; Marasà, Le società, Milano, 2000; Marulli, Il contratto di società di persone, in Società in generale. Società di persone. Le società tra professionisti, a cura di Cottino, Torino, 2014; Montalenti, Diritto commerciale, diritto tributario, scienze aziendali: categorie disciplinari a confronto in epoca di riforme, in Giur. it. 2004, 3; Oppo, L'identificazione del tipo «società di persone», in Riv. dir. civ. 1988, 619; Paolini, Società semplice di mero godimento, Quesito n. 210-2007/I, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 2008, 871 ss.; Petrera, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Rivolta, Diritto delle società. Profili generali, Torino, 2015; Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Spada, La tipicità delle società, Padova, 1974; Spada, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015. |