Codice Civile art. 2259 - Revoca della facoltà di amministrare.Revoca della facoltà di amministrare. [I]. La revoca dell'amministratore nominato con il contratto sociale non ha effetto se non ricorre una giusta causa [1723 2]. [II]. L'amministratore nominato con atto separato è revocabile secondo le norme sul mandato [1723 ss.]. [III]. La revoca per giusta causa può in ogni caso essere chiesta giudizialmente [2409; 700 c.p.c.] da ciascun socio. InquadramentoLa norma disciplina la revoca dell'amministratore distinguendo tra l'ipotesi in cui questi sia nominato con il contratto sociale, nel qual caso, la revoca può sussistere solo nella ricorrenza della giusta causa, e quella in cui l'amministratore sia nominato con atto separato nel qual caso egli è revocabile secondo le regole sul mandato. In questo secondo caso la revoca potrà avvenire anche in assenza di giusta causa, ma l'amministratore revocato avrà diritto al risarcimento del danno qualora sia revocato prima della scadenza del termine ovvero, in caso di mandato a tempo indeterminato, qualora il preavviso risulti non congruo (Parrella, 189, Campobasso, 95). La revoca dell'amministratore nominato con il contratto sociale è, invece, subordinata alla duplice condizione che venga decisa con il consenso di tutti gli altri soci e che sussista una giusta causa. La distinzione tra le due ipotesi trova la propria giustificazione nella circostanza che la revoca dell'amministratore designato con il contratto sociale costituisce una modificazione di quest'ultimo e va, dunque, decisa all'unanimità dei soci, salvo che non sia convenuto diversamente (Campobasso, 95). Il rigore del primo comma, peraltro, è mitigato dalla disposizione di cui al terzo comma della norma in commento. Peraltro, l'unanimità prevista dal primo comma dell'articolo in commento non richiede anche la partecipazione al voto dell'amministratore da revocare. Si è, infatti, osservato che l'amministratore nominato nel contratto sociale può essere revocato in presenza di una giusta causa, con il consenso unanime dei soci, escluso il consenso dello stesso socio amministratore cui gli altri intendano revocare la facoltà di amministrare, in virtù del divieto di voto in conflitto di interessi desumibile dall'art. 2373, quale principio di portata generale. La revoca per giusta causaIl concetto di giusta causa rilevante, ai sensi dell'art. 2259, per la revoca di un amministratore di società di persone ricomprende, da un lato, tutti quei comportamenti dell'amministratore che compromettono l'esistenza stessa dell'impresa collettiva ed il suo funzionamento; dall'altro, le condotte che, violando obblighi di legge o doveri di correttezza e diligenza propri dell'amministratore, non garantiscono una corretta amministrazione della società e la tutela degli interessi privati dei soci della stessa e dei terzi. Integrano gli estremi della giusta causa: la redazione del rendiconto ex art. 2261 senza il rispetto dei criteri di verità, precisione e correttezza (Cass. n. 6524/1994); l'esercizio, da parte del socio amministratore, di una attività in concorrenza con quella della società (Pret. Foligno, 22 dicembre 1987, Arch. Civ., 1988, 960); il tentativo di provocare lo scioglimento della società mediante comportamenti strumentali diretti a pregiudicare la prosecuzione dell'attività sociale (Pret. Monza, 15 giugno 1983, Giur. comm., 1984, II, 441); l'utilizzo di denaro della società per finalità estranee all'attività sociale (Trib. Milano, 22 marzo 1990, in Soc., 1990, 915); la delega a terzi del potere di gestione (Trib. Napoli, 7 marzo 2006, in Corr. mer. 2007, 561; Trib. Milano, 3 febbraio 1983, in Soc., 1983, 1146); lo stabilire presso la propria residenza il recapito telefonico di altra società concorrente (Trib. Bologna, 5 febbraio 1994, in Giur. comm., 1995, II, 766); l'avere impedito l'accesso del socio accomandante alla documentazione essenziale per l'esercizio dei diritti di controllo sulla gestione societaria (Trib. Biella, 8 gennaio 2001, in Giur. it., 2001, 978); il compimento di un atto gestorio senza il consenso dell'altro amministratore nel caso in cui sia prevista l'amministrazione congiuntiva ovvero, comunque, l'autonoma gestione da parte di un amministratore del patrimonio sociale, realizzatasi attraverso la sostanziale estromissione dell'altro co-amministratore, in presenza della previsione nel contratto di società dell'amministrazione congiuntiva (App. Salerno, 29 agosto 2013, in Giur. comm., 2015, II, 540; Trib. Ancona, 11 novembre 2009, in Soc., 2000, 736); l'appropriazione degli utili (Cass. n. 710/1980). La tutela cautelareÈ ammissibile che la domanda cautelare, ai sensi dell'art. 700 c.p.c., per conseguire giudizialmente la revoca per giusta causa dell'amministratore di società di persone, malgrado si tratti di anticipare gli effetti dell'azione prevista all'art. 2259 comma 3; ciò se ed in quanto sussistano la reiterazione di comportamenti illegittimi che ostacolino il normale funzionamento della società e l'estrema difficoltà nel ripristino dello status quo ante (in questi esatti termini, Trib. Roma 8 febbraio 2013; Trib. Napoli, 26 febbraio 2003, in Dir. e giur., 2004, 128, avente ad oggetto una fattispecie nella quale è stato considerato quale comportamento illegittimo la decisione assunta da un co-amministratore di sospendere ogni attività sociale; Trib. Napoli, 22 ottobre 2002; Trib. Cassino, 28 ottobre 2000; Trib. Torre Annunziata, 21 ottobre 2003 secondo la quale è ammissibile la revoca di un amministratore di società di persone in sede d'urgenza ex art. 700 c.p.c., ricorrendone il limite interno, la residualità della misura, essendo inapplicabile il procedimento cautelare di cui all'art. 2409, dettato per le sole società di capitali, ed il limite esterno, l'astratta non inconciliabilità fra assicurazione in via d'urgenza ed azione costitutiva). Anche la dottrina sembra orientata nel senso dell'ammissibilità del ricorso alla tutela d'urgenza (Cagnasso, 156; Parrella, 191 nt., 8). Si esclude, però, che il tribunale possa procedere alla nomina di un amministratore giudiziario in sostituzione di quello revocato (Trib. Milano, 14 febbraio 2004, in Giur. comm., 2005, II, 662; Trib. Lecce, 29 novembre 1989, in Soc., 1990, 199; Trib. Napoli, 8 novembre 2000, in Foro nap., 2000, 269, contra Trib. Padova, 13 luglio 2003, in Giur. comm., 2005, II, 662). Revoca dell'amministratore ed esclusione del socio dalla societàIl rapporto di amministrazione costituisce un rapporto diverso ed autonomo rispetto al rapporto sociale (Cass. n. 3236/1985; Cass. n. 5747/1984): la diversità dei due rapporti esclude, dunque, che si possa operare un automatismo tra revoca della facoltà di amministrare ed esclusione del socio (amministratore) dalla società. Infatti, la irregolarità e gli eccessi dell'amministratore che non siano in contrasto con i fini della società non si ripercuotono necessariamente sulla sua posizione di socio e non comportano, di regola, l'esclusione ex art. 2286, ma soltanto la revoca della facoltà di amministrare. In particolare l'appropriazione degli utili della società non può confondersi con l'uso illegittimo delle cose sociali, perché gli utili non fanno parte del patrimonio sociale (Trib. Bari, 13 luglio 1976, Giur. comm., 1980, II, 303). Sebbene sulla base dello stesso principio di diritto, la giurisprudenza di legittimità è, però, giunta a conclusioni difformi. Infatti, si è affermato che il socio-amministratore, il quale si appropri degli utili compie un atto in contrasto non soltanto con i doveri inerenti al mandato conferitogli ma anche con gli obblighi a lui derivanti dalla qualità di socio; l'indicata condotta, pertanto può comportare per detto socio-amministratore, oltre che la revoca del mandato, anche l'esclusione dalla società (Cass. n. 710/1980). L'autonomia delle due fattispecie non esclude che atti commessi dall'amministratore in violazione dei doveri di legge possano, per la loro gravità, pregiudicare l'attuazione del rapporto sociale, in quanto incidenti sulla possibilità della società di raggiungere i fini che le sono propri (Cass. n. 16043/2024; Cass. n. 2736/1995; Cass. n. 1204/1958). Non è, infatti, possibile ricondurre sotto l'ambito dell'art. 2286 ogni eccesso dal mandato, a meno che non si dimostri che nello sconfinare dai limiti di questo il socio amministratore abbia svolto un'attività che fosse di per sé in contrasto appunto con i fini sociali e costituisse in altri termini un'opera di vero e proprio sabotaggio, in tale caso soltanto venendo a concretarsi quella violazione di doveri per cui può farsi luogo alla sanzione prevista dal citato art. 2286 (Cass. n. 103/1956). BibliografiaBuonocore, Castellano, Costi, Società di persone, Milano, 1978; Campobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di Campobasso M., Torino, 2012; Di Sabato, Manuale delle società, Torino, 1992; Ferri jr, Patrimonio, capitale e bilancio, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2008, 91; Ferro-Luzzi, I contratti associativi, Milano, 1971; Greco, Le società nel sistema legislativo italiano, Torino, 1959; Jaeger, Denozza, Appunti di diritto commerciale, Bologna, 1993; Marasà, Le società, Milano, 2000; Marulli, Il contratto di società di persone, in Società in generale. Società di persone. Le società tra professionisti, a cura di Cottino, Torino, 2014; Montalenti, Diritto commerciale, diritto tributario, scienze aziendali: categorie disciplinari a confronto in epoca di riforme, in Giur. it. 2004, 3; Oppo, L'identificazione del tipo «società di persone», in Riv. dir. civ. 1988, 619; Paolini, Società semplice di mero godimento, Quesito n. 210-2007/I, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 2008, 871 ss.; Petrera, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Rivolta, Diritto delle società. Profili generali, Torino, 2015; Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Spada, La tipicità delle società, Padova, 1974; Spada, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015. |