Codice Civile art. 2285 - Recesso del socio.

Guido Romano

Recesso del socio.

[I]. Ogni socio può recedere dalla società quando questa è contratta a tempo indeterminato o per tutta la vita di uno dei soci [1373].

[II]. Può inoltre recedere nei casi previsti nel contratto sociale ovvero quando sussiste una giusta causa.

[III]. Nei casi previsti nel primo comma il recesso deve essere comunicato agli altri soci con un preavviso di almeno tre mesi.

Inquadramento

Il recesso costituisce un diritto potestativo del socio, irrinunziabile in via preventiva e contraddistinto dalla sua indivisibilità, non essendo esercitabile per solo una parte della partecipazione, ed insurrogabile, essendo esercitabile soltanto dal socio (Ghidini, 521). Il recesso costituisce una deroga al principio di indissolubilità unilaterale del contratto e, rivestendo carattere eccezionale, è ammesso solo nei casi previsti dalla legge o dal contratto sociale (Ferri, 238).

La manifestazione del recesso

La dichiarazione di recesso (atto unilaterale recettizio contenente una manifestazione di volontà incompatibile con la prosecuzione del rapporto sociale col socio che tale volontà esprime) è efficace, e determina lo scioglimento del rapporto sociale limitatamente al socio receduto, non appena comunicata a tutti gli altri soci (e non solo ad alcuni di essi ovvero solo agli amministratori cfr. Cass. n. 186/1965; Cass. n. 3869/1975; Cass. n. 680/1971), con la conseguenza che la sentenza che accerti l'esistenza del presupposto del recesso comunicato ha natura di mero accertamento, con effetto ex tunc (cfr. Cass. n. 186/1965).

La dichiarazione di recesso, inoltre, non richiede forme particolari (cfr. Cass. n. 2899/1963; Cass. n. 2/1962), sì che essa ben può essere contenuta nell'atto di citazione con il quale il socio instauri la lite tendente all'accertamento dell'avvenuto scioglimento del rapporto sociale con la società (cfr. Cass. n. 5732/1999). Tale valutazione — che deve investire la dichiarazione di recesso così come formulata e motivata dal socio recedente, a nulla rilevando che questi deduca e chieda di provare, in corso di giudizio, fatti e circostanze precedentemente non dedotti — deve avere ad oggetto l'atto di citazione nella sua complessità, individuando i limiti ed il contenuto della dichiarazione attraverso un'interpretazione che tenga conto di tutte le parti di cui l'atto stesso si componga e giunga all'identificazione della concreta volontà del dichiarante (ancora, Cass. n. 5732/1999).

Posto che la dichiarazione di recesso del socio è un negozio giuridico unilaterale recettizio che produce i suoi effetti nel momento in cui viene portato a conoscenza della società, successivamente al suo perfezionamento, il recesso non è più revocabile a meno che sussista la concorde volontà di tutti i soci in tal senso (Cass. n. 20544/2009).

 

 

Il socio receduto da una società di persone è legittimato a richiedere l'iscrizione del proprio recesso nel Registro delle Imprese in via suppletiva rispetto agli amministratori se ha comunicato - con le modalità previste dalla legge - il proprio recesso agli altri soci.  Ai fini dell'iscrizione nel Registro delle Imprese il socio receduto deve fornire la prova della ricezione da parte degli altri soci della comunicazione con la quale è stato comunicato il recesso (Trib. Verona, 9 marzo 2017, in Soc., 2017, 1043).

 Nel momento in cui la dichiarazione di recesso del socio giunge a conoscenza della società, il rapporto sociale tra socio e società si scioglie, con la conseguenza che sono inopponibili all’ex socio tutte le vicende successive che dovessero interessare la società, sicchè sono irrilevanti nei suoi confronti i mutamenti aventi ad oggetto l’assetto organizzativo (nel caso di specie: la trasformazione da società di persone a società di capitali); sono parimenti inopponibili all’ex socio le clausole statutarie sopravvenute, compresa la clausola compromissoria per la risoluzione delle controversie (Cass. n. 21036/2017).

Il recesso nella società di due soci

Nella società composta da due soli soci, il recesso di uno di essi non determina lo scioglimento della società, essendo a tal fine necessario che si verifichi l'ulteriore condizione della mancata ricostituzione della pluralità dei soci (Cass. n. 1643/1953; Cass. n. 8001/1990).

Il recesso nella società contratta a tempo indeterminato

La prima fattispecie delineata dalla norma riguarda la società contratta a tempo indeterminato o per tutta la vita dell'uomo. In tali casi è consentito, ai soci recedere ad nutum (App. Bologna, 5 aprile 1997, in Soc., 1997, 1032; App. Napoli, 17 gennaio 1997, in Dir. e Giur., 1998, 601; Trib. Milano, 13 novembre 1989, in Giur. comm., 1992, II, 524).

Il recesso per giusta causa

Il recesso può, inoltre, essere esercitato allorché sussista giusta causa, laddove per giusta causa si intende l'altrui violazione di obblighi contrattuali ovvero la violazione dei doveri di fedeltà, lealtà, diligenza e correttezza che ineriscono alla natura fiduciaria del rapporto fra soci; sì che il recesso del socio in tanto è determinato da giusta causa in quanto costituisce legittima reazione al comportamento degli altri soci che, sotto il profilo oggettivo, sia tale da minare alla base il reciproco rapporto fiduciario (cfr., fra le altre, Cass. n. 2454/1966; Cass., n. 1602/2000; Cass. n. 2212/1957; App. Bologna, 20 novembre 1993; Trib. Roma, 20 aprile 2015). Al contrario giustifica il recesso l'estromissione di alcuni soci da ogni partecipazione ed effettivo controllo sull'amministrazione della società, nonostante che lo statuto avesse attribuito a tutti i scoi indistintamente la gestione e l'amministrazione della società (Trib. Milano, 19 gennaio 1984, in Soc., 1984, 673).

In dottrina è, invece, più permissiva in quanto evidenzia che possono giustificare la fattispecie di recesso in argomento anche fatti oggettivi riguardanti la persona del socio recedente, quali la malattia, l'età avanzata, il trasferimento ad altra sede (Campobasso, 113, nt. 124; Ghidini, 534).

La dichiarazione di recesso è immediatamente operativa, non appena comunicata agli altri soci (Cass. n. 186/1965).

Il recesso del socio non sorretto da una giusta causa è inefficace (Trib. Milano, 22 ottobre 1990, in Giur. comm., 1992, II, 307).

Bibliografia

Buonocore, Castellano, Costi, Società di persone, Milano, 1978; Campobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di Campobasso M., Torino, 2012; Di Sabato, Manuale delle società, Torino, 1992; Ferri jr, Patrimonio, capitale e bilancio, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2008, 91; Ferro-Luzzi, I contratti associativi, Milano, 1971; Greco, Le società nel sistema legislativo italiano, Torino, 1959; Jaeger, Denozza, Appunti di diritto commerciale, Bologna, 1993; Marasà, Le società, Milano, 2000; Marulli, Il contratto di società di persone, in Società in generale. Società di persone. Le società tra professionisti, a cura di Cottino, Torino, 2014; Montalenti, Diritto commerciale, diritto tributario, scienze aziendali: categorie disciplinari a confronto in epoca di riforme, in Giur. it. 2004, 3; Oppo, L'identificazione del tipo «società di persone», in Riv. dir. civ. 1988, 619; Paolini, Società semplice di mero godimento, Quesito n. 210-2007/I, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 2008, 871 ss.; Petrera, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Rivolta, Diritto delle società. Profili generali, Torino, 2015; Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Spada, La tipicità delle società, Padova, 1974; Spada, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015.

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