Codice Civile art. 2287 - Procedimento di esclusione.Procedimento di esclusione. [I]. L'esclusione è deliberata dalla maggioranza dei soci, non computandosi nel numero di questi il socio da escludere, ed ha effetto decorsi trenta giorni dalla data della comunicazione al socio escluso. [II]. Entro questo termine il socio escluso può fare opposizione davanti al tribunale, il quale può sospendere l'esecuzione. [III]. Se la società si compone di due soci, l'esclusione di uno di essi è pronunciata dal tribunale, su domanda dell'altro. InquadramentoLa norma disciplina il procedimento di esclusione prevedendo che la società possa deliberare a maggioranza l'esclusione del socio ed onerando quest'ultimo di introdurre un giudizio opposizione per sentire annullare la decisione adottata. Come si vedrà (infra), però, il rovesciamento delle posizioni ha riguardo solo sotto il profilo processuale, in quanto la società rimane attrice in senso sostanziale e, quindi, onerata di fornire la prova positiva dell'esistenza dei presupposti che giustificano l'esclusione. La convocazione del socio da escludere ed il procedimento di esclusioneNella disciplina legale delle società di persone manca la previsione dell'organo e del metodo assembleare, con la conseguenza che non è necessario che siano consultati tutti i soci, né che essi manifestino contestualmente la propria volontà attraverso una delibera unitaria, essendo sufficiente raccogliere le singole volontà idonee a formare la richiesta maggioranza e comunicare la delibera di esclusione al socio escluso, affinché egli sia posto in condizione di esercitare la facoltà di opposizione dinanzi al tribunale (Cass. n. 153/1998; Cass. n. 2860/1984; Cass. n. 6394/1996). Nella giurisprudenza di merito si osserva che la mancata previsione normativa dell'organo assembleare nelle società di persone non comporta che ne sia vietata la costituzione e che sia preclusa ai soci — allorquando debbano esprimere il proprio “consenso” — la possibilità di riunirsi in assemblea per deliberare all'unanimità ovvero a maggioranza: tuttavia, anche nel caso di ammissibile adozione convenzionale del procedimento deliberativo collegiale, va esclusa l'applicabilità degli artt. 2377 e 2379 alle decisioni di società di persone, in quanto dettati con specifico riferimento alle (sole) deliberazioni assembleari delle società per azioni, e viceversa, va fatta applicazione, per le società di persone, dei principi generali sulle patologie degli atti negoziali plurisoggettivi (Trib. Roma, 31 dicembre 2014, Soc., 2015, 1337; Trib. Milano, 24 settembre 2014; Trib. Napoli, 1 marzo 2010, Giur. comm., 2011, II, 1233; contra, Trib. S. Maria Capua V., 19 maggio 2011, Giur. comm., 2012, II, 1240 secondo la quale salvo diversa previsione dell'atto costitutivo, la decisione di esclusione del socio accomandatario di società in accomandita semplice deve assumersi con il metodo collegiale). Si esclude però che la decisione sia assunta per fatti concludenti (Trib. Verona, 25 gennaio 1994, Soc., 1994, 800). La deliberazione di esclusione deve essere poi comunicata all'interessato al fine di consentirgli la proposizione dell'opposizione. Tuttavia, la comunicazione non richiede la adozione di specifiche formalità o mezzi di trasmissione, essendo sufficiente un qualsiasi atto o fatto idoneo a portare a conoscenza dell'interessato la deliberazione medesima, mentre l'eventuale incompletezza di tale comunicazione non incide sulla validità ed operatività del provvedimento, ma può spiegare rilievo solo al diverso fine di consentire un'opposizione tardiva o non specifica, ove giustificata da detta incompletezza (Cass. 4254/1982; Cass. n. 6298/1987; Cass. n. 143/1988). L'opposizione del socio escluso ed il relativo procedimentoL'escluso trova la sua tutela nel riconoscimento di proporre, entro trenta giorni, opposizione davanti al Tribunale il quale può sospendere, in via cautelare, l'efficacia della esclusione. La legittimazione passiva compete esclusivamente alla società, in persona del legale rappresentante. Come modalità equipollente d'instaurazione del contraddittorio, peraltro, è consentita, la citazione di tutti i soci, notificata nel termine di decadenza previsto dall'art. 2287 (Cass. n. 5391/2014; Cass. n. 12125/2006; Cass. n. 5391/2014; Cass. n. 25860/2012; Cass. n. 8570/2009; Cass. n. 13438/2003; Cass. n. 3962/1980). È onere della parte opposta provare i fatti costitutivi dell'esclusione essendo essa parte attrice sostanziale del giudizio in quanto essa invoca il diritto di escludere un altro socio; in difetto di prova dei fatti costitutivi predetti, può essere accolto il ricorso proposto dall'opponente per la sospensione della delibera di esclusione (Cass. n. 6452/1994; Trib. Napoli, 8 maggio 2001, Soc., 2001, 1081). Nel giudizio di opposizione, il tribunale ha il potere-dovere di riscontrare l'effettiva ricorrenza dei casi nei quali la legge e l'atto costitutivo consentono l'esclusione medesima, mentre non può indagare sull'opportunità di irrogare detta sanzione, attenendo ciò ad una valutazione riservata agli organi sociali (Cass. n. 6430/1982; Cass. n. 9695/1991; Cass. n. 4254/1982). Peraltro, nel giudizio di opposizione non si può tener conto di motivi di esclusione diversi da quelli enunciati nella delibera a maggioranza dei soci (Cass. n. 2887/1989). Quanto agli effetti della decisione del tribunale, l'annullamento della deliberazione di esclusione di un socio in esito ad opposizione proposta a norma dell'art. 2287, comma 2, opera ex tunc e comporta la reintegrazione del socio stesso nella sua posizione anteriore e nella pienezza dei diritti da essa derivati (Cass. n. 6829/2014; Cass. n. 16150/2000; Cass. n. 5958/1993). La sospensione dell'efficacia della esclusioneL'opposizione non sospende l'efficacia della esclusione del socio. È, dunque, onere del socio escludere chiedere al tribunale di emettere un provvedimento di sospensione. Nella giurisprudenza di merito (Trib. Roma, 8 febbraio 2013), è stato ritenuto ammissibile il ricorso, anche ante causam, allo strumento cautelare di cui all'art. 700 c.p.c.. Così, è ammissibile l’esclusione del socio di una società di persone per mezzo di ordinanza emessa ex art. 700 c.p.c. qualora il giudice della cautela ravvisi prima facie fondata la futura (ma eventuale) domanda di merito proposta al fine di ottenere l’esclusione del socio ai sensi dell’art. 2287 comma 3. Trattandosi di provvedimento cautelare, la competenza del giudice ordinario rimane ferma anche in caso di devoluzione ad arbitri della controversia in ordine all'opposizione. Nel merito della domanda cautelare, si afferma che, in tema di onere probatorio, va respinta la richiesta di sospensione della delibera di esclusione proposta dal socio, qualora risulti che l'attore non abbia specificato i motivi di opposizione alla delibera di esclusione emessa nei suoi confronti dalla società: l'iniziativa giudiziale di impugnazione della delibera è retta dal principio della domanda ed il Tribunale non può quindi ricercare d'ufficio le ragioni di illegittimità della delibera di esclusione, onerando la società di provarne la conformità a legge e statuto oltre i motivi allegati dal socio (Trib. Milano, 4 marzo 2015). L'esclusione nella società con due sociNelle società di persone composte di due soli soci l'esclusione del socio può essere disposta solo dal tribunale a conclusione di un ordinario giudizio di cognizione, con la conseguenza che la eventuale delibera sociale di esclusione è priva di efficacia (Cass. n. 3863/1986). Il presupposto per l'azione giudiziaria è, dunque, costituito dalla circostanza che la società sia composta di soli due soci. Il disposto di cui al terzo comma dell'articolo in commento è tassativo per cui in ogni altro caso trova applicazione il primo comma del medesimo articolo, ai sensi del quale l'esclusione del socio può essere deliberata a maggioranza, senza che assuma alcun rilievo la circostanza che all'interno della compagine sociale siano eventualmente configurabili due gruppi di interesse omogenei e tra loro contrapposti, e che l'esclusione possa in tal caso rivelarsi impossibile, in virtù del conflitto d'interessi che impedisce di computare nella maggioranza il socio da escludere (Cass. n. 20255/2006; Cass. n. 27504/2006; Cass. n. 8570/2009). 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