Codice Civile art. 2289 - Liquidazione della quota del socio uscente.Liquidazione della quota del socio uscente. [I]. Nei casi in cui il rapporto sociale si scioglie limitatamente a un socio [2284-2286], questi o i suoi eredi hanno diritto soltanto ad una somma di danaro che rappresenti il valore della quota. [II]. La liquidazione della quota è fatta in base alla situazione patrimoniale della società nel giorno in cui si verifica lo scioglimento. [III]. Se vi sono operazioni in corso, il socio o i suoi eredi partecipano agli utili e alle perdite inerenti alle operazioni medesime. [IV]. Salvo quanto è disposto nell'articolo 2270, il pagamento della quota spettante al socio deve essere fatto entro sei mesi dal giorno in cui si verifica lo scioglimento del rapporto. InquadramentoIn tutti i casi di scioglimento del rapporto sociale limitatamente ad un socio, l'articolo in commento pone a carico della società l'obbligo di liquidare la quota nei confronti del socio o dei suoi eredi. Il legislatore ha inteso escludere che, in tali casi, il socio abbia diritto di ricevere una parte in natura del patrimonio sociale corrispondente ai beni conferiti; egli ha il diritto, invece, di ricevere una somma di denaro (costituente, fin dall'origine, un credito di valuta) che rappresenti il valore della propria quota. Per converso, Il socio di società di persone, in caso di recesso o cessione della quota, è responsabile per le tutte le obbligazioni sociali, e perciò anche tributarie, esistenti al giorno dello scioglimento del rapporto sociale, sicchè la sua responsabilità è diretta, ancorché sussidiaria ex art. 2304 c.c., mentre nei confronti dei terzi quello scioglimento del rapporto prende data solo dal momento in cui diventa ad essi opponibile, nelle forme previste dalla legge (Cass. n. 17154/2017). Criteri di valutazione della quotaIl secondo comma della disposizione in commento prevede che la liquidazione della quota deve avvenire in base alla situazione patrimoniale della società nel giorno in cui si verifica lo scioglimento. Il patrimonio sociale, al momento della nascita della società, è formato dai conferimenti, di beni o servizi, dei soci in funzione dell'esercizio in comune di un'attività di impresa. Quindi, il valore del patrimonio sociale al tempo del recesso medesimo è presuntivamente identificabile con il complessivo valore dei conferimenti, come fissato dai contraenti al momento della costituzione del rapporto societario (o in sede di successiva variazione dello stesso quanto alla natura e consistenza dei conferimenti stessi), fino a che il creditore od il debitore non deducano e dimostrino, rispettivamente, vicende sopravvenute di tipo maggiorativo o riduttivo (in tal senso, cfr. Cass. n. 6298/1998). Peraltro, per determinare il valore di liquidazione, la situazione patrimoniale non può essere redatta facendo riferimento all'ultimo bilancio o, comunque, ai criteri di redazione del bilancio annuale di esercizio (Cass. n. 5449/2015; Cass. n. 2772/1969), ma occorre tener conto della effettiva consistenza economica dell'azienda sociale all'epoca dello scioglimento del rapporto, comprendendovi anche il fattore di redditività della azienda stessa. Quindi, tra gli elementi che concorrono alla determinazione della quota di liquidazione deve essere calcolato il valore di avviamento dell'azienda (Cass. n. 9392/1999; Cass. n. 8470/1995; Cass. n. 4210/1992; Cass. n. 7595/1993). Il valore di avviamento, tuttavia, non deve essere ricompreso in caso di società che fornisce mezzi di supporto ad un professionista, in quanto la clientela del professionista non può essere ricollegata alla società che lo supporta, essendo espressione dello stretto rapporto personale che collega i clienti alla persona fisica del professionista medesimo (Cass. n. 5656/1992). I beni immobili non conferiti a titolo di proprietà al momento del recesso non vanno tenuti presenti nel calcolo della quota (Cass. n. 1027/1993). Nel caso di scioglimento del rapporto sociale limitatamente ad un socio, perfezionatosi prima del verificarsi di una causa di scioglimento della società, al socio uscente spetta la liquidazione della sua quota, ai sensi dell'art. 2289, e non la quota di liquidazione risultante all'esito del riparto fra tutti i soci, in quanto il presupposto per l'assorbimento del procedimento di liquidazione della quota del socio in quello di liquidazione della società è costituito dalla coincidenza sostanziale tra i due, la quale sussiste solo ove il primo attenga ad un diritto non ancora definitivamente acquisito, quando si verifichino i presupposti per l'apertura del secondo (Cass. n. 9397/2011). Il socio d'opera ha diritto, in caso di scioglimento parziale del rapporto sociale (recesso), alla liquidazione di una quota proporzionata alla sua partecipazione ai guadagni (Cass. n. 5126/1985): in particolare, egli ha diritto ad una somma di denaro che ne rappresenti il valore, rapportato alla situazione del patrimonio sociale netto nel giorno in cui si verifica il recesso con la sola differenza, rispetto al socio capitalista, che questi ha diritto anche al rimborso del proprio conferimento, ossia ad una quota del capitale, che al socio d'opera, in ragione della specificità del suo apporto non spetta (Cass. n. 4909/1986). L'eventuale assenza di documentazione in concreto idonea a ricostruire il valore della quota al momento della cessazione del rapporto non esime dal rispetto di detto criterio temporale: non sono, quindi, utilizzabili criteri riferiti al "giorno più prossimo" ovvero al più vicino bilancio d'esercizio, dovendo in tal caso farsi ricorso a criteri sostitutivi, ancorché presuntivi (Cass. n. 22346/2021). Le operazioni in corsoIl diritto agli utili del socio recedente o deceduto, pur essendo autonomo, è collegato al diritto alla liquidazione della quota, nel senso che questa, liquidata in base alla situazione patrimoniale della società nel giorno dello scioglimento del rapporto, può essere accresciuta o diminuita in conseguenza degli utili o delle perdite derivanti dalle singole operazioni in corso (Cass., n. 6365/2016). Il concetto di operazione in corso, ai cui utili ed alle cui perdite partecipa il socio uscente, ricomprende tutte quelle operazioni che, pur non in atto al momento dello scioglimento del rapporto sociale, debbono considerarsi la conseguenza necessaria ed inevitabile dei rapporti giuridici preesistenti, anche se, quindi, la definizione di questi ultimi sia intervenuta a seguito di un giudizio instaurato solo successivamente all'uscita del socio (Cass. n. 6709/1982; Cass. n. 960/2000; Cass. n. 1057/1993). In questa prospettiva, il diritto agli utili conseguibili da un'operazione in corso costituisce un diritto autonomo che si definisce nella sua esistenza e nel suo contenuto solo nel momento in cui l'operazione si conclude, ed è da tale momento, perciò, e non da quello del recesso, che comincia a decorrere il termine di prescrizione del menzionato diritto (Cass. n. 6709/1982, cit.). Questioni processualiNella controversia in cui il socio receduto da società di persone chieda la liquidazione della propria quota di partecipazione ai sensi dell'art. 2289 legittimata a contraddire è esclusivamente la società (cfr., per tutte, Cass. n. 642/2000; Cass. n. 12833/1999): il contraddittorio è però integro quando siano citati in giudizio tutti i suoi soci, ma solo se risulti accertato che l'attore abbia proposto l'azione nei confronti della società per far valere il proprio credito nei suoi confronti (Cass. n. 12125/2006; Cass. n. 5391/2014; Cass. n. 25860/2012; Cass. n. 8570/2009; Cass. n. 13438/2003; Cass. n. 3962/1980). Nel caso di morte di uno dei soci, il diritto di credito nei confronti della società entra a far parte della comunione ereditaria e può essere fatto valere, nella sua interezza, da ciascuno degli eredi singolarmente, senza necessità di integrare il contraddittorio nei confronti degli altri (Cass. n. 13163/2024). La prescrizione del credito pari al valore della quota inizia a decorrere dalla scadenza del termine semestrale (Cass. n. 1200/2022). BibliografiaBuonocore, Castellano, Costi, Società di persone, Milano, 1978; Campobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di Campobasso M., Torino, 2012; Di Sabato, Manuale delle società, Torino, 1992; Ferri jr, Patrimonio, capitale e bilancio, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2008, 91; Ferro-Luzzi, I contratti associativi, Milano, 1971; Greco, Le società nel sistema legislativo italiano, Torino, 1959; Jaeger, Denozza, Appunti di diritto commerciale, Bologna, 1993; Marasà, Le società, Milano, 2000; Marulli, Il contratto di società di persone, in Società in generale. Società di persone. Le società tra professionisti, a cura di Cottino, Torino, 2014; Montalenti, Diritto commerciale, diritto tributario, scienze aziendali: categorie disciplinari a confronto in epoca di riforme, in Giur. it. 2004, 3; Oppo, L'identificazione del tipo «società di persone», in Riv. dir. civ. 1988, 619; Paolini, Società semplice di mero godimento, Quesito n. 210-2007/I, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 2008, 871 ss.; Petrera, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Rivolta, Diritto delle società. Profili generali, Torino, 2015; Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Spada, La tipicità delle società, Padova, 1974; Spada, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015. |