Codice Civile art. 2303 - Limiti alla distribuzione degli utili.Limiti alla distribuzione degli utili. [I]. Non può farsi luogo a ripartizione di somme tra soci se non per utili realmente conseguiti. [II]. Se si verifica una perdita del capitale sociale [2295 n. 6], non può farsi luogo a ripartizioni di utili fino a che il capitale non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente. InquadramentoPer capitale sociale deve intendersi il valore in denaro dei conferimenti di beni eseguiti o promessi dai soci; per patrimonio sociale si intende, invece, il complesso dei rapporti giuridici attivi facenti capo alla società (Galgano, 101); per utile si intende, infine, la plusvalenza del patrimonio netto, detratto il capitale nominale, generatosi per effetto dell'esercizio dell'impresa collettiva (Conforti, 2015, 136). Gli utili, in altre parole, sono rappresentati dalla effettiva eccedenza che si verifica nel patrimonio sociale rispetto ai conferimenti iniziali e che si determina per effetto della gestione sociale. Alla nozione di utile non possono infatti essere ricondotti gli incrementi di valore derivanti da fonti diverse e possono essere quindi destinati alla periodica ripartizione tra i soci i soli guadagni derivanti dall'esercizio dell'impresa sociale (Ferri, in Comm. S.B., 1987, 188). La distribuzione degli utili è possibile solo nel ricorrere di due condizioni: a) che si tratti di utili realmente conseguiti; b) che, salvo patto contrario, sia stato approvato il rendiconto, dovendosi fare applicazione dell'art. 2262 secondo il quale salvo patto contrario, ciascun socio ha diritto di percepire la sua parte di utili dopo l'approvazione del rendiconto (Conforti, ibidem). A sua volta, l'effettivo conseguimento degli utili implica l'effettività dell'incremento del patrimonio netto rispetto alla capitalizzazione della società prodottosi nell'esercizio sociale ed il nesso causale sussistente tra plusvalenza e attività imprenditoriale (Conforti, ibidem). Per parte sua la giurisprudenza di merito ha sottolineato la necessaria connessione tra l'accertamento degli utili e le risultanze delle scritture contabili. Così, nell'ipotesi in cui alla distribuzione degli utili si sia addivenuto in violazione della norma appena esaminata, si produce l'inefficacia della distribuzione medesima con il conseguente sorgere, in capo ai soci, dell'obbligazione di restituzione delle somme, anche qualora riscosse in buona fede (Trib. Milano, 11 settembre 2003). L'obbligo di restituzione può essere fatto valere non solo dalla società, ma anche dai creditori sociali i quali, tuttavia, non possono chiedere che il relativo pagamento avvenga in loro favore. 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