Codice Civile art. 2310 - Rappresentanza della società in liquidazione.

Guido Romano

Rappresentanza della società in liquidazione.

[I]. Dalla iscrizione della nomina dei liquidatori la rappresentanza della società, anche in giudizio, spetta ai liquidatori [2298, 2489].

Inquadramento

Dal momento della iscrizione nel registro delle imprese della nomina dei liquidatori la rappresentanza, anche processuale, si trasferisce dagli amministratori ai liquidatori.

Secondo l'orientamento prevalente in dottrina, la pubblicità prevista dall'articolo in commento ha natura dichiarativa con conseguente opponibilità dell'avvenuta nomina dei liquidatori, pur in difetto della avvenuta iscrizione, ai terzi che di quella nomina fossero a conoscenza e che, quindi, non potrebbero validamente stipulare negozi giuridici con gli amministratori (Buonocore, in Comm. S., 1995, 438; Ferri, in Comm. S.B., 1987, 452).

Fino alla iscrizione della nomina dei liquidatori, gli amministratori conservano il potere di rappresentanza della società, poiché la società — sia essa di persone o di capitali — non rappresenta, dopo il suo scioglimento, nella fase di liquidazione, un ente diverso da quello originario (Cass. n. 10027/1997; Cass. n. 13746/2003 che ha ravvisato la validità della procura alle liti rilasciata dall'amministratore prima della iscrizione della nomina dei liquidatori, non incidendo in alcun modo sul corso successivo di un giudizio il mutamento nella persona del legale rappresentante di un ente, avvenuto in pendenza del giudizio precedentemente ben instaurato da chi disponeva dei poteri necessari per farlo).

Successivamente all'iscrizione della nomina dei liquidatori, invece, gli amministratori non avranno più la rappresentanza della società, nemmeno concorrente con quella dei liquidatori (Cass. n. 12174/2000). A partire dalla iscrizione della nomina dei liquidatori, la rappresentanza della società spetta, anche in giudizio, agli stessi in via esclusiva, salve eventuali limitazioni risultanti dallo statuto o dall'atto di nomina (Cass. n. 4455/2003).

 

La rappresentanza sostanziale

In assenza di limitazioni stabilite nell'atto costitutivo o con l'atto di nomina, il potere dei liquidatori è pieno, come già quello dei soci amministratori, stabilito ai sensi dell'art. 2266 (Conforti, 2015, 712).

La messa in liquidazione di una società non determina la sostituzione di un soggetto di diritto ad un altro, ma semplicemente la modifica dell'oggetto sociale, che, per effetto della liquidazione, è ora diretto alla liquidazione dell'attivo ed alla sua ripartizione tra i soci, previa soddisfazione dei creditori sociali (Cass. n. 29776/2008).

I poteri di rappresentanza e quelli gestori correlati (e sempre salva diversa disposizione nell'atto costitutivo ovvero nell'atto di nomina dei liquidatori) sono esercitati in via disgiuntiva dai liquidatori con un meccanismo del tutto analogo a quello previsto per i soci amministratori dall'art. 2257 (Conforti, 2015, 712).

La rappresentanza processuale

L'articolo in commento si premura di specificare che il trasferimento del potere di rappresentanza dagli amministratori ai liquidatori per effetto dell'iscrizione nel registro delle imprese opera anche con riferimento agli aspetti processuali.

L'impugnazione avverso una sentenza pronunciata nei confronti di una società in accomandita semplice posta in liquidazione e cancellata dal registro delle imprese — ma ancora munita di soggettività e connessa capacità processuale, estinguendosi la società solo a seguito della definizione dei rapporti giuridici pendenti — non può essere proposta da un ex socio accomandatario (in tale qualità), ma, trattandosi di società posta in liquidazione, deve essere proposta dai liquidatori, cui spetta la rappresentanza della società, per il combinato disposto degli artt. 2315 e 2310 (Cass. n. 4062/2007; Cass. n. 16500/2004).

Bibliografia

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