Codice Civile art. 2313 - Nozione.

Guido Romano
aggiornato da Rossella Pezzella

Nozione.

[I]. Nella società in accomandita semplice i soci accomandatari [2318] rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali, e i soci accomandanti [2320] rispondono limitatamente alla quota conferita.

[II]. Le quote di partecipazione dei soci non possono essere rappresentate da azioni.

Inquadramento

La società in accomandita semplice si caratterizza per la presenza di due categorie di soci, gli accomandanti e gli accomandatari, distinte il base al regime della responsabilità per le obbligazioni sociali ed a quello della partecipazione all'attività gestoria della società.

In particolare, mentre gli accomandatari rispondono, come i soci della società in nome collettivo, solidalmente ed illimitatamente per lo obbligazioni sociali, i soci accomandanti rispondono limitatamente alla quota conferita. Questi ultimi sono obbligati soltanto nei confronti della società ad eseguire i conferimenti promessi, mentre i creditori sociali non hanno alcuna azione diretta nei loro confronti neppure nei limiti del conferimento promesso e non ancora eseguito (Campobasso, 127). Secondo un orientamento, però, i creditori sociali potrebbero agire nei confronti degli accomandanti in via surrogatoria (art. 2900) in caso di inerzia della società per ottenere il pagamento dei conferimenti ancora dovuti.

L'altro discrimine esistente tra le due categorie di soci attiene all'amministrazione della società che compete, in via esclusiva, ai soci accomandatari: al contrario, gli accomandanti sono da essa esclusi, essendo al contrario sanzionata ogni loro ingerenza nell'attività gestoria.

È oggetto di discussione l'ammissibilità di un socio accomandante che conferisca la propria opera o un servizio. Sebbene vi siano state prese di posizione a favore di tale ipotesi (Bussoletti, 977), si ritiene che tale conferimento risulti incompatibile con la limitata responsabilità dell'accomandante e, dunque, con il limitato rischio che egli assume con quella partecipazione (Montalenti, 1997, 244).

In definitiva, la dinamica interna alla società in accomandita semplice tra le diverse categoria dei soci deve essere intesa come correlazione tra rischio e potere: gli accomandatari, cui è riservato il potere di amministrazione, partecipano illimitatamente alle perdite e sono illimitatamente e solidalmente responsabili delle obbligazioni sociali; gli accomandanti, esclusi dall'amministrazione, rischiano nei limiti del loro apporto. Conseguentemente, una alterazione di questo riparto che spezzi il binomio potere-rischio pregiudica la qualificabilità della partecipazione in conformità della designazione e, se la pattuizione è essenziale, pregiudica la qualificazione della società in termini di accomandita (Spada, 444; Bussoletti).

Poiché nella società in accomandita semplice, caratterizzata dalla presenza di due categorie di soci (gli accomandatari — che possono essere investiti del potere amministrativo — illimitatamente responsabili per le obbligazioni sociali; gli accomandanti — privi di potere amministrativo — responsabili solo nei limiti della quota di capitale conferito), il regime della partecipazione alle perdite, per il richiamo compiuto dall'art. 2315 alla disciplina relativa alla società in nome collettivo, che, ai sensi dell'art. 2293, a sua volta rinvia all'art. 2280 in materia di società semplice, è correlato alla responsabilità per le obbligazioni sociali, è nulla la clausola statutaria che nei rapporti interni fra i soci preveda la partecipazione degli accomandanti alle perdite oltre la quota di capitale conferito, atteso che l'art. 2249, nel prevedere che le società aventi ad oggetto l'esercizio di attività commerciali devono costituirsi secondo i tipi di legge, deroga in materia societaria al principio di cui all'art. 1322 — che consente di porre in essere anche contratti non appartenenti ai tipi legali — vietando all'autonomia privata, che è libera di esplicarsi limitatamente alla disciplina contenuta in norme di natura dispositiva o suppletiva, pattuizioni statutarie che, modificando l'assetto organizzativo o il regime della responsabilità, siano incompatibili con il tipo di società prescelto (Cass. n. 2481/2003).

La responsabilità del socio verso i terzi per le obbligazioni di una società di persone postula che l'obbligazione sociale sia divenuta esigibile e non sia stata adempiuta entro la data di scioglimento del rapporto (Cass. n. 29306/2023).

Le caratteristiche tipologiche della società in accomandita semplice mostrano il suo carattere semicapitalistico (Leozappa, 502 che precisa che tale dizione è utilizzata con valore descrittivo).

L'ulteriore regola stabilita nell'articolo in commento prevede che le quote di partecipazione non possono essere rappresentate da azioni e ciò a differenza della società in accomandita per azioni. Il divieto di emettere titoli azionari esprime un principio comune alla categoria delle società di persone: il divieto trova giustificazione nel fondamento contrattuale della società in accomandita semplice ove, pur in presenza del correttivo capitalistico della quota per gli accomandanti, permane un forte rapporto fiduciario tra i soci (Gambino, 190; Leozappa, 503).

La società in accomandita semplice rimane, dunque, una società di persone non dotata di personalità giuridica, ma di autonomia patrimoniale (Cass. n. 3028/1976): essa costituisce un centro di interessi e di imputazione di rapporti giuridici distinti da quelli facenti capo ai soci ed è dotata di autonomia patrimoniale e di capacità processuale ai sensi dell'art. 2266).

La società in accomandita semplice si distingue poi dall'associazione in partecipazione che, non essendo una società, non dà vita né ad un patrimonio comune risultante dai conferimenti dei singoli soci né ad un'impresa comune (Campobasso, 128, nt. 2). Per superare le incertezze che, tuttavia, possono sorgere nella pratica, un indice di differenziazione è stato ravvisato nella spendita o meno di un nome sociale, con l'indicazione del tipo di società (Santoni, in Tr. Res., 1985, 522).

Proprio in ragione della soggettività giuridica distinta da quella dei singoli soci, nei giudizi instaurati la legittimazione passiva spetta alla e non ai singoli soci. Tuttavia, il necessario contraddittorio nei confronti della società, titolare esclusiva della legittimazione passiva, può ritenersi regolarmente instaurato anche nel caso in cui sia convenuta in giudizio non la società, ma tutti i suoi soci, ove risulti accertato, attraverso l'interpretazione della domanda che l'attore abbia proposto l'azione nei confronti della società per far valere il proprio credito vantato contro di essa (Cass. n. 5248/2012; Cass. n. 12125/2006).

La riforma del diritto societario (d.lgs. n. 6/2003) ha anche risolto il problema dell'ammissibilità della partecipazione di una società di capitali in una società di persone (in precedenza, per la soluzione negativa fondata sulla circostanza che l'esercizio di attività di impresa in regime di responsabilità limitata era ammissibile solo in caso di adozione di un ordinamento di tipo corporativo, Campobasso, 74 con la conseguenza che sarebbe stata consentita la partecipazione di una società di capitali in veste di accomandante, Cottino, 32; Montalenti, 1989, 640; Oppo, 11, ma non invece nella veste di accomandatario, ravvisandosi una frode alla legge per la distorsione che con essa si attuerebbe del meccanismo della limitazione di responsabilità o la violazione di norme imperative (Ghidini, 93).

Oggi, il nuovo testo dell'art. 2361 c.c. ha riconosciuto la legittimità dell'assunzione di «partecipazioni in altre imprese comportante una responsabilità illimitata per le obbligazioni delle medesime» da parte della società per azioni (Trib. Torino, 4 aprile 2007).

Il socio occulto

La situazione di socio occulto di una società in accomandita semplice — la quale è caratterizzata dall'esistenza di due categorie di soci, che si diversificano a seconda del livello di responsabilità — non è idonea, anche qualora una tale società sia irregolare, a far presumere la qualità di accomandatario, essendo all'uopo necessario accertare, di volta in volta, la posizione in concreto assunta dal socio, il quale, pertanto, assume responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali, ai sensi dell'art. 2320, solo ove contravvenga al divieto di compiere atti di amministrazione o di trattare o concludere affari in nome della società, dovendosi così escludere una responsabilità illimitata per un socio accomandante occulto di una siffatta società (Cass. n. 23211/2012; Cass. n. 13468/2010; Cass. n. 6725/1996).

Bibliografia

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