Codice Civile art. 2318 - Soci accomandatari.

Guido Romano

Soci accomandatari.

[I]. I soci accomandatari hanno i diritti e gli obblighi dei soci della società in nome collettivo.

[II]. L'amministrazione della società può essere conferita soltanto a soci accomandatari [2323 2].

Inquadramento

La norma, con riferimento ai diritti ed agli obblighi dei soci accomandatari, prevede l'applicazione della disciplina dettata per la società in nome collettiva, applicazione che, dunque, non è soggetta al giudizio di compatibilità previsto dall'art. 2315 (Leozappa, 551).

L'articolo in commento, poi, riserva solo agli accomandatari l'amministrazione della società. Salvo che l'atto costitutivo non preveda un sistema congiuntivo ovvero collegiale di amministrazione, l'amministrazione ed il potere di rappresentanza, anche processuale, spetta a ciascun accomandatario disgiuntamente dagli altri (Cottino-Weigman, 230).

Dalla circostanza, ammessa dalla norma in commento, che gli accomandatari possano non essere amministratori, deriva che le dimissioni di amministratore dell'unico socio accomandatario di società in accomandita semplice non implicano, di per sé, né il recesso dalla società, né la perdita della veste di accomandatario (Cass. n. 6871/1994). Il potere di rappresentanza dell'amministratore si estende, poi, salve le limitazioni che risultano dall'atto costitutivo e dalla procura, a tutti gli «atti che rientrano nell'oggetto sociale» identificato nella attività imprenditoriale che i soci intendono svolgere per fine di lucro, e perciò agli atti, in cui si concreta tale attività (Cass., n. 9296/1994 che ha precisato che, nell'ambito di questa, ove il potere di rappresentanza sia escluso o limitato dallo statuto o dalla procura per gli atti di straordinaria amministrazione, la distinzione di essi rispetto agli atti di ordinaria amministrazione non dipende dal carattere conservativo o dispositivo, ma dalla incidenza dell'atto sugli elementi costitutivi dell'impresa e dai suoi effetti sulla possibilità di esistenza della stessa).

Conformemente alla disciplina delle società collettive, le limitazioni dei poteri di rappresentanza del socio accomandatario risultanti dall'atto costitutivo non sono opponibili ai terzi se non siano iscritte nel registro delle imprese (Cass. n. 1884/1995).

Sempre dal secondo comma dell'articolo in esame, deriva, ad avviso della dottrina, l'impossibilità di conferire l'amministrazione ad un terzo estraneo all'ente, essendo solo possibile la nomina di procuratori ed institori che operino alle dipendenze e sotto la direzione degli amministratori (Ferrara-Corsi, 377). È stato, peraltro, precisato che la procura sarebbe nulla, non solo quando sia dichiaratamente generale, ma anche quando essa, pur formalmente presentandosi come speciale, sia di ampiezza tale da sostanzialmente conferire il potere di gestire l'impresa sociale (Bussoletti, 964).

Diritti ed obblighi degli accomandatari

Gli accomandatari sono obbligati alla redazione del bilancio che devono comunicare agli accomandati, a rendere il conto della gestione (Trib. Milano, 21 maggio 1992) ed a corrispondere gli utili spettanti agli accomandanti. La mancata tenuta delle scritture contabili giustifica la revoca giudiziale.

Per converso, l'approvazione del bilancio spetta istituzionalmente agli accomandatari (in virtù del divieto di immistione), potendo gli accomandanti solo impugnarlo giudizialmente (Cass. n. 1240/1996).

Inoltre, sono soggetti al divieto di concorrenza soltanto gli accomandatari che, per il combinato disposto degli artt. 2315 e 2318, hanno i diritti e gli obblighi dei soci della società in nome collettivo, e non anche i soci accomandanti, salvo che per questi ultimi non sia pattiziamente previsto con una disposizione contenuta nel contratto sociale (Cass. n. 2887/1989).

Il regime della responsabilità dell'accomandatario

È applicabile alle s.a.s. l'art. 2304 che disciplina il regime della responsabilità dell'accomandatario. Pertanto, quest'ultimo godrà del beneficium excussionis previsto dalla richiamata norma.

Il socio accomandatario, al quale sia intimato precetto di pagamento di un debito della società in accomandita semplice, può proporre opposizione a norma dell'art. 615 c.p.c. per fare valere il beneficio di preventiva escussione della società non appena gli sia notificato il precetto senza dovere attendere il pignoramento (Cass. n. 15036/2005).

L'esclusione dell'accomandatario

Alle società in accomandita semplice è applicabile, in virtù del rinvio, operato dall'art. 2315, alla disciplina concernente le società in nome collettivo, ivi comprese quelle semplici la normativa di cui agli artt. 2286 e 2287, la quale prevede che, in caso di gravi inadempienze del socio, l'esclusione dello stesso è deliberata dalla maggioranza dei soci, non computandosi nel relativo numero il socio da escludere.

Tale disposizione, infatti, non presenta profili di incompatibilità, neanche nella ipotesi in cui il socio da escludere sia l'unico accomandatario, con la struttura particolare della società in accomandita semplice, caratterizzata dalla presenza di due categorie di soci, e cioè gli accomandatari, che, in quanto illimitatamente responsabili possono assumerne l'amministrazione, e gli accomandanti, che tale amministrazione non possono assumere essendo la loro responsabilità limitata alla quota conferita, essendo la descritta disciplina conciliabile con i poteri di controllo di cui il socio accomandante dispone (Cass. n. 15197/2001; Cass. n. 2735/1957; Cass., n. 8570/2009).

L'esclusione dell'unico socio accomandatario, infatti, non è causa di scioglimento della società, determinandosi questo solo a seguito della mancata sostituzione entro sei mesi, termine entro il quale la società dovrà essere gestita da un amministratore provvisorio.

Bibliografia

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