Codice Civile art. 2341 ter - Pubblicità dei patti parasociali 1 .

Guido Romano
aggiornato da Rossella Pezzella

Pubblicità dei patti parasociali 1.

[I]. Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio o con azioni negoziate in sistemi multilaterali di negoziazione  i patti parasociali devono essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni assemblea. La dichiarazione deve essere trascritta nel verbale e questo deve essere depositato presso l'ufficio del registro delle imprese2.

[II]. In caso di mancanza della dichiarazione prevista dal comma precedente i possessori delle azioni cui si riferisce il patto parasociale non possono esercitare il diritto di voto e le deliberazioni assembleari adottate con il loro voto determinante sono impugnabili a norma dell'articolo 2377.

 

[1] Articolo inserito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6

[2] Comma modificato dall'art. 4, comma 3 lett. b) l. 5 marzo 2024, n. 21 che ha aggiunto le parole «o con azioni negoziate in sistemi multilaterali di negoziazione».

Inquadramento

Malgrado la rubrica della norma si riferisca genericamente alla pubblicità dei patti parasociali, la disciplina ivi prevista risponde ad una logica prevalentemente endosocietaria (Macrì, 123). Non è, infatti, prevista la pubblicità dei patti mediante mezzi che ne garantiscano la generale conoscibilità, anche da parte dei terzi (Rescio-Speranzin, 742), ma esclusivamente una serie di adempimenti volti a portare a conoscenza dei patti parasociali sottoscritti dai soci la società e, solo indirettamente ed in seconda battuta, i terzi. I terzi estranei alla società potranno, infatti, conoscere l'esistenza dei patti parasociali, attraverso il deposito presso il registro delle imprese del verbale assembleare in cui è stata trascritta la dichiarazione del patto, soltanto successivamente all'assemblea su cui i sindacati hanno eventualmente inciso (Macrì, 123).

L'ambito soggettivo ed oggettivo di applicazione della norma

Sotto il profilo soggettivo, la norma è applicabile alle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio. Tuttavia, posto che l'art. 122 d.lg. n. 58/1998 rende inapplicabile la disposizione in commento alle società con azioni quotate su mercati regolamentati, l'ambito di applicazione dell'art. 2341-ter è circoscritto alle società con azioni diffuse in modo rilevante di cui all'art. 2-bis del Regolamento Emittenti Consob, delib. n. 11971/1999(Rescio-Speranzin, 743; Donativi, 183).

L'art. 4, comma 3, lett. b), della l. 5 marzo 2024 n. 21, modificando l'art. 2341-ter, comma 1 c.c., ha esteso gli obblighi pubblicitari in tema di patti parasociali alle società con azioni negoziate in sistemi multilaterali di negoziazione.

Sotto il profilo oggettivo, la maggioranza degli autori ritiene che sono sottoposti al regime pubblicitario previsto dall'art. 2341-ter  le medesime categorie di patti parasociali disciplinate dall'art. 2341-bis,  in assenza di qualsiasi elemento idoneo a giustificare un cambiamento di fattispecie tra le due norme (Rescio Speranzin, 744; Donativi, 157; Fiorio, 153; Libertini, 493; Macrì, 69, Picciau, 363, contra, Chionna, 136 secondo il quale la norma sarebbe applicabile a tutti i patti parasociali).

Il contenuto degli adempimenti pubblicitari

La norma prevede, in primo luogo, che i patti parasociali devono essere comunicati alla società. Sulla base della considerazione che l'adempimento è finalizzato ad informare i soci non aderenti al patto su come le dinamiche societarie possano essere influenzate da accordi parasociali (Brancadoro, 39), si ritiene che oggetto della comunicazione debba essere l'intero patto (Fiorio, 156; Libertini, 494; Picciau, 366) di cui una copia ovvero, comunque, un estratto (Brancadoro, 39, Rescio-Speranzin, 476) deve essere consegnata alla società. Non è, dunque, sufficiente una mera comunicazione concernente l'esistenza del patto. La comunicazione deve avvenire anche nel caso in cui vengano a mutare elementi essenziali del patto (Donativi, 191).

I patti parasociali devono essere, poi, dichiarati in apertura di ogni assemblea. Anche in questo caso, la norma non precisa se la dichiarazione debba riguardare l'esistenza del patto o il suo contenuto. Sebbene alcuni autori siano favorevoli ad una indicazione sommaria del patto (Santoni, 97, nt. 65; Libertini, 494), altri ritengono che venga data, sebbene non sempre tramite integrale lettura, una informazione sufficientemente specifica del contenuto del patto (Rescio-Speranzin, 750,  secondo i quali l'indicazione può essere sintetica se una copia del patto viene messa a disposizione degli intervenuti in assemblea ed allegata al verbale ai fini della conoscibilità dei terzi; Donativi, 194; Picciau, 375; Brancadoro, 40).

La dichiarazione deve essere trascritta nel verbale e questo deve essere depositato presso l'ufficio del registro delle imprese. La trascrizione nel verbale è compito demandato alla responsabilità del segretario verbalizzante eventualmente in solido con il presidente dell'assemblea (Donativi, 203).  Il deposito presso il registro delle imprese assolve a meri effetti pubblicitari (Donativi, 206; Rescio-Speranzin, 751): esso infatti consente la conoscibilità della dichiarazione contenuta nel verbale ovvero dell'intero patto se allegato a quest'ultimo. Si ritiene che il deposito possa essere eseguito per estratto (Donativi, 206; Picciau, 379).

In materia di patti parasociali, il socio non aderente riceve tutela solo ex artt. 2341-bis  e 2377, tale che in ipotesi di inutile decorso del termine di decadenza ivi previsto, deve affermarsi il difetto di interesse ad agire dello stesso. Unica conseguenza della violazione dell'art. 2341-ter  è l'impugnazione ex art. 2377 In ogni caso l'art. 2341-ter  (per le società non quotate) impone la sola dichiarazione in apertura di assemblea e non la comunicazione ai soci del contenuto, quindi neppure il diritto del socio di ottenerne copia (App. Bologna, 22 luglio 2014).

Le sanzioni

Il comma 2 dell'art. 2341-bis  prevede che, in caso di mancanza della dichiarazione prevista dal comma precedente, i possessori delle azioni cui si riferisce il patto parasociale non possono esercitare il diritto di voto e le deliberazioni assembleari adottate con il loro voto determinante sono impugnabili a norma dell'articolo 2377.

La norma non prende in considerazione il mancato assolvimento dell'obbligo di comunicazione del patto (ove poi tale patto venga comunque dichiarato in apertura dell'assemblea). Secondo una parte della dottrina, tuttavia, essendo la successiva dichiarazione un adempimento confermativo ed accessorio rispetto all'obbligo principale costituito dalla comunicazione del patto, anche in caso di inadempimento a tale ultimo obbligo scatterebbero le sanzioni previste dal secondo comma in commento (Libertini, 495; Brancadoro, 41; Fiorio, 83; contra Macrì, secondo cui l'inadempimento comporterebbe una responsabilità, ai sensi dell'art. 2043, per la lesione del diritto altrui ad una corretta informazione).

Secondo la norma, i possessori delle azioni cui si riferisce il patto non possono esercitare il diritto di voto. Il divieto, dunque, colpisce tutti gli azionisti di una società che sono parti del patto.

La sanzione prevista dalla norma per il caso di esercizio del diritto di voto in contrasto con l'art. 2341-ter è l'invalidità della deliberazione presa col voto determinante dei partecipanti al patto non dichiarato.

Bibliografia

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