Codice Civile art. 2357 - Acquisto delle proprie azioni (1).Acquisto delle proprie azioni (1). [I]. La società non può acquistare azioni proprie se non nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio regolarmente approvato. Possono essere acquistate soltanto azioni interamente liberate. [II]. L'acquisto deve essere autorizzato dall'assemblea, la quale ne fissa le modalità, indicando in particolare il numero massimo di azioni da acquistare, la durata, non superiore ai diciotto mesi, per la quale l'autorizzazione è accordata, il corrispettivo minimo ed il corrispettivo massimo. [III]. Il valore nominale delle azioni acquistate a norma del primo e secondo comma dalle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio non può eccedere la quinta parte del capitale sociale, tenendosi conto a tal fine anche delle azioni possedute da società controllate (2). [IV]. Le azioni acquistate in violazione dei commi precedenti debbono essere alienate secondo modalità da determinarsi dall'assemblea, entro un anno dal loro acquisto. In mancanza, deve procedersi senza indugio al loro annullamento e alla corrispondente riduzione del capitale. Qualora l'assemblea non provveda, gli amministratori e i sindaci devono chiedere che la riduzione sia disposta dal tribunale secondo il procedimento previsto dall'articolo 2446, secondo comma. [V]. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli acquisti fatti per tramite di società fiduciaria o per interposta persona. (1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6. (2) Comma sostituito dall'art. 7, comma 3 sexies, del d.l. 10 febbraio 2009, n. 5, conv. con modif. dalla l. 9 aprile 2009, n. 33. Il testo precedente, recitava: «Il valore nominale delle azioni acquistate a norma del primo e secondo comma dalle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio non può eccedere la decima parte del capitale sociale, tenendosi conto a tale fine anche delle azioni possedute da società controllate». Precedentemente lo stesso comma era stato sostituito dall'art. 1, comma 3, del d.lg. 4 agosto 2008, n. 142. Il testo anteriore a questa modifica, recitava: «In nessun caso il valore nominale delle azioni acquistate a norma dei commi precedenti può eccedere la decima parte del capitale sociale, tenendosi conto a tal fine anche delle azioni possedute da società controllate». InquadramentoLa circostanza che la partecipazione azionaria sia incorporata in titoli di credito rende possibile il compimento da parte della società di operazioni aventi ad oggetto le proprie azioni e, segnatamente, la sottoscrizione e la compravendita (Campobasso 244). Tuttavia, si tratta di operazione pericolose sotto più profili: 1) per l'integrità del capitale sociale perché l'acquisto darebbe vita ad una restituzione surrettizia di capitale ai soci (Frè, Sbisà, 368); 2) per il corretto funzionamento della società in quanto gli amministratori e, attraverso essi, la maggioranza azionaria, disporrebbe, a spese del patrimonio sociale, di una massa di diritti di voto; 3) per il mercato dei titoli perché si consentirebbero manovre speculative dirette ad alterare le quotazioni delle azioni (Campobasso 247). Tuttavia, poiché l'acquisto di azioni proprie potrebbe in alcuni casi giovare alla società, l'ordinamento consente, a determinate condizioni ed entro certi limiti, l'operazione. I limiti di ammissibilitàLa società può procedere all'acquisto di azioni proprie purché: 1) le somme impiegate per l'acquisto non eccedano l'ammontare degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato; 2) si tratti di azioni interamente liberate; 3) l'acquisto venga autorizzato dall'assemblea che ne fissa le modalità, indicando in particolare il numero massimo di azioni da acquistare, la durata, non superiore ai diciotto mesi, per la quale l'autorizzazione è accordata, il corrispettivo minimo ed il corrispettivo massimo; 4) per le sole società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, il valore nominale non superi complessivamente il 10% del capitale sociale. Conseguenze dell'acquisto di azioni proprie in violazione del divietoIl legislatore non ha sanzionato con la nullità l'atto di acquisto intervenuto in assenza delle condizioni che, dunque, resta valido. La società, però, deve procedere ad alienare le azioni così acquistate, secondo modalità da determinarsi dall'assemblea, entro un anno dal loro acquisto; in mancanza, deve procedere senza indugio al loro annullamento e alla corrispondente riduzione del capitale. Inoltre, in caso di inerzia dell'assemblea, la riduzione dovrà essere disposta dal tribunale su istanza degli amministratori e dei sindaci. In caso di violazione dei limiti quantitativi, la dottrina ritiene che l'alienazione debba avere ad oggetto non già tutte le azioni acquistate, ma solo quelle il cui acquisto ecceda il limite medesimo (Ferrara-Corsi, 425). Si ritiene che l'assemblea possa comunque ratificare l'acquisto già intervenuto (Bione in Tr. C. P., 358; Partesotti, in Tr. C. P., 390; Campobasso, 248, nt. 118; contra, Menghi, 2340). Conforme su tale ultimo punto la giurisprudenza (Trib. Milano, 23 aprile 1990, in Giur. it., 1990, I, 669) BibliografiaAbriani, in Comm. 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