Codice Civile art. 2359 - Società controllate e società collegate (1).Società controllate e società collegate (1). [I]. Sono considerate società controllate: 1) le società in cui un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2) le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria; 3) le società che sono sotto influenza dominante di un'altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali con essa. [II]. Ai fini dell'applicazione dei numeri 1) e 2) del primo comma si computano anche i voti spettanti a società controllate, a società fiduciarie e a persona interposta: non si computano i voti spettanti per conto di terzi. [III]. Sono considerate collegate le società sulle quali un'altra società esercita un'influenza notevole. L'influenza si presume quando nell'assemblea ordinaria può essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo se la società ha azioni quotate in mercati regolamentati (2). (1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6. (2) Le parole «in mercati regolamentati» sono state sostituite alle parole «in borsa» dall'art. 8 d.lg. 28 dicembre 2004, n. 310. InquadramentoL'articolo in commento distingue le ipotesi di controllo e di collegamento a seconda dell'intensità del legame rinvenibile tra le società. La norma si riferisce, infatti, soltanto a rapporti tra società, ancorché da tempo, si afferma la possibilità che la holding sia una persona fisica. In ipotesi di holding di tipo personale, cioè di persona fisica che sia a capo di più società di capitali in veste di titolare di quote o partecipazioni azionarie e svolga professionalmente, con stabile organizzazione, l'indirizzo, il controllo e il coordinamento delle società medesime (non limitandosi così al mero esercizio dei poteri inerenti alla qualità di socio), la configurabilità di un'autonoma impresa, come tale assoggettabile a fallimento, postula che la suddetta attività, sia essa di sola gestione del gruppo (cosiddetta holding pura), ovvero anche di natura ausiliaria o finanziaria (cosiddetta holding operativa), si esplichi in atti, anche negoziali, posti in essere in nome proprio, quindi fonte di responsabilità diretta del loro autore, e presenti altresì obiettiva attitudine a perseguire utili risultati economici, per il gruppo o le sue componenti, causalmente ricollegabili all'attività medesima (Cass., 9 agosto 2002, n. 12113). Le società controllateÈ controllata la società che si trova sotto l'influenza dominante di altra società (detta controllante) che è perciò in grado di influenzarne l'attività nel senso da essa voluto (Campobasso 292). Il concetto di influenza dominante rappresenta l'essenza di ogni ipotesi di controllo, compreso il controllo interno di diritto (Notari Bertone, 668). L'articolo in commento prevede tre ipotesi di controllo. La prima ipotesi si verifica quando una società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria di altra società (n. 1). Questa ipotesi si definisce di controllo interno di diritto: si ritiene che deve tenersi conto di tutte le azioni che attribuiscono il diritto di voto almeno con riferimento alla nomina alle cariche sociali (Lamandini 405, Notari, Bertone, 710), non dovendosi riguardare solo le azioni di cui la società è titolare, ma anche quelle in relazione alle quali la medesima dispone del diritto di voto, ad esempio, le azioni gravate da pegno (Ferrara Corsi, 777). Non devono essere conteggiate le azioni di risparmio e le azioni prive del diritto di voto nell'assemblea ordinaria (Campobasso 293, n. 7). La seconda ipotesi prevista dalla norma si verifica quando una società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria (controllo interno di fatto). Anche in tal caso il controllo si fonda sempre sulla partecipazione al capitale, partecipazione che è di per sé minoritaria, ma che consente ugualmente di determinare le deliberazioni dell'assemblea ordinaria per la polverizzazione dei possessi azionari o per l'assenteismo degli azionisti (Campobasso 293). Tale tipo di controllo presuppone la stabilità dell'influenza dominante (Frè, Sbisà, 474) non potendo essere occasionale e deve essere verificato in concreto (Guizzi 243), sulla base del potenziale esercizio dell'influenza e non del suo concreto esercizio (Lamandini 397, contra, Notari, Bertone, 705). La potenzialità del controllo distingue l'ipotesi in argomento dalla nozione di direzione e coordinamento (art. 2497) dove è necessario l'effettivo esercizio dei poteri di conduzione e direzione delle società dominate (Notari Bertone, 701). La terza ipotesi fa riferimento alle società che sono sotto l'influenza dominante di altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali che pongono la prima in una situazione di oggettiva dipendenza economica rispetto all'altra, in quanto dal perdurare del rapporto contrattuale dipende essenzialmente la potenzialità imprenditoriale della società controllata (Campobasso ivi, Ferrara, Corsi, 777). Si tratta di un controllo esterno. La configurabilità del controllo esterno di una società su di un'altra postula la esistenza di determinati rapporti contrattuali la cui costituzione ed il cui perdurare rappresentino la condizione di esistenza e di sopravvivenza della capacità di impresa della società controllata. L'accertamento della esistenza di tali rapporti, come della esistenza di comportamenti nei quali possa ravvisarsi un abuso della posizione di controllo tale da convertire una situazione di per sé non illecita nel contesto della vigente disciplina codicistica in una condotta illecita causativa di danno risarcibile, costituisce indagine di fatto, rimessa, come tale, all'apprezzamento del giudice di merito e sindacabile in sede di legittimità solo per aspetti di contraddizione interna all'iter logico formale della decisione, ovvero per omissione di esame di elementi determinanti per la decisione stessa (Cass. n. 12094/2001). Benché la reiterazione di rapporti negoziali aventi il medesimo oggetto (fornitura di beni o di servizi) sia sintomatica di una posizione contrattuale forte di una società rispetto a un'altra, ciò non è di per sé sufficiente per enucleare la fattispecie di controllo esterno in quanto la legge richiede che i rapporti contrattuali che generano quel controllo siano “particolari” e che dunque, sulla base di essi, la società controllata non possa autonomamente determinare le proprie scelte strategiche in ordine allo svolgimento della propria attività imprenditoriale. L'atteggiarsi dei rapporti negoziali, per integrare la fattispecie del controllo esterno, deve generare la traslazione all'esterno della società del potere di direzione dell'attività sociale, ma ciò non si verifica sulla base della sola reiterazione nel tempo di più ordini (Trib. Roma, 13 giugno 2016). Le società collegateCon l'espressione «collegamento» societario viene data rilevanza ai casi in cui una società è in grado di esercitare una «influenza notevole» sulla partecipata. Come è stato efficacemente affermato, in tali casi la partecipazione è di entità tale da non essere sufficiente per determinare in positivo le strategie della partecipata, ma è comunque tale da rendere irrealistico che l'attività sociale possa essere indirizzata dagli altri soci ignorando sistematicamente le posizioni espresse dal detentore di quest'ultima (Guizzi 343). Si considerano collegate le società sulle quali un'altra società esercita un'influenza notevole; tale situazione — che la norma considera presunta ove nell'assemblea ordinaria possa essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo, se si tratta di società quotate in borsa — può sussistere anche in presenza di società a ristretta base azionaria e familiare, in virtù del vincolo di complicità che — secondo l'id quod plerumque accidit — connota i rapporti dei parenti di primo e secondo grado, facendone derivare intese dirette a realizzare finalità comuni (Cass. n. 7554/2011). BibliografiaAbriani, in Comm. Cottino, Bonfante, Cagnasso, Montalenti, Bologna, 2004; Abriani, Azioni a voto plurimo e maggiorazione del diritto di voto degli azionisti fedeli: nuovi scenari e inediti problemi interpretativi, in Giustiziacivile.com, 29 settembre 2014; Angelillis, Vitali, sub art. 2351, in Comm. Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2008; Autuori, sub art. 2361, in Comm. 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