Codice Civile art. 2370 - Diritto d'intervento all'assemblea ed esercizio del voto 1 2 3 .[I]. Possono intervenire all'assemblea coloro ai quali spetta il diritto di voto. [II]. Lo statuto delle società le cui azioni non sono ammesse alla gestione accentrata, può richiedere il preventivo deposito delle azioni presso la sede sociale o presso le banche indicate nell'avviso di convocazione, fissando il termine entro il quale debbono essere depositate ed eventualmente prevedendo che non possano essere ritirate prima che l'assemblea abbia avuto luogo. Qualora le azioni emesse dalle società indicate al primo periodo siano diffuse fra il pubblico in misura rilevante il termine non può essere superiore a due giorni non festivi. [III]. Se le azioni sono nominative, le società di cui al secondo comma provvedono all'iscrizione nel libro dei soci di coloro che hanno partecipato all'assemblea o che hanno effettuato il deposito. [IV]. Lo statuto può consentire l'intervento all'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione ovvero l'espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica. Chi esprime il voto per corrispondenza o in via elettronica si considera intervenuto all'assemblea. [V]. Resta fermo quanto previsto dalle leggi speciali in materia di legittimazione all'intervento e all'esercizio del diritto di voto nell'assemblea nonché in materia di aggiornamento del libro soci nelle società con azioni ammesse alla gestione accentrata.
[1] Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l'intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6. [2] Articolo sostituito dall'art. 1, comma 5, del d.lg. 27 gennaio 2010 n. 27. Il testo precedente recitava: «Possono intervenire all'assemblea gli azionisti cui spetta il diritto di voto. - Lo statuto può richiedere il preventivo deposito delle azioni o della relativa certificazione presso la sede sociale o le banche indicate nell'avviso di convocazione, fissando il termine entro il quale debbono essere depositate ed eventualmente prevedendo che non possano essere ritirate prima che l'assemblea abbia avuto luogo. Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio il termine non può essere superiore a due giorni non festivi e, nei casi previsti dai commi sesto e settimo dell'articolo 2354, il deposito è sostituito da una comunicazione dell'intermediario che tiene i relativi conti. - Se le azioni sono nominative, la società provvede all'iscrizione nel libro dei soci di coloro che hanno partecipato all'assemblea o che hanno effettuato il deposito, ovvero che risultino dalla comunicazione dell'intermediario di cui al comma precedente. - Lo statuto può consentire l'intervento all'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione o l'espressione del voto per corrispondenza. Chi esprime il voto per corrispondenza si considera intervenuto all'assemblea». [3] Con riferimento alle misure connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, v. art. 106, comma 1, 7, d.l. 17 marzo 2020, n. 18, conv., con modif., in l. 24 aprile 2020, n. 27. InquadramentoL'articolo in commento disciplina il diritto di intervento all'assemblea e l'esercizio del diritto di voto. In via generale, l'assemblea si basa sul sistema collegiale che presuppone l'unità di tempo e di luogo dello svolgimento dei lavori volto ad una migliore elaborazione e maturazione delle decisioni sociali, a tutela non solo dei soci, ma anche dei terzi e dei creditori. Il metodo collegiale, favorendo l'emersione degli interessi in campo e lo scambio di informazioni, favorisce una più accorta valutazione delle scelte da compere (Grippo 1 ss). Oltre agli azionisti titolari del diritto di voto, hanno il diritto-dovere di assistere all'assemblea i sindaci (art. 2405), i consiglieri di sorveglianza (art. 2409 terdecies), i membri del comitato di controllo sulla gestione (art. 2409-octiesdecies). Il medesimo potere-dovere spetta e grava sugli amministratori (Grippo-Bolognesi, in Tr. Res., 2011, 87). Hanno facoltà di assistere all'assemblea il rappresentante comune degli obbligazionisti (art. 2418), quello dei titolari di strumenti finanziari di partecipazione a uno specifico affare (art. 2447-octies) e, infine, il rappresentante comune degli azionisti di risparmio (art. 147 d.lgs. n. 58/1998 - T.U.F.). Il diritto di intervento ed il collegamento con il diritto di votoIl comma 1 dell'articolo in commento ricollega il diritto di intervento al diritto di voto. Una parte della dottrina esclude il diritto di intervento per i soci che siano, non solo istituzionalmente, ma anche occasionalmente privi del diritto di voto (Montagnani 496, Ferrara-Corsi, 544). Altra parte della dottrina, tuttavia, ricollega la possibilità di intervenire alla semplice titolarità del diritto di voto, a prescindere da eventuali divieti di esercizio in quella determinata assemblea: così avranno diritto di intervento i titolari delle azioni per le quali il diritto di voto non sia strutturalmente inibito, ma solo occasionalmente sospeso, come confermato dal disposto dell'art. 2368 il quale include, nel computo del quorum costitutivo, le azioni per le quali non possa occasionalmente essere esercitato il diritto di voto (Grippo-Bolognesi, in Tr. Res., 2011, 85; Rescio, par. 13). In caso di pegno o usufrutto delle azioni o il diritto di intervento, al pari del diritto di voto, spetta unicamente al creditore pignoratizio, all'usufruttuario salvo che non risulti convenzione contraria. In caso di sequestro giudiziale, i diritti in argomento spettano al custode. La legittimazione in via esclusiva del custode giudiziario, nell'ipotesi di azioni sottoposte a sequestro penale preventivo, ad intervenire e votare in assemblea, nonché ad impugnare le deliberazioni assembleari, non contrasta con gli art. 24 e 111 Cost., nonché con gli art. 6 e 17 Cedu e con l'art. 11-107 del Trattato che adotta la Costituzione europea, oltre che con il preambolo della carta dei diritti dell'Unione (Cass. n. 21858/2005; Cass., n. 13169/2005). Per quanto riguarda il diritto di partecipazione del socio recedente, la risoluzione della questione dipende dall'individuazione del momento in cui questi perde la qualità di socio (si rinvia, pertanto, al commento dell'art. 2437-bis). In caso di comproprietà di azioni, il diritto di intervento in assemblea e di voto competono esclusivamente al rappresentante comune (Trib. Verona, 1 marzo 1990, Soc., 1990, 1085) al quale spetta, peraltro, in via esclusiva, il diritto di impugnare la deliberazione (Cass. n. 15962/2007). È legittimato a partecipare all'assemblea colui che giustifichi il suo diritto (in base all'iscrizione nel libro soci ovvero mediante esibizione del titolo) non potendosi compiere accertamenti volti a certificare la sostanziale validità dei negozi di trasferimento dei diritti sulle azioni, fra acquirente e originario titolare (App. Milano, 27 settembre 1983, Giust. civ., 1984, I, 1273). Il deposito delle azioniA seguito della riforma del diritto societario, non è più necessario procedere al deposito delle azioni per essere legittimati ad intervenire in assemblea, essendo sufficiente che il socio si dimostri possessore delle azioni sulla base di una serie continua di girate. Tuttavia, lo statuto delle società le cui azioni non sono ammesse alla gestione accentrata, può richiedere il preventivo deposito delle azioni, ma in tal caso dovrà disciplinare: 1) il luogo di deposito e, cioè, se esso vada eseguito presso la sede sociale ovvero presso le banche indicate nell'avviso di convocazione; 2) i termini e, quindi, la data entro il quale il deposito deve intervenire (termine che non può essere superiore a due giorni non festivi anteriori all'assemblea ove so tratto di azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante); 3) se sia possibile il ritiro delle azioni prima che l'assemblea abbia luogo (deposito bloccato o meno, sul punto, Lener, 2006, 1589). Sebbene emessa in relazione ad un caso soggetto alla vecchia disciplina, più di recente, la Suprema corte ha avuto modo di affermare che l'omesso preventivo deposito delle azioni da parte dei soci intervenuti in assemblea non costituisce causa di annullabilità della delibera, salvo che non venga fornita la prova della partecipazione all'adunanza di soggetti estranei alla compagine sociale (Cass. n. 16393/2007). Tali principi sembrano oggi applicabili anche in relazione alla disciplina oggi vigente per il caso in cui lo statuto preveda l'obbligo di deposito delle azioni. Il diritto di informazioneIn sede di assemblea i soci intervenuti hanno non solo il diritto di esprimere la propria opinione sugli argomenti all'ordine del giorno, ma anche di richiedere informazioni e chiarimenti tanto sulle materie oggetto di deliberazione quanto sull'andamento della gestione sociale, e ciò vale anche in sede di assemblea di approvazione del bilancio (Cass. S.U., n. 27/2000, nonché Cass. n. 2001/2004; Trib. Milano, 25 febbraio 2002, Giur. it., 2002, 1215; Trib. Milano, 22 giugno 2001, Giur. it., 2002, 1898). Peraltro, nel valutare la legittimità della pretesa del socio all'informazione e simmetricamente quella del rifiuto della società è determinante riferirsi all'obbligo di esecuzione del contratto secondo canoni di buona fede (App. Milano, 31 gennaio 2003, Giur. comm., 2003, II, 612). È annullabile (e non nulla) la delibera assunta in violazione del diritto di ciascun socio di intervenire nella discussione esprimendo, in contraddittorio con gli altri, la propria opinione, a meno che non venga provato l'intento ostruzionistico (Trib. Modena, 24 febbraio 2012, Banca borsa tit. cred. 2013). L'intervento tramite mezzi di telecomunicazione ed il voto per corrispondenzaIl quarto comma dell'articolo in commento prevede che lo statuto possa consentire l'intervento all'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione ovvero l'espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica con la precisazione che chi esprime il voto per corrispondenza o in via elettronica si considera intervenuto all'assemblea. I due metodi ora descritti appaiono diversi tra loro in quanto, mentre uso del mezzo telematico consente una certa interazione tra il socio collegato a distanza ed il luogo fisico ove l'assemblea si svolge, il voto per corrispondenza impedisce e prescinde da ogni forma di contatto, anche telematico (Lener 2006, 1593, Fiorio, 549 secondo cui la partecipazione a mezzo di sistemi di telecomunicazione non incide sul principio di collegialità, in quanto all'unità fisica di luogo è sostituita l'unità virtuale mentre non è scalfita l'unità di tempo). Sebbene ciascuno con la propria peculiarità, entrambi i sistemi importano alcune deroghe al principio del metodo collegiale e, quindi, una rottura della dialettica assembleare tradizionalmente intesa (Grippo Bolognesi, in Tr. Res., 2011, 92). L'articolo 106 del Decreto Legge 17 marzo 2020 n. 18, convertito in Legge 24 aprile 2020 n. 27, durante l'emergenza pandemica, aveva previsto che: “Con l'avviso di convocazione delle assemblee ordinarie e straordinarie le società per azioni, le società in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società cooperative e le mutue assicuratrici possono prevedere, anche in deroga alle diverse disposizioni statutarie, l'espressione del voto in via elettronica o per corrispondenza e l'intervento all'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione; le predette società possono altresì prevedere che l'assemblea si svolga, anche esclusivamente, mediante mezzi di telecomunicazione che garantiscano l'identificazione dei partecipanti e l'esercizio del diritto di voto, ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 2370, quarto comma, 2479-bis, quarto comma, e 2538, sesto comma, del codice civile, senza in ogni caso la necessità che si trovino nel medesimo luogo, ove previsti, il presidente, il segretario o il notaio”. Il termine per l'utilizzo di tali procedure semplificate per lo svolgimento delle assemblee, previsto dall'art. 106, comma 7, del d.l. n. 18/2020, è stato d prorogato al 31 dicembre 2024 in forza dell'art. 11, comma 2, l. n. 21/2024 e, da ultimo, al 31 dicembre 2025 (art. 3, comma 14-sexies, l. n. 15/2025). L'esercizio del diritto di votoSi ritiene che la clausola statutaria che preveda il voto segreto sia nulla per contrasto con norme imperative (Bertolotti 223 e la dottrina ivi menzionata). Si evidenzia, in particolare, che la segretezza del voto si pone in insanabile contrasto con il disposto di cui all'art. 2375 il quale impone che dal verbale risulti l'identificazione non solo dei votanti, ma anche quella dei soci favorevoli, contrari o astenuti (Guerrera 124). Sulla stessa posizione la giurisprudenza (App. Milano 11 agosto, 2000, Giur. it., 2001, 1906; Trib. Ferrara 25 luglio 2002, Soc., 2003, 869; Trib. Vibo Valentia 23 agosto 1996, Soc., 1997, 428). Le modalità di espressione del voto sono decise dal presidente dell'assemblea: ad es., può essere disposta la votazione per alzata di mano (Trib. Varese, 1 marzo 1999, Soc., 1999, 864). La proclamazione segna il termine dell'iter procedimentale della deliberazione assembleare, relativamente ad ogni singola proposta su cui i soci sono chiamati ad esprimersi, onde non è consentito, nel corso della medesima assemblea, procedere ad una seconda votazione sulla stessa proposta, salvo che in presenza di specifici e accertati vizi della precedente votazione, che ne legittimano la rinnovazione, ma sempre che nel verbale ne sia dato puntualmente atto (Cass. n. 9909/2007). L'espressione del dissenso (che legittima all'impugnazione della deliberazione) può essere manifestata in qualunque modo in assemblea senza necessità dì dichiarazioni formali e predeterminate e senza, peraltro, che rilevi la motivazione di tale dissenso (Cass. n. 21816/2006; Cass. n. 14554/2008). 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