Codice Civile art. 2401 - Sostituzione (1).Sostituzione (1). [I]. In caso di morte, di rinunzia o di decadenza di un sindaco, subentrano i supplenti in ordine di età, nel rispetto dell'articolo 2397, secondo comma. I nuovi sindaci restano in carica fino alla prossima assemblea, la quale deve provvedere alla nomina dei sindaci effettivi e supplenti necessari per l'integrazione del collegio, nel rispetto dell'articolo 2397, secondo comma. I nuovi nominati scadono insieme con quelli in carica. [II]. In caso di sostituzione del presidente, la presidenza è assunta fino alla prossima assemblea dal sindaco più anziano. [III]. Se con i sindaci supplenti non si completa il collegio sindacale, deve essere convocata l'assemblea perché provveda all'integrazione del collegio medesimo. (1) V. nota al Capo V. InquadramentoL'articolo in commento mira a garantire la completezza e la continuità nell'esercizio dei poteri e dei doveri da parte del collegio sindacale. La completezza e la continuità dell'organo di controllo si attuano attraverso due passaggi, il primo costituito dall'automatico subentro del supplente al sindaco rinunziante, decaduto o deceduto ed il secondo dal necessario intervento dell'assemblea qualora non sia possibile la ricostituzione dell'organo. Il subingresso dei supplenti è immediato e non necessita di alcuna accettazione, già manifestata all'atto di nomina (Franzoni in Comm. S. B., 2015, 119). In caso di mancata ricostituzione da parte dell'assemblea, si verificano una causa di scioglimento della società ai sensi del n. 3 dell'art. 2484. La decadenza del sindaco opera in modo automatico, non essendo previsto al riguardo un procedimento accertativo e deponendo l'art. 2401 a favore dell'immediato subentro del sindaco supplente (Cass. n. 11554/2008). Le dimissioni dei sindaci ed il problema della prorogatioLe dimissioni dei sindaci possono essere rassegnate in qualsiasi tempo. È stato, però, osservato che, qualora intervenissero senza giusta causa, esse esporrebbero il sindaco al risarcimento per i danni patiti dalla società (Cavalli 44, Benatti, 1179; Tedeschi, in Comm. S., 1992, 75). Le dimissioni poi costituiscono una dichiarazione unilaterale recettizia destinata agli amministratori, non revocabile né suscettibile di essere respinta (Benatti ibidem) né surrogabile con un tacito comportamento. Non vi è necessità, per la loro operatività, che le dimissioni siano accettate dall'assemblea o dagli amministratori. Assai dibattuta è la questione concernente il momento in cui le dimissioni divengono efficaci. Il problema si pone, in particolare, allorquando non è possibile, attraverso il subentro dei sindaci, garantire la completezza e, dunque, la funzionalità dell'organo. Mentre l'art. 2400 comma 1 prevede la prorogatio con riferimento all'ipotesi di cessazione dell'intero collegio, nessuna norma contiene una previsione simile per le dimissioni del singolo. Ciò posto, secondo alcuni, la mancanza di una espressa previsione di legge è sintomo della volontà del legislatore di non volere applicare l'istituto della prorogatio all'ipotesi di rinunzia da parte di un singolo sindaco: a tal fine, si pone a raffronto la disciplina in commento con l'art. 2385 con riferimento agli amministratori (Trib. Bari, 2 febbraio 2013; Trib. Milano, 2 agosto 2010). Ebbene, la mancanza di una norma espressa non è però decisiva, essendo possibile, attraverso una interpretazione sistematica delle diverse norme, giungere ad una conclusione diversa. Nel vigore della disciplina anteriore alla riforma societaria, la giurisprudenza era ferma nell'affermare che in tanto la rinunzia di un sindaco all'incarico poteva avere effetto immediato in quanto fosse possibile l'automatica sostituzione dello stesso con un sindaco supplente (in questo senso, Cass. n. 5928/1986; il principio è stato poi ribadito, in motivazione e senza ulteriori approfondimenti, da Cass. n. 9419/2005). Oggi, l'art. 2400 comma 1 contiene in sé l'istituto della prorogatio, onde consentire al collegio dei sindaci di essere sempre costituito e operare nel pieno delle proprie facoltà senza alcuna soluzione di continuità. L'efficacia delle dimissioni di un componente del collegio sindacale non consegue immediatamente a tale atto, ma è operativa, ai sensi dell'art. 2401, con la comunicazione al sindaco supplente del suo subingresso nella carica, tale essendo la regola in ragione del trasferimento degli obblighi, implicato dalle dimissioni stesse (Cass. n. 6788/2012 e da ultimo Cass., n. 9416/2017 secondo la quale il curatore della società fallita ha azione, ex art. 2394, contro gli amministratori e i sindaci, anche qualora questi ultimi si siano dimessi: deve ritenersi, infatti, che la rinuncia alla carica non possa avere effetti immediati, ipotizzabili solo quando sia possibile l’automatica sostituzione dei dimissionari con un sindaco supplente. Se non è possibile il subentro dei supplenti, deve applicarsi analogicamente la disciplina della prorogatio prevista per gli amministratori dall’art. 2385: ciò in ragione di un’esigenza di continuità dell’organo di controllo). In tal senso una parte della giurisprudenza dei giudici del registro delle imprese in tema di iscrivibilità delle dimissioni (Giud. Registro Roma, decr. 28 luglio 2014). Qualora si ritenga fondato questo orientamento, le dimissioni dei sindaci potranno essere iscritte nel registro delle imprese solo ove sia contestualmente iscritto il subentro dei sindaci, diversamente operando il meccanismo della prorogatio. BibliografiaAbriani N., art. 2477, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2452-2510, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Aiello M., artt. 2397 - 2407, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2379-2451, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Benatti L., Efficacia delle dimissioni dei sindaci, in Giur. comm. 2013, I, 1176; Bertolotti A., Società per azioni. Collegio sindacale. Revisori. 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