Codice Civile art. 2403 - Doveri del collegio sindacale (1).

Guido Romano

Doveri del collegio sindacale (1).

[I]. Il collegio sindacale vigila sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento.

[II]. Esercita inoltre il controllo contabile nel caso previsto dall'articolo 2409-bis, terzo comma.

(1) V. nota al Capo V.

Inquadramento

L'articolo in commento delinea l'oggetto ed il perimetro dell'attività di vigilanza e di controllo demandata al collegio sindacale.

Premesso che vigilanza e controllo si estendono a tutta l'attività di gestione della società (Trib. Roma, 8 aprile 2003) e vertono sull'operato di tutti gli organi societari, l'oggetto di tali attività deve essere individuato, da una parte, nell'osservanza della legge e dello statuto e, dall'altra, nel rispetto dei principi di corretta amministrazione con particolare riguardo all'adeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili.

Al contrario, a seguito della riforma, il collegio sindacale non ha più il controllo contabile della società che è oggi attribuito a revisore o ad una società di revisione. Tuttavia, nelle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e che non sono tenute alla redazione del bilancio consolidato, lo statuto può prevedere che il controllo contabile sia esercitato ancora dal collegio sindacale (art. 2409 bis).

Il controllo esercitato dai sindaci, poi, si articola in tre distinte fasi: la fase ispettiva volta al reperimento dei dati dell'attività di gestione degli amministratori; la fase valutativa di quei dati e la fase dinamica-comminatoria nel corso della quale il collegio assume i provvedimenti nei confronti degli atti in precedenza valutati (Domenichini 562 ss.; Franzoni, in Comm. S. B., 2015, 140 ss.).

Il dovere di vigilanza

Come detto, il controllo demandato ai sindaci comprende tanto l'osservanza della legge e dello statuto quanto il rispetto dei principi di corretta amministrazione ed in particolare l'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e del suo concreto funzionamento.

In questa prospettiva, i sindaci non possono limitarsi ad accertamenti meramente estrinseci di legalità degli atti posti in essere dagli amministratori (Tedeschi in Comm. S., 1992, 225; Aiello, 503), ma, all'opposto, non devono neppure ingerirsi nella gestione amministrativa soprapponendo la propria valutazione a quella degli amministratori con riferimento a scelte contraddistinte da discrezionalità.

Si tratta di un controllo — talvolta definito di legittimità sostanziale — sulla correttezza e sulla adeguatezza amministrativa che costituisce un tertium genus tra controllo di merito e controllo di legalità (Franzoni, in Comm. S. B., 2015, 44; Montalenti, 55). Così, al collegio è talvolta attribuito il compito di effettuare riscontri che necessitano di una valutazione sostanzialistica e non solo formale dell'atto (Domenichini, 563).

In questa prospettiva, si afferma che il controllo dei sindaci sull'operato degli amministratori si riferisce al rispetto da parte di questi ultimi sia di obblighi specificamente loro imposti dalla legge o dall'atto costitutivo sia del generale obbligo di gestione nell'interesse sociale secondo il parametro della diligenza (Cass. n. 9252/1997; Cass. n. 9252/1997; App. Milano, 14 ottobre 1994; Trib. Milano, 7 febbraio 2003).

In questa prospettiva, il richiamo al rispetto dei principi di corretta amministrazione implica che il controllo si svolga sulla diligente gestione da parte degli amministratori e quindi su tutti i profili dell'amministrazione in relazione alla specificità dimensionale e qualitativa della singola società, con il limite delle scelte di merito.

Il dovere di vigilanza è posto a tutela, oltre che dei soci, anche dei creditori sociali (Cass. n. 2350/2024).

In definitiva, quanto al contenuto dei principi di corretta amministrazione, la vigilanza sindacale deve verificare che le scelte gestorie risultino improntate ad un criterio di ragionevolezza quale definito in base ai principi dell'economia aziendale (Ambrosini in Tr. Res., 2013, 249). Ciò però non implica che i sindaci debbano controllare qualsiasi atto gestorio, come è reso evidente dalla dizione del primo comma dell'articolo in commento laddove il controllo viene riferito all'adeguatezza delle procedure aziendale (Ambrosini ibidem) e, dunque, sull'attività gestoria nel suo complesso, salvo che non emergano particolari criticità che richiedano un esame analitico di una determinata situazione o attività.

Sotto altro profilo, i sindaci devono verificare l'adeguatezza degli assetti organizzativo, amministrativo e contabile ed il loro concreto funzionamento. Si tratta di una specificazione del dovere di ordine generale e consiste nel verificare che la struttura e le procedure aziendali siano proporzionate alle dimensioni dell'impresa ed alla tipologia di attività svolta e che siano efficaci nel consentire la tempestiva trasmissione delle direttive impartite dagli organi apicali e idoneo a scongiurare errori o irregolarità (Aiello, 505).

Il controllo contabile

Come sopra accennato, il collegio sindacale è chiamato a svolgere anche la funzione di controllo contabile laddove ove sia previsto dallo statuto delle società che non sono tenute alla redazione del bilancio consolidato (art. 2409-bis che precisa che, in tal caso, il collegio sindacale è costituito da revisori legali iscritti nell'apposito registro).

Tuttavia, anche nelle società in cui il controllo contabile è affidato al revisore, rimangono, tuttavia, presenti alcuni compiti direttamente inerenti alla materia contabile (Ambrosini in Tr. Res., 2013, 254) affidati alla competenza del collegio sindacale. In particolare, il collegio sindacale: 1) deve predisporre la relazione sul bilancio (art. 2429 comma 2); 2) deve prestare il consenso per l'iscrizione nell'attivo del bilancio dei costi di impianto, ampliamento, ricerca, sviluppo e pubblicità e dell'avviamento (art. 2426 nn. 5 e 6); 3) deve esprimere il proprio parere sulla congruità del prezzo di emissione delle azioni nell'ipotesi di aumento di capitale con esclusione o limitazione del diritto di opzione (art. 2441 comma 6); 4) deve predisporre le proprie osservazioni alla relazione sulla situazione patrimoniale necessaria per la riduzione del capitale per perdite (art. 2446).

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