Codice Civile art. 2447 - Riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale 123.[I]. Se, per la perdita di oltre un terzo del capitale, questo si riduce al disotto del minimo stabilito dall'articolo 2327, gli amministratori o il consiglio di gestione e, in caso di loro inerzia, il consiglio di sorveglianza devono senza indugio convocare l'assemblea per deliberare la riduzione del capitale ed il contemporaneo aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al detto minimo, o la trasformazione della società.
[2] Con riferimento alle misure connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19, v. le disposizioni temporanee in materia di riduzione di capitale di cui all’art. 6 d.l. 8 aprile 2020, n. 23, conv., con modif., in l. 5 giugno 2020, n. 40, come sostituito dall’art. 1, comma 266, l. 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021). [3] Per la sospensione degli obblighi di cui al presente articolo vedi l'art. 8, comma 1, d.l. 24 agosto 2021, n. 118, conv. con modif., in l. 21 ottobre 2021, n. 147 InquadramentoL'articolo in commento prevede una ulteriore fattispecie di riduzione obbligatoria del capitale sociale che si caratterizza per la gravità delle perdite che intaccano il capitale sociale e, dunque, per l'indifferibilità dei provvedimenti da assumere da parte dell'assemblea. I presupposti applicativi della norma sono: 1) l'esistenza di una perdita di entità superiore ad un terzo del capitale sociale; 2) la riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale quale conseguenza della perdita (Arato, 1387, (Nobili, 334, Campobasso, 531). Anche per l'articolo in commento vengono in rilievo solo le perdite rilevanti e, precisamente, quelle superiori al terzo del capitale sociale. Deriva da una simile considerazione che la società non sarà tenuta ad assumere alcuna deliberazione nel caso in cui sussistano perdite che, pur intaccando il capitale sociale facendolo scendere al di sotto del minimo legale, non siano superiori al terzo del capitale medesimo (Nobili, 224; Cavanna, 454, nt. 143; Fico, 177). Anche in giurisprudenza si afferma che, nel caso di perdite inferiori ad un terzo del capitale sociale non sussistono gli obblighi di cui agli art. 2446 e 2447, anche qualora tali perdite intacchino il minimo legale del capitale stesso (Trib. Roma, 3 luglio 1989, in Riv. Not., 1990, 1105; Trib. Napoli, 20 maggio 1986, in Soc., 1986, 1011). La disciplina applicabileIn ragione della gravità delle perdite gli amministratori devono senza indugio convocare l'assemblea per deliberare la riduzione del capitale ed il contemporaneo aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al detto minimo, o la trasformazione della società. La fattispecie di cui alla norma in commento altro non è che una specie del genere dell'art. 2446 la cui disciplina troverà applicazione anche alla più grave ipotesi di riduzione del capitale al di sotto del minimo legale (Cass. n. 484/1969; Cass.n. 8221/2007; Trib. Pinerolo, 4 febbraio 1999, in Giur. comm., 1999, II, 401). Le scelte dell'assembleaAi sensi dell'art. 2484 comma 1 n. 4 prevede che la società per azioni si scioglie per la riduzione del capitale al disotto del minimo legale, salvo quanto è disposto dall'art. 2447. Prima della riforma del diritto societario, si riteneva che, in caso di perdita del capitale sociale (integrale ovvero rilevante ed idonea a ridurre il capitale al di sotto del minimo legale), lo scioglimento della società operasse in via automatica: tuttavia, una parte della giurisprudenza aveva affermato che lo scioglimento della società era sottoposto alla condizione risolutiva costituita dalla reintegrazione del capitale o della trasformazione della società ai sensi dell'art. 2447, da deliberarsi, peraltro, con le maggioranze richieste per le modificazioni dell'atto costitutivo non già all'unanimità (Cass. n. 9619/2009; Cass. n. 8928/1994; Cass. n. 8252/1994; Cass.n. 4923/1995; Cass.n. 23262/2005). Dopo la riforma del diritto societario, tale indirizzo è stato sottoposto a profonda revisione, in quanto alla stregua del disposto di cui all'art. 2484 comma 3, gli effetti dello scioglimento si determinano alla data dell'iscrizione presso l'ufficio del registro delle imprese della dichiarazione con cui gli amministratori ne accertano la causa. Ne discende che, fermo restando l'obbligo degli amministratori di rilevare tempestivamente la perdita e di convocare l'assemblea, lo scioglimento si produce solo se l'assemblea (con le maggioranza prescritte per le modificazioni statutarie, ma non all'unanimità) non provveda a ridurre e contestualmente aumentare il capitale sociale fino (almeno) al minimo di legge ovvero trasformare la società in un tipo sociale ove sia previsto un minimo inferiore (società a responsabilità limitata) ovvero non sia previsto alcun limite (società di persone) ovvero ancora deliberare la fusione o la scissione. In altre parole, solo ove la società non adotti alcuna delle deliberazioni descritte opererà la causa di scioglimento (Arato, 1393, Ferrara-Corsi, 679). Lo scioglimento non costituisce automatica conseguenza diretta della perdita del capitale, ma delle deliberazioni dell'assemblea: successivamente alla messa in liquidazione, la ricostituzione del capitale sociale sarà possibile, ma solo se funzionale alla revoca dello stato di liquidazione. In definitiva, in ipotesi di sopravvenuta perdita dei requisiti di capitale previsti ex lege, non già un obbligo incondizionato di messa in liquidazione ma piuttosto una triplice alternativa tra ricapitalizzazione della società, messa in liquidazione, trasformazione in una diversa compagine societaria che non richieda più l'esistenza dei requisiti di capitale in tesi venuti meno (Trib. Milano, 25 marzo 2014, n. 4078). La perdita integrale del capitale socialeLa norma è applicabile anche al caso di perdita integrale del capitale sociale (Fico 178, Guerrera, 1209, (Nobili, Spolidoro, 381). L'azzeramento del capitale sociale comporta che gli azionisti che non sottoscrivono l'aumento perdono la qualità di socio. Colui il quale abbia perso la qualità di socio non avendo sottoscritto la propria quota di ricostituzione del capitale sociale conserva la legittimazione ad esperire l'azione di accertamento della nullità della deliberazione assembleare adottata ex art. 2447 (Cass. n. 21889/2013; Cass. n. 26842/2008; Cass.n. 16159/2007). In senso parzialmente difforme, però, Trib. Roma 10 luglio 2015 (in Soc., 2015, 1333) la perdita dello status di socio non consegue direttamente dalla delibera, ma dal comportamento volontario del soggetto che ha scelto di non sottoscrivere la ricostituzione del capitale. Le deliberazioni dell'assemblea. La reintegrazione del capitale socialeL'assemblea, convocata senza indugio dagli amministratori, può deliberare: 1) la riduzione del capitale sociale ed il contestuale aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al minimo legale; 2) in alterativa, la trasformazione della società. Con riferimento alla prima ipotesi, la norma impone la contestuale ricostituzione del capitale sociale al minimo previsto dalla legge e ciò nel corso della medesima riunione assembleare: le due deliberazioni non sono, quindi, scindibili (Fico 182). È però dubbio se la sottoscrizione da parte dei soci dell'aumento del capitale debba avvenire immediatamente con contestuale versamento dei decimi o se debbano, invece, applicarsi le norme in materia del diritto di opzione consentendo ai soci di sottoscrivere l'aumento nel termine previsto dall'art. 2441 (in questo secondo senso, App. Roma, 21 gennaio 1999, in Giur. it., 1999, 1239; App. Trento, 31 gennaio 1998, in Soc., 1998, 1304; App. Firenze, 15 ottobre 1986, in Giur. comm., 1988, II, 399; nel primo, Trib. Rimini, 14 ottobre 2002, in Giur. it., 2003, 1647; Trib. Trieste, 26 novembre 1993, in Nuova giur. civ. comm., 1995, I, 790). Sul punto, la giurisprudenza di legittimità presenta talune oscillazioni. Si è affermato che, in caso di perdite superiori al capitale sociale, la ricostituzione dello stesso non comporta l'immediata e contestuale sottoscrizione dell'aumento del capitale deliberato dall'assemblea, dovendosi, tra l'altro, necessariamente, concedere agli azionisti il termine per l'esercizio del diritto di opzione (Cass. n. 23262/2005). Di contro, altro orientamento della S.C. ha affermato che in tema di riduzione del capitale sociale per perdite, la mera deliberazione di aumento del capitale non è idonea a modificare la situazione contabile della società sin quando le nuove azioni non siano sottoscritte e pagate almeno nella misura percentuale minima prescritta dalla legge (Cass. n. 24362/2013; Cass. n. 13503/2007; Cass. n. 18728/2007). In dottrina, è prevalente l'orientamento favorevole al riconoscimento del diritto di opzione al socio (Nobili Spolidoro, 402; contra, Fico, 183). Per la utilizzabilità, ai fini della copertura delle perdite, dei versamenti eseguiti dai soci in conto capitale e in conto futuro aumento di capitale, cfr., art. 2446. Segue. La trasformazione della societàIn alternativa, la società può deliberare la trasformazione in altro tipo societario o ente per il quale abbia un capitale sociale sufficiente. La trasformazione in altra società di capitali è consentita a condizione che il capitale sociale residuo o ricostituito «ex novo» sia almeno pari al capitale minimo richiesto per il tipo in cui la società intende trasformarsi (App. Milano, 6 ottobre 2000, in Giur. it., 2001, 1679). BibliografiaAbriani, La riduzione del capitale sociale nelle S.p.A. e nelle S.r.l. 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