Codice Civile art. 2479 bis - Assemblea dei soci (1).

Guido Romano

Assemblea dei soci (1).

[I]. L'atto costitutivo determina i modi di convocazione dell'assemblea dei soci, tali comunque da assicurare la tempestiva informazione sugli argomenti da trattare. In mancanza la convocazione è effettuata mediante lettera raccomandata spedita ai soci almeno otto giorni prima dell'adunanza nel domicilio risultante dal registro delle imprese (2).

[II]. Se l'atto costitutivo non dispone diversamente, il socio può farsi rappresentare in assemblea e la relativa documentazione è conservata secondo quanto prescritto dall'articolo 2478, primo comma, numero 2).

[III]. Salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo l'assemblea si riunisce presso la sede sociale ed è regolarmente costituita con la presenza di tanti soci che rappresentano almeno la metà del capitale sociale e delibera a maggioranza assoluta e, nei casi previsti dai numeri 4) e 5) del secondo comma dell'articolo 2479, con il voto favorevole dei soci che rappresentano almeno la metà del capitale sociale.

[IV]. L'assemblea è presieduta dalla persona indicata nell'atto costitutivo o, in mancanza, da quella designata dagli intervenuti. Il presidente dell'assemblea verifica la regolarità della costituzione, accerta l'identità e la legittimazione dei presenti, regola il suo svolgimento ed accerta i risultati delle votazioni; degli esiti di tali accertamenti deve essere dato conto nel verbale.

[V]. In ogni caso la deliberazione s'intende adottata quando ad essa partecipa l'intero capitale sociale e tutti gli amministratori e sindaci sono presenti o informati della riunione e nessuno si oppone alla trattazione dell'argomento.

(1) V. nota al Capo VII.

(2) Le parole «registro delle imprese» sono state sostituita alle parole «libro dei soci» dall'art. 16, comma 12 novies, del d.l. 29 novembre 2008, n. 185, conv., con modif., nella l. 28 gennaio 2009, n. 2. Ai sensi del comma 12 undecies del medesimo art. 16 del d.l. n. 185 del 2008, conv. con modif., dalla l. n. 2 del 2009, le disposizioni entrano in vigore il sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Entro tale termine, gli amministratori delle società a responsabilità limitata depositano, con esenzione da ogni imposta e tassa, apposita dichiarazione per integrare le risultanze del registro delle imprese con quelle del libro dei soci.

Inquadramento

In una ottica di valorizzazione dell'autonomia statutaria, il legislatore demanda all'atto costitutivo di determinare i modi di convocazione dell'assemblea dei soci purché essi siano tali da assicurare la tempestiva informazione sugli argomenti da trattare.

Le modalità di convocazione. I soggetti legittimati

La norma non indica i soggetti legittimati a convocare l'assemblea limitandosi a disciplinare le modalità di comunicazione dell'avviso. Tale lacuna ha dato origine ad un vivace dibattito. Alcuni sostengono che solo gli amministratori sarebbero legittimati alla convocazione (Rosapepe, 170; Nuzzo, 1632); altri, all'opposto, reputano che il potere in argomento spetti a ciascun socio, indipendentemente dalla aliquota di capitale sociale detenuta (Rordorf 1204). Altri ancora, sulla scorta della previsione dell'art. 2479 comma 1 che assegna ai soci titolari di almeno un terzo del capitale sociale il potere di sottoporre all'assemblea l'esame di alcuni argomenti, ritengono che il potere di convocazione spetti appunto ai soci titolari di tale aliquota (Abriani Maltoni, 26; Sanfilippo, 803; contra Cian, 62).

Una parte della giurisprudenza ha ritenuto legittimato alla convocazione ciascun socio (Trib. Verona, 20 luglio 2004, in Giur. mer., 2005, 2642). Tuttavia, appare prevalente l'orientamento secondo il quale l'attribuzione, di cui all'art. 2479, ai soci di società a responsabilità limitata, rappresentanti di un terzo del capitale sociale, di sottoporre argomenti alla discussione dell'assemblea dei soci, comporta altresì, per via estensiva, il potere di convocazione diretta dell'assemblea su quegli stessi argomenti (Trib. Milano, 12 marzo 2013, in Soc., 2013, 791; Trib. Milano, 27 giugno 2014, in Foro it., 2014, I, 3315; Trib. Novara, 21 aprile 2009, in Giur. comm., 2010, II, 861).

Tale ultimo orientamento è stato recentemente confermato dalla giurisprudenza di legittimità la quale ha chiarito che, il potere di convocare l'assemblea, in caso di inerzia dell'organo di gestione, deve riconoscersi, nel silenzio della legge e dell'atto costitutivo, ai soci che rappresentino almeno un terzo del capitale sociale, stante, da un lato, il mancato richiamo, nella disciplina di tali società, dell'art. 2367, dettato per le società per azioni e non applicabile in via analogica, attesa la forte differenza tra i due tipi societari, e, dall'altro, l'inutilizzabilità dell'art. 2487, in quanto relativo alla nomina e revoca non degli amministratori ma dei liquidatori (Cass., n. 10821/2016).

Segue. La spedizione della raccomandata

L'articolo in commento prevede, poi, che, salva diversa previsione dell'atto costitutivo, la convocazione è effettuata mediante lettera raccomandata spedita ai soci almeno otto giorni prima dell'adunanza nel domicilio risultante dal registro delle imprese.

Costituiva oggetto di dibattito stabilire se debba attribuirsi rilevanza decisiva, ai fini della validità ed efficacia della convocazione del socio avente diritto a partecipare all'adunanza, alla sola spedizione dell'avviso (nel domicilio indicato nel registro delle imprese) entro il termine fissato dall'atto costitutivo o dalla legge; o se, ai medesimi fini, sia altresì rilevante la circostanza che l'avviso, spedito nel rispetto del suddetto termine, sia poi effettivamente giunto a destinazione in tempo utile per consentire al socio la partecipazione all'assemblea.

Sul punto, sono intervenute le sezioni unite le quali, esclusa preliminarmente la possibilità di applicare analogicamente le disposizioni dettate per la società per azioni, hanno affermato che, salvo che l'atto costitutivo della società a responsabilità limitata non contenga una disciplina diversa, deve presumersi che l'assemblea dei soci sia validamente costituita ogni qual volta i relativi avvisi di convocazione siano stati spediti agli aventi diritto almeno otto giorni prima dell'adunanza (o nel diverso termine eventualmente in proposito indicato dall'atto costitutivo), ma tale presunzione può essere vinta nel caso in cui il destinatario dimostri che, per causa a lui non imputabile, egli non abbia affatto ricevuto l'avviso di convocazione o lo abbia ricevuto così tardi da non consentirgli di prendere parte all'adunanza, in base a circostanze di fatto il cui accertamento e la cui valutazione in concreto sono riservati alla cognizione del giudice di merito (Cass. S.U., n. 23218/2013).

La giurisprudenza di merito ha avuto modo di affermare che l'invio di un messaggio di posta elettronica certificata soddisfa i requisiti di forma richiesti dall'articolo 2479-bis per la convocazione dell'assemblea di una società di capitali (Trib. Roma, 31 luglio 2015, che ha precisato, altresì, che il principio espresso opera indipendentemente dal fatto che l'indirizzo del socio non sia indicato nel registro delle imprese).

Il contenuto dell'avviso di convocazione

Il contenuto dell'avviso di convocazione è finalizzato ad assicurare la tempestiva informazione sugli argomenti da trattare. Esso dovrà, quindi, contenere l'indicazione: 1) del giorno e dell'ora dell'adunanza (Zanarone, 1326); 2) del luogo dell'adunanza che coinciderà normalmente con la sede legale salvo che l'atto costitutivo non preveda diversamente (art. 2479 bis comma 3); 3) dell'ordine del giorno.

Con riferimento a questo ultimo requisito, l'enunciazione dell'ordine del giorno nell'avviso di convocazione dell'assemblea dei soci di una società ha la duplice funzione di rendere edotti i destinatari circa gli argomenti sui quali essi dovranno deliberare, al fine di consentire la loro partecipazione all'assemblea con la necessaria preparazione ed informazione, e di evitare che sia sorpresa la buona fede degli assenti, con riguardo a materie non incluse nell'ordine del giorno: inoltre, l'ordine del giorno delimita la competenza dell'assemblea, salvo che questa sia totalitaria, impedendo che si possa deliberare su argomenti ulteriori e diversi. L'ordine del giorno, quindi, può assolvere tale funzione soltanto se ha un sufficiente grado di specificità. A tal fine, non è necessaria l'indicazione particolareggiata delle materie da trattare, ma è sufficiente una indicazione sintetica, purché chiara e non ambigua, specifica e non generica (cfr., Cass. n. 3535/1990).

La rappresentanza in assemblea

Possono partecipare all'assemblea i soci i cui nominativi sono stati iscritti nel registro delle imprese. Il socio, però, potrà farsi rappresentare in assemblea e, in tal caso, la relativa documentazione è conservata nel libro delle decisioni dei soci. La norma fa salva una diversa disposizione dell'atto costitutivo che, dunque, potrà limitare la rappresentanza in assemblea ovvero anche escluderla del tutto.

La delega potrà essere conferita ad un amministratore (Cian 75; Sanfilippo, 817) in quanto, nella società a responsabilità limitata, non si riscontrano le necessità poste a base del divieto configurato per la società per azioni (art. 2372 comma 5).

Il presidente dell'assemblea

Il quarto comma dell'articolo in commento, da una parte, affida la presidenza al soggetto indicato nell'atto costitutivo ovvero, in mancanza a quello designato dagli intervenuti e, dall'altro, elenca i poteri ed i doveri del presidente dell'assemblea.

La designazione del presidente avviene attraverso una decisione dei soci che deve essere assunta con le maggioranze previste dalla prima parte dell'art. 2479 bis comma 3(Cian 88; contra Zanarone, 1343, Sanfilippo, 819).

Per quanto attiene ai poteri del presidente indicati dalla norma (verificare la regolarità della costituzione, accertare l'identità e la legittimazione dei presenti, regolare il suo svolgimento, accertare i risultati delle votazioni), si ritiene che derivino direttamente dalla legge e non dall'assemblea che, conseguentemente, non può incidere su di essi (Salvatore, 639; Sanfilippo, 819).

È dubbia l'ammissibilità del voto segreto. Mentre una parte della giurisprudenza predica l'illegittimità delle clausole dello statuto che ammettono una simile possibilità per contrasto con le norme che postulano la identificabilità del socio dissenziente (Trib. Udine, 3 ottobre 1991, in Giur. comm. 1994, II, 495), altra parte, che ha trovato anche l'avallo della Corte di cassazione, ritiene che l'utilizzazione del voto segreto non inibisce al dissenziente di far constatare il suo contrario avviso dal verbale dell'assemblea e che detto onere aggiuntivo non appare — di per sé — tale da comprimere od ostacolare il diritto d'impugnativa (Cass., n. 10279/1996; App. Trieste, 27 gennaio 1992, in Riv. not. 1992, 216).

L'articolo 106 del decreto legge 17 marzo 2020 n. 18, convertito in Legge 24 aprile 2020 n. 27, durante l'emergenza pandemica, aveva previsto che: “Con l'avviso di convocazione delle assemblee ordinarie e straordinarie le società per azioni, le società in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società cooperative e le mutue assicuratrici possono prevedere, anche in deroga alle diverse disposizioni statutarie, l'espressione del voto in via elettronica o per corrispondenza e l'intervento all'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione; le predette società possono altresì prevedere che l'assemblea si svolga, anche esclusivamente, mediante mezzi di telecomunicazione che garantiscano l'identificazione dei partecipanti e l'esercizio del diritto di voto, ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 2370, quarto comma, 2479-bis, quarto comma, e 2538, sesto comma, del codice civile, senza in ogni caso la necessità che si trovino nel medesimo luogo, ove previsti, il presidente, il segretario o il notaio”.

Il termine per l'utilizzo di tali procedure semplificate per lo svolgimento delle assemblee, previsto dall'art. 106, comma 7, del d.l. n. 18/2020, è stato prorogato al 31 dicembre 2024 in forza dell'art. 11, comma 2, l. n. 21/2024 e, da ultimo, al 31 dicembre 2025 (art. 3, comma 14-sexies, l. n. 15/2025).

Il verbale

Pur mancando per le società a responsabilità limitata una specifica disciplina della verbalizzazione, attesa l'assoluta identità di ratio la dottrina ritiene applicabile, in via analogica, l'art. 2375 che specifica il contenuto del verbale dell'assemblea (Cian 94; Salvatore, 642), senza possibilità di procedere ad una verbalizzazione sintetica.

Secondo la giurisprudenza di merito, devono risultare dal verbale assembleare ovvero da altro documento conservato presso la sede sociale i nominativi dei soci presenti in assemblerà personalmente o per delega e le relative quote (Trib. Padova, 25 febbraio 2005, in Giur. comm., II, 451).

I quorum costitutivi e deliberativi

Innovando rispetto alla disciplina pregressa, il terzo comma dell'articolo in commento, se da una parte, non ha riproposto la distinzione tra assemblea ordinaria e straordinaria, ha distinto tra quorum costitutivo e quorum deliberativo.

Con riferimento al primo, l'assemblea è regolarmente costituita con la presenza di tanti soci che rappresentano almeno la metà del capitale sociale. Con riferimento al secondo, si distinguono due ipotesi, in quanto l'assemblea delibera: 1) a maggioranza assoluta nella normalità dei casi; 2) con il voto favorevole dei soci che rappresentano almeno la metà del capitale sociale quando si tratti di deliberazioni aventi ad oggetto modificazioni dell'atto costitutivo ovvero il compimento di operazioni che comportano una sostanziale modificazione dell'oggetto sociale determinato nell'atto costitutivo o una rilevante modificazione dei diritti dei soci (art. 2479 nn. 4 e 5). Va anche evidenziato che il quorum deliberativo da ultimo menzionato è quello ordinariamente previsto per tutte le decisioni assunte con il metodo extrassembleare.

Secondo la dottrina maggioritaria, occorre pur sempre il rispetto della regola maggioritaria con la conseguenza che il voto favorevole dei soci rappresentativi della metà del capitale sociale sarà sufficiente per l'approvazione della deliberazione solo se questa sia effettivamente maggioritaria e, quindi, non ottenga altrettanti voti contrari (Marasà, 706; Cian, 82; Sanfilippo, 824; contra Rosapepe, 171).

Si segnala Trib. Salerno, 30 gennaio 2007 secondo la quale, in ipotesi di società a responsabilità limitata composta da soli due soci (titolari ciascuno del 50% del capitale sociale), deve dichiararsi invalida, perché non presa in conformità dell'art. 2479-bis, comma 3, la deliberazione assembleare con la quale sia approvato il bilancio di esercizio con il voto favorevole di uno solo dei due soci entrambi presenti, imponendo il quorum legale deliberativo della maggioranza assoluta il riscontro del voto a favore espresso dalla metà più uno dei votanti, rapportata al numero dei soci che abbiano partecipato all'assemblea. In questo senso si è espresso anche Trib. Nocera Inferiore, 6 maggio 2010 (Giur. it., 2010, 2552).

Come evidenziato, l'atto costitutivo può predisporre una disciplina dei quorum diversa da quella dettata dall'articolo in commento sia in aumento sia in diminuzione.

Si pone, poi, il problema della validità delle clausole di unanimità. In giurisprudenza, ma con riferimento alla disciplina anteriore alla riforma, si era statuito che la clausola dello statuto che richieda l'unanimità dei consensi ai fini dell'approvazione delle deliberazioni di assemblea straordinaria è nulla per violazione del principio maggioritario, sia se riferita alla totalità dei soci presenti in assemblea, sia se riferita ai soci titolari dell'intero capitale sociale.

Successivamente alla riforma, una parte della dottrina ha ritenuto legittimo l'introduzione della regola unanimistica (Marasà, 713; Zanarone, 1362). Altra dottrina (Sanfilippo, 827) ritiene che occorra distinguere tra deliberazioni “essenziali” (a pena di scioglimento) e “non essenziali” per la sopravvivenza della società. Con riferimento a queste ultime, non vi sono ostacoli all'introduzione di una simile regola; con riferimento alle prime, invece, una simile previsione, comportando l'attribuzione al socio di un potere di veto in relazione a delibere essenziali per la vita della società, finirebbe per collidere con la regola che assegna il potere di scioglimento anticipato a quei soli soci che dispongono di una partecipazione al capitale sociale almeno pari alla metà del capitale sociale (Sanfilippo, 829).

L'assemblea totalitaria

L'ultimo comma della disposizione in commento introduce, anche per la società a responsabilità limitata, la disciplina dell'assemblea totalitaria, assente in epoca precedente alla riforma.

Ai fini della possibilità di considerare totalitaria la riunione è necessaria la presenza dei soci che rappresentino l'intero capitale sociale, mentre è sufficiente che gli amministratori ed i sindaci siano preventivamente (Zanarone 1373, nt., 150) informati della riunione. Come si vede, la norma si distacca dall'omologa disciplina prevista per la società per azioni laddove è necessaria la presenza della maggioranza dei componenti degli organi amministrativi e di controllo (art. 2366 comma 4). 

Il diritto di opposizione va, poi, riconosciuto a tutti i soggetti legittimati ad intervenire in assemblea e, dunque, sia ai soci che agli amministratori o ai sindaci (ancorché non presenti) (Sanfilippo, 832; Cagnasso, 304).

L'opposizione — che non deve essere motivata non potendo essere sindacata dagli agli altri soci — imporrà non un semplice rinvio della riunione, ma di procedere ritualmente alla convocazione di una nuova assemblea (Serra 120; Cian, 67, nt. 69; Sanfilippo, 832).

Nel caso di deliberazione adottata dall'assemblea di una società a responsabilità limitata, in difetto di regolare convocazione, qualora nel relativo verbale sia dato atto della partecipazione di tutti i soci incombe su colui il quale impugna la deliberazione l'onere di provare il carattere non totalitario dell'assemblea (cfr., Cass., 8 settembre 2005, n. 17950).

Bibliografia

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