Codice Civile art. 2485 - Obblighi degli amministratori (1).Obblighi degli amministratori (1). [I]. Gli amministratori devono senza indugio accertare il verificarsi di una causa di scioglimento e procedere agli adempimenti previsti dal terzo comma dell'articolo 2484. Essi, in caso di ritardo od omissione, sono personalmente e solidalmente responsabili per i danni subiti dalla società, dai soci, dai creditori sociali e dai terzi. [II]. Quando gli amministratori omettono gli adempimenti di cui al precedente comma, il tribunale, su istanza di singoli soci o amministratori ovvero dei sindaci, accerta il verificarsi della causa di scioglimento, con decreto che deve essere iscritto a norma del terzo comma dell'articolo 2484. (1) V. nota al Capo VIII. InquadramentoUna volta verificatasi la causa di scioglimento, quanto agli amministratori, non interviene una causa di cessazione del rapporto (Balzarini, 41), ma esso si modifica sia quanto all'orizzonte temporale (limitato a preparare il passaggio di consegna ai liquidatori) sia quanto ai poteri. Con riferimento a questi ultimi, in particolare, gli amministratori devono: accertare la causa di scioglimento ed iscrivere nel registro delle imprese la dichiarazione relativa; convocare l'assemblea perché deliberi la nomina dei liquidatori determinandone il numero ed i criteri per la liquidazione; gestire la società al fine di conservare l'integrità ed il valore del patrimonio sociale (con esclusione sia della gestione produttiva sia del compimenti di atti di liquidazione); consegnare ai liquidatori i libri sociali, la situazione dei conti ed il rendiconto della gestione per il periodo successivo all'approvazione del bilancio (Balzarini 42). L'obbligo di accertare la causa di scioglimento. La responsabilitàGli amministratori devono «senza indugio» accertare il verificarsi di una causa di scioglimento e procedere agli adempimenti pubblicitari, consistenti nell'iscrizione nel registro delle imprese della dichiarazione di cui all'art. 2484 comma 3. Ovviamente, l'accertamento da parte degli amministratori è subordinato all'esistenza di un obbligo posto a loro carico. Esulano, dunque, le ipotesi di: scioglimento volontario deliberato dall'assemblea; lo scioglimento deciso dai soci in conseguenza del recesso; scioglimento derivante da una causa di nullità. Nel caso di scioglimento conseguente a cause previste dallo statuto, questo deve anche prevedere a chi spetti il relativo accertamento (Niccolini, 1729; Giannelli, Dell'Osso, 958). Accertare la causa di scioglimento implica il compimento delle indagini necessarie per verificare i presupposti che concretizzano le ipotesi dissolutive (Balzarini 44): si tratta, dunque, di un atto di ricognizione e di scienza (Salafia, 2007, 1258). Tale accertamento va compiuto «senza indugio», cercando così il legislatore di ridurre al minimo il tempo che intercorre tra il verificarsi della causa di scioglimento e quello in cui essa produce i suoi effetti. Qualora colpevolmente ritardino od omettano l'accertamento, gli amministratori sono responsabili, personalmente e solidalmente, per i danni subiti dalla società, dai soci e dai terzi: gli amministratori devono astenersi dal compiere operazioni incompatibili con la situazione accertata o da accertare (Balzarini, 45). Verificatasi la causa di scioglimento, grava sugli amministratori l'onere della ricognizione della causa medesima e la sua iscrizione nel registro delle imprese, mentre le definitive determinazioni in ordine a tale evento restano demandate all'assemblea ex art. 2485 (Trib. Reggio Emilia, 29 febbraio 2016). L'obbligo gravante sull'amministratore della società ex art. 2485 è posto a tutela, fra l'altro, dei terzi contraenti; in caso di inosservanza di tale obbligo, anche l'amministratore risponderà delle perdite subite dai terzi per avere intrattenuto rapporti d'affari con la società in liquidazione (Trib. Tivoli, 26 agosto 2009). L'iscrizione nel registro delle impreseL'attività di accertamento si conclude con la stesura di una dichiarazione di cui gli amministratori devono chiedere l'iscrizione nel registro delle imprese (Balzarini 45). L'adempimento di tale obbligo ha efficacia costitutiva (Salafia 2003, 378; Balzarini, 46). L'intervento del tribunaleIn caso di omissione da parte degli amministratori, l'accertamento è demandato al tribunale il quale decide, con decreto, su istanza di singoli soci o amministratori ovvero dei sindaci. Al tribunale viene, dunque, attribuito un potere soltanto sostitutivo che deriva dall'inerzia dei soggetti tenuti all'accertamento. L'attribuzione della legittimazione è, in questo caso, dei singoli amministratori (Bavetta in Tr. Res., V, 2012, 227; Giannelli, Dell'Osso, 964) per il caso in cui il consiglio non abbia provveduto alla dichiarazione: da ciò consegue che né il consiglio di amministrazione né l'amministratore unico possono rivolgersi al tribunale potendo essi direttamente procedere alla redazione della dichiarazione ed alla relativa iscrizione. Quanto alla legittimazione dei sindaci, si ritiene che, nonostante l'imprecisione terminologica del legislatore, essa spetti al collegio sindacale e non già al singolo sindaco (Giannelli Dell'Osso, 966). In tal caso, il tribunale è chiamato ad accertare, sulla base degli elementi oggettivi indicati dalla legge, la sussistenza o meno di una causa di scioglimento della società e non la responsabilità dei soci in ordine alla stessa, né al tribunale è consentito di escludere la sussistenza di una causa di scioglimento sulla base del fatto che questa sia addebitabile ad uno piuttosto che ad un altro socio (Trib. Milano, 6 marzo 2014). Secondo la dottrina, al tribunale, dopo avere accertato la causa di scioglimento non compete la nomina dei liquidatori ovvero la convocazione dell'assemblea per provvedere alla nomina (Balzarini, 47). Più articolata, sul punto, la posizione della giurisprudenza. Per una parte di essa, in caso di inadempimento degli amministratori all'obbligo di accertamento della causa di scioglimento, il tribunale può essere adito soltanto ai fini di tale accertamento; mentre soltanto dopo la declaratoria giudiziale della causa di accertamento ed ove gli amministratori non convochino l'assemblea ovvero l'assemblea non riesca a deliberare sulla nomina dei liquidatori, tale competenza spetterà al tribunale (App. Catania, 21 aprile 2008, in Vit. Not., 2008, 973). Secondo il Tribunale di Roma (decr. 24 dicembre 2013), una volta accertata la sussistenza della causa di scioglimento della società, si può procedere all'emanazione dell'ordine di convocazione dell'assemblea, in difetto di apposita pregressa iniziativa da parte degli amministratori, perché ivi si provveda alla nomina del liquidatore, potendo infatti il tribunale intervenire nell'emanazione del provvedimento di nomina del liquidatore solo in caso di inerzia o di esito negativo dell'assemblea stessa: la procedura, dunque, viene strutturata in forma trifasica (accertamento della causa di scioglimento di diritto, ordine di convocazione dell'assemblea per la nomina del liquidatore, eventuale intervento del Tribunale in caso di inerzia o di esito negativo dell'assemblea). Secondo altro orientamento, invece, il tribunale che accerti lo scioglimento della società per impossibilità di funzionamento e per continua inoperatività dell'assemblea può provvedere alla nomina dei liquidatori, senza necessità di attendere l'infruttuosa convocazione dell'assemblea per la loro nomina (Trib. Prato, 12 gennaio 2010, in Giur. comm., 2011, II, 970). BibliografiaAlessi, I liquidatori di società per azioni, Torino, 1994; Angiolini, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. 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