Codice Civile art. 2501 bis - Fusione a seguito di acquisizione con indebitamento (1).

Guido Romano

Fusione a seguito di acquisizione con indebitamento (1).

[I]. Nel caso di fusione tra società, una delle quali abbia contratto debiti per acquisire il controllo dell'altra, quando per effetto della fusione il patrimonio di quest'ultima viene a costituire garanzia generica o fonte di rimborso di detti debiti, si applica la disciplina del presente articolo.

[II]. Il progetto di fusione di cui all'articolo 2501-ter deve indicare le risorse finanziarie previste per il soddisfacimento delle obbligazioni della società risultante dalla fusione.

[III]. La relazione di cui all'articolo 2501-quinquies deve indicare le ragioni che giustificano l'operazione e contenere un piano economico e finanziario con indicazione della fonte delle risorse finanziarie e la descrizione degli obiettivi che si intendono raggiungere.

[IV]. La relazione degli esperti di cui all'articolo 2501-sexies, attesta la ragionevolezza delle indicazioni contenute nel progetto di fusione ai sensi del precedente secondo comma.

[V]. Al progetto deve essere allegata una (2) relazione del soggetto incaricato della revisione legale dei conti (3) della società obiettivo o della società acquirente.

[VI]. Alle fusioni di cui al primo comma non si applicano le disposizioni degli articoli 2505 e 2505-bis.

(1) V. nota al Capo X.

(2) La parola «una» è stata inserita dall'art. 6 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6, come modificato dall'art. 5 1ccc) d.lg. 6 febbraio 2004, n. 37.

(3) Le parole «della società di revisione incaricata della revisione contabile obbligatoria» sono state sostituite dalle parole «del soggetto incaricato della revisione legale dei conti» dall'art. 37, comma 31, del d.lg. 27 gennaio 2010, n. 39.

Inquadramento

Il leveraged buy-out viene definito come una tecnica di acquisizione della partecipazione totalitaria della partecipazione di controllo di una società di capitali, di regola di una società per azioni, mediante il ricorso a capitale di prestito, con la peculiarità che il debito contratto per l'acquisizione della società, c.d. target company o società bersaglio, viene trasferito sul patrimonio della stessa (Montalenti 2312).

L'operazione può assumere forme diverse e mutevoli e, tuttavia, normalmente essa avviene secondo lo schema così efficacemente descritto in dottrina. Un gruppo di investitori che mira ad acquisire il controllo di una società c.d. bersaglio (target company) costituisce una nuova società di capitali con un ridotto capitale sociale (newco o shell company), la quale ottiene un ingente prestito, da operatori specializzati (merchant bank), che viene utilizzato per l'acquisizione delle azioni della target e che solitamente viene garantito con la dazione in pegno delle azioni della società bersaglio e, eventualmente, anche delle azioni della stessa newco. Una volta acquisito il controllo della target, la delibera la fusione per incorporazione della target medesima nella società acquirente rimanendo, dunque, un solo ente societario. Il finanziamento originariamente ricevuto verrà dunque rimborsato con la redditività futura della incorporata o, più precisamente, con gli utili futuri derivanti dall'attività imprenditoriale della target (Cerrato 527; Cincotti, 634; Montalenti, 2313, Cagnasso, D'Arrigo, 156). Il risultato dell'operazione, dunque, è costituito dalla traslazione del costo dell'acquisizione sul patrimonio della società acquisita (Montalenti 2314).

Prima della riforma del diritto societario era assai dubbio se una simile operazione comportasse la violazione del divieto di assistenza finanziaria.

La giurisprudenza era orientata in senso favorevole (Trib. Milano, 14 maggio 1992, in Giur. comm., 1994, II, 139 e Foro It., 1992, I, 2829; Trib. Milano, 13 maggio 1999, in Vita Not., 2000, 991 che però avvertiva come una simile operazione potesse concretizzare un negozio in frode alla legge)

La disciplina

Affinché trovi applicazione la disciplina di cui all'art. 2501-bis occorre che: 1) la società incorporante detenga il controllo dell'incorporata ai sensi dell'art. 2359, o di altre norme di legge che stabiliscano quando sussiste un rapporto di controllo; 2) la società incorporante abbia contratto debiti per acquisire il controllo dell'incorporata; 3) il patrimonio dell'incorporata venga a costituire garanzia generica o fonte di rimborso dei debiti contratti dall'incorporante per acquisire il controllo dell'incorporata (Comitato Triveneto dei notai, orientamento L.B.1).

Si deve, peraltro, precisare che, con riferimento al punto 1, la norma è applicabile anche se il controllo preesiste al finanziamento ove questo sia finalizzato ad assicurare il controllo acquisito in precedenza mediante indebitamento e anche nel caso di operazione finanziate per il rafforzamento del controllo (Vicari 1494, Cerrato, 572) e, con riferimento al punto 2, che la circostanza sussiste anche qualora siano stati contratti debiti per acquisire una partecipazione che di per sé non garantisca il controllo, ma che se sommata con le eventuali altre partecipazioni detenute dall'incorporante (mediante acquisto senza indebitamento avvenuto prima o dopo quello con indebitamento), garantisca detto controllo.

Quanto alla disciplina prevista dall'articolo in esame, il progetto di fusione deve indicare le risorse finanziarie previste per il soddisfacimento delle obbligazioni della società risultante dalla fusione; la relazione dell'organo amministrativo deve indicare le ragioni che giustificano l'operazione e contenere un piano economico e finanziario con indicazione della fonte delle risorse finanziarie e la descrizione degli obiettivi che si intendono raggiungere. Sul punto, si è affermato che la relazione degli amministratori deve contenere un vero e proprio business plan composto da un piano economico (piano industriale) e di un piano finanziario con l'indicazione della fonte delle risorse, corredata dallo scopo complessivo dell'operazione (Montalenti 2321, Cagnasso, D'Arrigo, 163). Ancora, la relazione degli esperti deve attestare la ragionevolezza delle indicazioni contenute nel progetto di fusione ai sensi del precedente secondo comma: il giudizio degli esperti si configura come certificazione o asseverazione della congruità, della sostenibilità, della corrispondenza a principi di corretta gestione imprenditoriale (Montalenti 2321). Infine, la società di revisione incaricata della revisione contabile della società obiettivo o della società acquirente deve effettuare una relazione che va allegata al progetto di fusione: in tale relazione deve attestarsi anche la correttezza delle metodologie contabile seguite nell'elaborazione del piano stesso senza, però, giudizio in merito al contenuto o alla ragionevolezza di esso (Montalenti 2322, Cagnasso, D'Arrigo, 163).

Bibliografia

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