Codice Civile art. 2554 - Partecipazione agli utili e alle perdite.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Partecipazione agli utili e alle perdite.

[I]. Le disposizioni degli articoli 2551 e 2552 si applicano anche al contratto di cointeressenza agli utili di una impresa senza partecipazione alle perdite, e al contratto con il quale un contraente attribuisce la partecipazione agli utili e alle perdite della sua impresa, senza il corrispettivo di un determinato apporto.

[II]. Per le partecipazioni agli utili attribuite ai prestatori di lavoro resta salva la disposizione dell'articolo 2102.

Inquadramento

Secondo la giurisprudenza e la dottrina prevalente la norma in commento contempla le fattispecie della cointeressenza propria (partecipazione a utili e perdite senza corrispettivo dell'apporto) e impropria (partecipazione a soli utili in cambio dell'apporto) (Cass. n. 294/1979).

Questa opinione rende pleonastica la previsione circa la cointeressenza impropria, che viene in realtà risolta nella associazione in partecipazione senza partecipazione alle perdite, la quale ultima è ritenuta elemento soltanto naturale del negozio. Inoltre, si introduce un elemento di discrezione sistema, e ciò sia perché la cointeressenza propria e impropria è relativa soltanto all'impresa e non anche a uno o più singoli affari, come avviene invece per l'associazione in partecipazione senza partecipazione alle perdite; sia perché l'art. 2550 risulterebbe differentemente applicabile oppure no a seconda che il rapporto venisse nominalmente attribuito all'una o all'altra fattispecie.

Tali incongruenze vengono evitate invece da quella parte della dottrina che ricostruisce la cointeressenza impropria come contratto gratuito non liberale, caratterizzato dall'attribuzione della partecipazione agli utili senza corrispettivo di apporto nell'ambito di un'operazione economico giuridica più ampia nella quale detta attribuzione trova comunque contropartita (De Ferra, in Comm. S.B., 8). Alle cointeressenze non si applicano gli artt. 2550 e 2553, cosicché esse risultano tendenzialmente aperte alla partecipazione di nuovi cointeressati, non essendo richiesto il consenso dei o interessati attuali (De Ferra, in Comm. S. B., 9), e idonee a ripartire le perdite senza limite alla sopportazione delle stesse.

I contratti prossimi ad associazione ed cointeressenze

Alle associazioni in partecipazione e cointeressenze possono a volte sovrapporsi altri tipi contrattuali ad essi prossimi, rispetto ai quali pertanto dottrina giurisprudenza si preoccupano di tracciare le linee divisorie. È pacifico che la associazioni in partecipazione e le cointeressenze non sono società. I caratteri distintivi vengono riconosciuti, in modo unanime, nella mancanza di un autonomo patrimonio comune, risultante dai conferimenti dei singoli soci e distinto nei suoi componenti attivi dagli altri beni extra sociali dei singoli soci, e nell'assenza della gestione in comune dell'attività, anche nel caso in cui all'associato sia convenzionalmente attribuito un potere di controllo (Cass. n. 3442/1985).

Non è invece unanime, benché sia largamente prevalente, l'opinione secondo la quale il contratto di associazione in partecipazione appartiene al genere dei contratti di scambio, negandosi così la natura di contratto associativo e respingendo perciò il corollario conseguente del ricorso alle norme in tema di società per colmare le lacune normative della relativa disciplina. Ulteriore questione è quello di verificare la distinzione tra associazioni in partecipazione e cointeressenza impropria dal contratto di lavoro subordinato con retribuzione collegata agli utili di impresa: la giurisprudenza consolidata afferma che soltanto il rapporto di lavoro implica un effettivo vincolo di subordinazione, quale deriva dallo stabile inserimento nell'organizzazione produttiva e che risulta più ampio del generico potere dell'associante di impartire direttive e istruzioni al cointeressato nell'impresa, mentre per altro verso al lavoratore subordinato non è riconosciuto il diritto al rendiconto periodico della controparte, come invece vale per la associato nei confronti dell'associante, né peraltro si addossa al lavoratore il rischio d'impresa avendo egli la garanzia della retribuzione per quanto minima (Cass. n. 2693/2001).

Bibliografia

: De Acutis, L'associazione in partecipazione, 1999, 151; De Ghidini, Associazione in partecipazione, in Enc. dir., III, Milano, 1958, 201; Guglielmucci, I certificati di partecipazione, 1991, 22; Ferri, Associazione in partecipazione, voce in Dig. comm., Torino, 508; Minervini, Le partecipazioni agli utili e riserva legale nelle società di capitale, in Banca, borsa e tit. cred. 1965, I, 39.

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