Codice Civile art. 2556 - Imprese soggette a registrazione.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Imprese soggette a registrazione.

[I]. Per le imprese soggette a registrazione [2195, 2200] i contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà [2565 2, 2573] (1) o il godimento dell'azienda [2562] devono essere provati per iscritto [2725], salva l'osservanza delle forme stabilite dalla legge per il trasferimento dei singoli beni che compongono l'azienda [1350] o per la particolare natura del contratto [162, 782].

[II]. I contratti di cui al primo comma, in forma pubblica o per scrittura privata autenticata, devono essere depositati per l'iscrizione nel registro delle imprese, nel termine di trenta giorni, a cura del notaio rogante o autenticante (2).

(1) Per l'esenzione dall'imposta sulle successioni in caso di trasferimenti di aziende o rami di esse v. art. 3 4-ter d.lg. 31 ottobre 1990, n. 346, introdotto dall'art. 1 78 lett. a) l. 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007).

(2) Comma così sostituito dall'art. 6 l. 12 agosto 1993, n. 310.

Inquadramento

La cessione dell'azienda ha carattere unitario ed importa il trasferimento al cessionario di tutti gli elementi costituenti l'«universitas», senza necessità di una specifica pattuizione nell'atto di trasferimento (Cass. n. 2714/1996).

L' accertamento se le parti contraenti abbiano stipulato una locazione di immobile con pertinenze o un affitto di azienda rientra nei compiti del giudice del merito il quale deve indagare sulla comune intenzione delle parti e sui beni dedotti in contratto, al fine di stabilire se l'oggetto principale della stipulazione sia l'immobile singolarmente considerato o un complesso unitario costituito dall'organizzazione aziendale destinata allo svolgimento di un'attività economica. Detto accertamento non è sindacabile in sede di legittimità se sorretto da congrua motivazione (Cass. n. 14647/2002).

Generalità

Ai fini del trasferimento dell'azienda, o di un ramo di essa, è necessario il trasferimento di un complesso di beni di per sé idoneo a consentire l'inizio o la continuazione di una determinata attività d'impresa, requisito configurabile anche quando detto complesso non esaurisca i beni costituenti l'azienda o il ramo ceduti, ma per la sussistenza del quale è indispensabile che i beni oggetto del trasferimento conservino un residuo di organizzazione che ne dimostri l'attitudine, sia pure con la successiva integrazione del cessionario, all'esercizio dell'impresa (nella specie la S.C. ha confermato la sentenza di merito che, facendo corretta applicazione dei comuni criteri di ermeneutica contrattuale, non aveva ravvisato tale attitudine né sotto il profilo oggettivo — a causa dell'esclusione dalla cessione di gran parte degli elementi aziendali e dell'omessa specificazione dei macchinari oggetto del trasferimento — né sotto quello soggettivo — a cagione della mancata indicazione del prezzo dei macchinari e di quello totale della vendita, nonché dell'omessa previsione della successione nei rapporti di lavoro e nei debiti che ineriscono obbligatoriamente alla cessione di un'azienda o di un ramo di essa) (Cass. n. 27286/2005). È stato altresì affermato in giurisprudenza che può essere escluso anche un elemento essenziale dell'azienda stessa (Cass. n. 1992/8362).

Ai sensi dell'art. 2555 l'azienda, quale complesso di beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa, è compiutamente identificata mediante la specificazione del tipo di attività svolta e dei locali nei quali essa è esercitata, trattandosi di indicazioni idonee a comprendere l'insieme degli elementi organizzati in detti locali e destinati allo svolgimento dell'attività dell'impresa, mentre la analitica individuazione di detti beni rileva al solo scopo di prevenire eventuali contestazioni in ordine alla riconducibilità degli stessi alla azienda; pertanto, deve ritenersi correttamente pronunciata dal giudice di merito, ex art. 1497, la risoluzione del contratto per mancanza delle qualità promesse ed essenziali per l'uso a cui la cosa è destinata, qualora l'azienda, trasferita ai sensi dell'art. 2556, sia risultata priva di un elemento essenziale per l'esercizio dell'attività commerciale dedotta in contratto anche se esso non sia stato menzionato tra i beni aziendali (nella specie, è stata pronunciata la risoluzione della cessione di un'azienda alimentare che, essendo sprovvista delle canne fumarie — peraltro non indicate fra i beni aziendali — non era stata in grado di svolgere l'attività di cottura dei cibi alla quale era preordinata per mancanza delle prescritte autorizzazioni amministrative, di cui il cedente aveva dichiarato l'esistenza) (Cass. n. 11130/2006).

In materia contrattuale, la semplice modifica della clausole di un contratto per il quale la forma scritta è richiesta solo "ad probationem" e non "ad substantiam" (nella specie, contratto di affitto di azienda stipulato in forma pubblica ex art. 2556), così come la risoluzione consensuale, non deve essere pattuita necessariamente con un accordo esplicito dei contraenti, potendo risultare anche da un comportamento tacito concludente (Cass. n. 21764 /2015).

In tema di IRPEF, i canoni corrisposti per l'affitto di azienda direttamente imputabili ad attività produttive di ricavi sono deducibili anche se il contratto non è stato stipulato per iscritto, in quanto tale forma è prescritta dall'art. 2556 solo "ad probationem", sicché l'atto è da considerarsi esistente per il fisco, peraltro tenuto alla registrazione anche dei contratti d'affitto d'azienda conclusi in forma verbale (Cass. V, n. 29551/2018).

Forma

L'azienda manca di una propria legge di circolazione. L'articolo in commento pone tuttavia il requisito della forma scritta ad probationem per i contratti di trasferimento della proprietà o di concessioni d'azienda in godimento, qualora si tratti di aziende relative ad imprese soggette a registrazione. Anche dopo l'attuazione del registro delle imprese — che impone anche agli imprenditori agricoli e ai piccoli imprenditori commerciali l'obbligo di iscrizione, sia pure in sezioni speciali del registro — è stato precisato che la forma scritta ad probationem è richiesta per le imprese “soggette a registrazione” secondo il sistema originario del codice, e dunque non per le piccole imprese, per le imprese agricole e quelle costituite in forma di società semplice (Campobasso, 150).

Il requisito di forma riguarda solo le parti, non i terzi (Cass. n. 1984/2518). La norma dell'art. 2556, comma 1, circa la forma scritta ad probationem dei contratti aventi per oggetto il trasferimento della proprietà o il godimento dell'azienda, non trova applicazione nel caso in cui il trasferimento della proprietà o il godimento dell'azienda formino oggetto di conferimento da parte dei membri di una società di fatto, essendo a questa applicabili (art. 2297) le norme sulla società semplice, la cui costituzione è retta (art. 2251) dal principio della libertà di forme, salve quelle richieste, ad substantiam, dalla natura dei beni conferiti (Cass. n. 1959/1982).

Per quanto riguarda i beni immobili aziendali, la forma scritta ad substantiam è richiesta esclusivamente per la clausola relativa al loro trasferimento, con la conseguenza che deve considerarsi valido il contratto di alienazione dell'azienda nel quale solo la parte relativa agli immobili sia consacrata per iscritto (Colombo, 36).

L'affitto di azienda non richiede la forma scritta ai fini della sua validità, a meno che tale forma non sia richiesta per la natura dei singoli beni che compongono l'azienda o per la particolare natura del contratto, né assume rilevanza, in senso contrario, la disposizione di cui al capoverso dell'art. 2556, la quale nel prescrivere l'iscrizione nel registro delle imprese – che, a sua volta, postula la forma pubblica o per scrittura privata autenticata dell'atto -, non richiede tali adempimenti ai fini della validità del contratto, ma si riferisce al regime di opponibilità ai terzi dello stesso (Cass. III, n. 18066/2019).  

Pubblicità nel registro delle imprese

Relativamente alle cessioni di piccoli esercizi commerciali non è richiesta la forma scritta, né ad substantiam né ad prcbationem - non essendo prescritta l'obbligatoria iscrizione presso il registro delle imprese, ai sensi del combinato disposto dell'art. 2083 c.c.art. 2195, comma 1, c.c.artt. 2202 e 2556 c.c. -, con la conseguenza che, a fronte di un principio di prova per iscritto, la simulazione relativa, con riferimento al prezzo, può essere dimostrata tra le parti, in deroga alle previsioni di cui agli artt. 1417 e 2722 c.c., ricorrendo alla prova per testimoni, ai sensi dell'art. 2724, n. 1, c.c., per riscontrare l'elemento documentale che faccia apparire verosimile il fatto allegato, ossia la simulazione del corrispettivo (Cass. n. 22978/2022).

Cessione e licenze amministrative

In tema di cessione di azienda, deve escludersi un trasferimento di azienda tutte le volte in cui più soggetti si succedano in un'attività oggetto di concessione amministrativa, poiché, in tal caso, la concessione deve intendersi rilasciata a titolo originario in capo al cessionario (Cass. n. 7250/2006). Non è affetta da nullità la clausola inserita in un contratto di affitto di azienda con la quale le parti stabiliscono che l'affittuario il quale abbia ottenuto il rilascio a suo nome delle licenze depositate dal titolare dell'azienda, sia tenuto, al termine del rapporto, a cedere al medesimo titolare le licenze, dovendosi intendere tale clausola come assunzione di un obbligo, da parte dell'affittuario cedente a non opporsi alla concessione di una nuova licenza al titolare cessionario, e ciò perché tale clausola non viola il principio della personalità ed intrasmissibilità delle autorizzazioni amministrative, ma anzi è diretta ad assicurarne l'osservanza (Cass. n. 10992/1998). Le espressioni con le quali, nei negozi relativi alla cessione di aziende, si dichiari che il titolare attuale si impegna a cedere o cede le relative licenze commerciali ed autorizzazioni amministrative, in genere, vanno intese nel senso più limitato, avente piena efficacia giuridica, dell'assunzione di un Obbligo, da parte del cedente, a rinunciare alle licenze a lui intestate ed a non opporsi alla concessione di una nuova licenza al cessionario, e ciò perché tale patto non viola il principio della personalità ed intrasmissibilità delle autorizzazioni amministrative, ma è anzi diretto ad assicurarne l'osservanza (Cass. n. 3394/1982).

Cessione e società

In caso di conferimento di un'azienda individuale ad una società — sia essa di persona o di capitali — si verifica un fenomeno traslativo non soggetto alla disciplina dell'art. 2498 (concernente esclusivamente il caso di trasformazione di società da un tipo in un altro, con conseguente passaggio ipso jure dalla prima alla seconda di diritti ed obblighi), ma bensì, ove il trasferimento investa l'intera struttura aziendale o parti di essa idonee a costituire autonome unità organizzative e produttive, alle Disposizioni dettate, per gli aspetti generali del fenomeno stesso, dagli artt. 2558 e ss. e, per quelli particolari attinenti ai rapporti di lavoro, dall'art. 2112, in applicazione del quale sussiste la solidale responsabilità — per i debiti contratti verso i lavoratori anteriormente al trasferimento (anche se al momento di questo i relativi rapporti di lavoro non siano più in atto ed anche se detti debiti conseguano alla disposta integrazione giudiziale della retribuzione ex artt. 36 Cost. e 2099) — del socio conferente e della società nonché, eventualmente, in relazione al tipo di questa, dei soci illimitatamente responsabili (Cass. n. 1963/1990). L'acquisto da parte di un terzo di una quota ideale dell'azienda, già gestita, a scopo di profitto, dall'originario imprenditore individuale, determina fra le parti, in difetto di espressa pattuizione contraria, l'insorgere non già della comunione di godimento di cui l'art. 2248 — la quale non è configurabile nel caso in cui l'oggetto di comune utilizzazione sia costituito non dai vari beni che costituiscono l'azienda, ma da questa stessa, secondo la sua strumentale destinazione all'esercizio dell'impresa —, bensì di una società di fatto, col corollario che la successiva alienazione della quota è suscettibile di dimostrazione anche attraverso la prova testimoniale, in applicazione delle norme che disciplinano la società irregolare e con esclusione dell'applicabilità dell'art. 2556 che impone la prova scritta per il trasferimento della proprietà o del godimento dell'azienda (Cass. n. 4053/1993).

Bibliografia

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