Codice Civile art. 2559 - Crediti relativi all'azienda ceduta.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Crediti relativi all'azienda ceduta.

[I]. La cessione dei crediti relativi all'azienda ceduta, anche in mancanza di notifica al debitore o di sua accettazione [1264, 1265], ha effetto, nei confronti dei terzi, dal momento dell'iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese [2556]. Tuttavia il debitore ceduto è liberato se paga in buona fede all'alienante.

[II]. Le stesse disposizioni si applicano anche nel caso di usufrutto dell'azienda [2561], se esso si estende ai crediti relativi alla medesima.

Inquadramento

Secondo la giurisprudenza, la successione nei crediti ha luogo ipso iure. Sul punto si legga Cass. n. 8644/2009, secondo cui il conferimento di un'azienda individuale in una società di persone o di capitali costituisce una cessione d'azienda, la quale comporta per legge la cessione dei crediti relativi all'esercizio di essa, ivi compresi i crediti d'imposta vantati dal cedente nei confronti dell'erario; né argomenti contrari possono trarsi dalla circostanza che all'atto del conferimento non fosse stato ancora attuato il registro delle imprese di cui all'art. 2559. Conseguentemente, per effetto della cessione, il cedente medesimo è privo di legittimazione a domandare all'erario il rimborso dell'Iva pagata in eccedenza (Cass. n. 8644/2009).

Il conferimento di un'azienda individuale in una società di persone o di capitali costituisce una cessione d'azienda, la quale comporta, per legge, la cessione dei crediti relativi all'esercizio di essa, che, anche in mancanza di notifica al debitore o di sua accettazione, ha effetto, nei confronti dei terzi, dal momento dell'iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese (Cass. n. 19155/2013). Tra i crediti che, nel caso di cessione d'azienda, si trasferiscono automaticamente al cessionario rientrano anche quelli derivanti da fatti illeciti commessi in danno dell'impresa cedente, a nulla rilevando che gli stessi consistano nella lesione di interessi legittimi pretensivi od oppositivi per condotta illegittima della P.A. (Cass. n. 13692/2012). Se, in linea di principio, la cessione dell'azienda importa la cessione dei debiti e dei crediti ad essa inerenti, dagli artt. 2559 e 2560 si desume che e consentito ai contraenti di pattuire che le passività e i crediti dell'azienda siano esclusi dalla cessione, senza peraltro che ciò determini un'alterazione concettuale e giuridica della nozione di azienda (Cass. n. 1001/1979).

L'iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese

In ipotesi di trasferimento della proprietà o del godimento dell'azienda non accompagnato da pubblicità formale (nel caso in cui essa sia legislativamente imposta) o comunque «di fatto», idonea a rendere noto al pubblico l'avvenuto trasferimento, l'imprenditore cedente è, in forza del principio dell'apparenza del diritto, responsabile per le obbligazioni assunte dal cessionario ed è, quindi, passivamente legittimato nella controversia promossa, in relazione a quelle obbligazioni, dal terzo in buona fede, il quale, ignaro della cessione, abbia ragionevolmente ritenuto di aver trattato con il cedente stesso o con persona munita del potere di rappresentarlo. La ricorrenza in concreto dei presupposti per l'applicazione del suddetto principio dell'apparenza del diritto (uno stato di fatto non corrispondente allo stato di diritto; il convincimento dei terzi — derivante da errore scusabile e, come tale, immune da colpa — che lo stato di fatto rispecchi la realtà giuridica sì da indurli a regolare la loro condotta nella sfera del diritto, facendo affidamento su una situazione giuridica non vera ma apparente) costituisce valutazione di merito, incensurabile in cassazione se immune da vizi logici e giuridici (Cass. n. 2838/2005).

Fusione di società

L'inammissibilità di una fusione per incorporazione di una società irregolare o di fatto in una società regolare, discendente dall'ineseguibilità degli adempimenti prescritti dagli artt. 2502 e segg. con riguardo alla pubblicità della fusione stessa a tutela delle posizioni dei terzi, non osta a che una società regolare possa succedere nei rapporti già inerenti a una società irregolare, e quindi acquisire la legittimazione a stare in giudizio nelle controversie che li riguardino, per effetto di altre vicende negoziali idonee al conseguimento di un risultato analogo a detta fusione, come nel caso in cui, dopo lo scioglimento e la liquidazione della società irregolare, residui un'azienda in comunione degli «ex» soci, che poi venga conferita, con i relativi rapporti, nella società regolare (Cass. n. 58/1989).

Bibliografia

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