Codice Civile art. 2581 - Trasferimento dei diritti di utilizzazione.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Trasferimento dei diritti di utilizzazione.

[I]. I diritti di utilizzazione sono trasferibili.

[II]. Il trasferimento per atto tra vivi deve essere provato per iscritto [2725] (1).

(1) V. artt. 107 ss. l. 22 aprile 1941, n. 633.

Inquadramento

Il trasferimento dei diritti di utilizzazione trova una disciplina dettagliata nell'art. 107 l. n. 633/1941. In realtà, la legge speciale prevede le figure tipiche del contratto d'edizione (art. 118) e dei contratti di rappresentazione e d'esecuzione (art. 136). I diritti di utilizzazione economica possono essere trasferiti anche mediante i negozi previsti dal codice civile, fatta salva l'applicazione delle norme previste dalla disciplina speciale.

In tema di trasmissione dei diritti di utilizzazione economica delle opere dell'ingegno, per stabilire se e quali diritti patrimoniali abbiano formato oggetto del trasferimento occorre risalire alla volontà contrattuale delle parti, alla stregua della quale vanno individuati il contenuto e la portata del contratto. E questo un giudizio di fatto, riservato al giudice di merito e non sindacabile in Cassazione, se sorretto da motivazione immune da vizi logici o giuridici (Cass. n. 3004/1973). L'art. 107 l. n. 633/1941, stabilendo che i diritti di utilizzazione spettanti agli autori delle opere dell'ingegno, nonché i diritti connessi aventi carattere patrimoniale possono essere acquistati, alienati o trasmessi in tutti i modi e forme consentiti dalla legge, disciplina la circolazione, anche separata, delle facoltà derivanti dal diritto d'autore secondo le regole ordinarie dei contratti, cosicché detta circolazione, fatti salvi i limiti di inalienabilità stabiliti dalla normativa speciale, si realizza in base ai negozi, tipici o atipici, volta a volta utilizzabili dall'autonomia privata; è pertanto da escludere che la citata norma consenta alle parti di perseguire la causa tipica di liberalità, consistente nel diretto arricchimento dell'oblato senza alcun corrispettivo, con un negozio sottratto agli obblighi di forma della donazione (Cass. n. 5461/2002).

Trasferimento del diritto

Per quanto lo consente la immaterialità del bene che ne è l'oggetto, il diritto patrimoniale d'autore è assimilabile al diritto di proprietà, cui lo accomunano le caratteristiche della assolutezza, nel senso che vi corrisponde un generale dovere di astensione da parte di ogni altro consociato, della elasticità, come attitudine ad espandersi fino a comprendere tutte le possibili facoltà di godimento e di disposizione e non soltanto quelle tipiche enumerate dalla legge, e della realità, in quanto assicura al suo titolare una signoria immediata sul bene immateriale (Cass. n. 3004/1973). Secondo la giurisprudenza, deve essere considerata ammissibile anche la cd. vendita dell'opera dell'ingegno, intesa come trasferimento definitivo e dietro corrispettivo di tutti i diritti di utilizzazione economica, senza obbligo per l'acquirente di pubblicare l'opera (Cass. n. 1961/247). Con riguardo alle utilizzazioni economiche di un'opera dell'ingegno, non sono configurabili situazioni possessorie idonee a comportare l'acquisizione per usucapione dei relativi diritti (Cass. n. 826/1977). In tema di diritto d'autore, la titolarità esclusiva dei diritti di sfruttamento economico, per le opere dell'ingegno realizzate su commissione, spetta al committente solo laddove l'attività inventiva e la creazione dell'opera costituiscano l'oggetto del contratto di lavoro autonomo o di appalto (Cass. n. 19335/2022, nella specie, la S.C. ha confermato la decisione di merito secondo cui la realizzazione dei "files sorgente" - ossia i files aperti e modificabili - non rientrava nell'oggetto del contratto concluso con una casa farmaceutica, avendo rappresentato un mero passaggio seguito dall'appaltatore per adempiere al contratto e fornire al committente il corpus mechanicum, ossia i files esecutivi relativi a immagini di confezioni, foglietti illustrativi e materiale pubblicitario inerente ai farmaci commercializzati). La transazione, con la quale l'autore della parte letteraria di un'opera lirica accetti una determinata somma, a tacitazione dei diritti sui proventi dell'utilizzazione economica dell'opera stessa, non estende i suoi effetti ai profitti che derivino da un sopravvenuto prolungamento della tutela del diritto (patrimoniale) d'autore, in forza di nuove norme giuridiche, ovvero dalla sopravvenuta adottabilità di nuovi mezzi di sfruttamento e diffusione, sconosciuti all'epoca del contratto, ove risulti che la transazione medesima non abbia comportato una totale abdicazione di detto coautore alla propria quota di comproprietà sull'opera, ma abbia soltanto regolato le spettanze sui proventi riferibili alla normativa allora in vigore, ed ai mezzi di sfruttamento economico allora conosciuti (nella specie, Giovanni Verga, Pietro Mascagni e l'editore sonzogno, avevano stipulato, nel 1893, una transazione in base alla quale il primo, riconosciuto coautore dell'opera lirica 'Cavalleria rusticana, quale autore del dramma rielaborato senza apporto creativo nel libretto, con sentenza passata in giudicato, aveva accettato una somma a tacitazione, 'per il passato e per il futuro', di ogni suo diritto inerente all'utilizzazione economica dell'opera medesima. I giudici del merito, pronunciando in controversia promossa dall'erede del Verga, avevano ritenuto che detta transazione non pregiudicasse i suoi diritti sulle utilizzazioni dell'opera che erano state consentite dal prolungamento della tutela del diritto d'autore, disposta dalla l. n 1950/1925, e dall'acquisizione di nuovi mezzi di divulgazione — acustici e visivi — sconosciuti alla data del contratto. La Suprema Corte, premesso il principio di cui sopra, ha ritenuto corretta detta statuizione, in quanto fondata su una logica ed esauriente interpretazione dell'oggetto della transazione) (Cass. n. 826/1977).

Conflitto tra più acquirenti

Se "il possesso e il potere sulla cosa che si manifesta in un'attività corrispondente all'Esercizio della proprietà o di altro diritto reale" (art 1140), e se i diritti di utilizzazione economica dell'opera intellettuale hanno tutte le caratteristiche dei diritti reali, e configurabile come possesso la posizione di chi di fatto si trovi, rispetto alle possibilità di sfruttamento economico dell'opera, nello stesso rapporto in cui si troverebbe se fosse titolare dei relativi diritti. Pertanto, va individuato nella norma dell'art. 1155 il criterio risolutivo del conflitto tra più acquirenti dei medesimi diritti di utilizzazione economica di un'opera dell'ingegno (Cass. n. 3004/1973).

Forma del contratto

La norma dell'art. 110 l. n. 633/1941(l. sul diritto d'autore), nel prevedere che la trasmissione dei diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno deve essere provata per iscritto, si riferisce all'ipotesi in cui il trasferimento viene invocato dal cessionario nei confronti di chi si vanti titolare del medesimo diritto a lui ceduto; essa pertanto non opera al di fuori del conflitto tra titoli, ovvero tra pretesi titolari del medesimo diritto di sfruttamento, allorché il trasferimento sia invocato dal cessionario del diritto di utilizzazione nei confronti del terzo che, senza vantare una posizione titolata, abbia violato tale diritto, compiendo atti di sfruttamento del medesimo bene, in tal caso l'acquisto potendo, quale semplice fatto storico, essere provato anche mediante mezzi diversi dal documento (Cass. n. 3390/2003). Ai fini della esposizione, riproduzione o messa in commercio di un ritratto fotografico di una persona è sufficiente il consenso del titolare, anche tacito, atteso che per la sua manifestazione non sono richieste forme particolari dall'art. 96 l. n. 633/1941, mentre l'art. 110 della suddetta legge, il quale richiede la forma scritta per la prova dei contratti aventi ad oggetto la trasmissione dei diritti di utilizzazione dell'immagine, è volto unicamente va disciplinare i conflitti tra pretesi titolari del medesimo diritto di sfruttamento delle immagini. Il trasferimento dei diritti di utilizzazione dell'opera dello ingegno deve essere provato per iscritto, ma la forma scritta, essendo richiesta ad probationem, non costituisce requisito per la validità della cessione

L'art. 110 l. n. 633/1941 sul diritto d'autore, nel prevedere che la trasmissione dei diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno deve essere provata per iscritto, non è applicabile quando il committente abbia acquistato i diritti di utilizzazione economica dell'opera per effetto ed in esecuzione di un contratto d'appalto concluso con l'autore, poiché, in tal caso, non ha luogo un trasferimento, dal momento che tali diritti sorgono direttamente in capo al committente (Cass. n. 18633/2017 ).

Il contratto di edizione

Il contratto di edizione regolato dall'art. 118 e ss l. n. 633/1941 è un contratto tipico. Con esso l'autore concede ad un editore l'esercizio del diritto di pubblicare l'opera a spese dell'editore. Il compenso, salvo patto contrario, consiste in una partecipazione agli utili calcolata sul prezzo di copertina degli esemplari venduti.

Secondo l'art. 122 l. n. 633/1941 il contratto di edizione può essere di due tipi: a) per edizione, quando conferisce all'editore il diritto di eseguire una o più edizioni entro venti anni dalla consegna del manoscritto; b) a termine, quando conferisce all'editore il diritto di eseguire quel numero di edizioni che stimi necessario durante il termine convenuto che non può eccedere i venti anni e per il numero minimo di esemplari per edizione che deve essere indicato nel contratto, a pena di nullità del contratto stesso.

Copyright

Il termine copyright — come può desumersi, attraverso la relativa legge di ratifica, (l. n. 923/1956), dall'articolo terzo della convenzione universale di Ginevra sui diritti di autore del 16 settembre 1952 — indica quel particolare diritto di utilizzazione economica, previsto dall'art. 13 l. n. 633/1941, che normalmente si esercita mediante la moltiplicazione dell'opera per mezzo della stampa. Il diritto di usare il simbolo (C) (copyright), seguito dal nome, appartiene, alla stregua dell'ordinamento italiano, all'autore o al suo avente causa, quando la pubblicazione dell'opera venga attuata direttamente dai medesimi (normalmente attraverso la stipulazione di un contratto di stampa, che rientra nell'ampia figura della locatio operis) appartiene, invece, all'editore, quando la pubblicazione stessa venga attuata mediante la stipulazione del contratto di edizione, che trasferisce appunto all'editore il relativo diritto. Il principio trova applicazione anche nell'ipotesi in cui il diritto di utilizzazione economica si riferisca alla pubblicazione di opere in raccolta e, ove tale diritto spetti su alcune delle opere ad un soggetto diverso e la raccolta sia stata pubblicata in volumi distinti, alcuni dei quali contengano esclusivamente opere appartenenti a questo ultimo, il copyright deve ritenersi legittimamente usato dal titolare del diritto di utilizzazione della raccolta solo se la rivendicazione di titolarità esclusiva del diritto di stampa, che esso esprime, coesista con indicazione atta a porre in evidenza che i singoli volumi appartengano alla raccolta (Cass. n. 587/1969).

Bibliografia

Ascarelli, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 698; Auteri, in AA.VV., Diritto Industriale, proprietà intellettuale e concorrenza, 4° ed., 492; Caselli, Codice del diritto d'autore,Torino, 1943, 325; Cavani, in La legge sul software. Commento sistematico, in Quaderni di Aida, Milano, 1994; Santini, I diritti della personalità nel diritto industriale, Padova, 1959, 40.

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