Codice Civile art. 2585 - Oggetto del brevetto.Oggetto del brevetto. [I]. Possono costituire oggetto di brevetto le nuove invenzioni atte ad avere una applicazione industriale, quali un metodo o un processo di lavorazione industriale, una macchina, uno strumento, un utensile o un dispositivo meccanico, un prodotto o un risultato industriale e l'applicazione tecnica di un principio scientifico, purché essa dia immediati risultati industriali. [II]. In quest'ultimo caso il brevetto è limitato ai soli risultati indicati dall'inventore (1). InquadramentoAi fini del riconoscimento del brevetto per invenzione industriale si richiede, sotto il profilo sostanziale, che l'invenzione si fondi sulla soluzione di un problema tecnico non ancora risolto e sia idonea ad avere concrete realizzazioni nel campo industriale, tali da apportare un progresso rispetto alla tecnica ed alle cognizioni preesistenti (novità estrinseca) e da esprimere un'attività creativa dell'inventore, che non sia semplice esecuzione di idee già note e rientranti nella normale applicazione dei principi conosciuti (novità intrinseca); sotto il profilo formale, è invece necessaria la descrizione chiara e completa, consistente nell'indicazione del problema tecnico rispetto al quale il trovato si pone come soluzione, del gradiente di attività inventiva o comunque dell'utilità che il trovato medesimo persegue rispetto alla tecnica nota, la cui mancanza non può essere colmata ex post, dalla parte o dal consulente tecnico, a seguito della contestazione sulla validità del brevetto (Cass. n. 23414/2009). In tema di invenzioni industriali, il giudice di merito, per respingere la domanda di nullità del brevetto, deve accertare, oltre alla novità delle rivendicazioni, la sufficiente altezza inventiva del trovato e il requisito della industrialità (Cass. n. 17376/2012). In tema di brevetti, ai sensi degli artt. 2592, 12 r.d. n. 1127/1939 e 2 r.d. n. 1411/1940, il requisito della novità intrinseca non richiede un grado di creatività ed originalità assolute rispetto a qualsiasi precedente cognizione, essendo sufficiente che esso si concretizzi in un progresso di idee, in un miglioramento della tecnica preesistente ed in una realizzazione idonea a risolvere problemi e a soddisfare interessi industriali prima non risolti e non soddisfatti. Ne consegue che una siffatta novità si verifica sia nel caso di coordinamento originale e ingegnoso di elementi e mezzi già conosciuti, quando ne derivi un risultato nuovo tecnicamente ed economicamente utile (invenzione di combinazione), sia nel caso di trasposizione di un principio noto o di una precedente invenzione in un settore diverso e con un risultato diverso (invenzione di traslazione)(Cass. n. 839/1995). Al fine del riscontro della validità di un brevetto per invenzione industriale, il requisito della novità intrinseca, da individuarsi nell'originalità od apporto creativo del trovato, per la soluzione di problemi tecnici in precedenza non risolti, o risolti in modo diverso e meno conveniente (cosiddetta invenzione di perfezionamento), non può essere escluso per il solo fatto che il titolare del brevetto, negli Atti processuali diretti ad investire il giudice della questione, abbia enunciato detta novità, senza provvedere ad un'esauriente descrizione del trovato, dovendosi ritenere sufficiente a consentire l'indicata indagine, in considerazione del tecnicismo caratterizzante la materia, l'allegazione a quegli Atti processuali della copia della descrizione prodotta con la richiesta del brevetto medesimo (Cass. n. 918/1985). GeneralitàCostituisce invenzione brevettabile, ai sensi del r.d. n. 1127/1939, soltanto l'idea caratterizzata dal suo contenuto, che deve consentire il superamento di un problema allo stato non risolto dalla tecnica e concretizzarsi in una materialità dentro un prodotto industriale che nella sua utilizzazione consente di ripetere l'effetto del principio innovativo; non costituiscono, pertanto, invenzioni brevettabili, le idee ed i progetti come tali, ovvero le vere e proprie idee di impresa, le quali, in quanto realizzano il diritto di iniziativa privata e dunque le finalità della concorrenza, non sono in alcun modo monopolizzabili (Nella fattispecie, la S.C. ha confermato la decisione di merito, che aveva considerato non brevettabile l'idea di sfruttare, attraverso un progetto adeguato, lo spazio al di sopra delle linee elettriche delle stazioni ferroviarie) (Cass. n. 7597/2004). In tema di brevetti per invenzioni industriali, il requisito della novità intrinseca non richiede un grado di creatività sorprendente e geniale, o di assoluta originalità rispetto a qualsiasi precedente cognizione, essendo sufficiente che esso si concretizzi in un progresso o miglioramento, sia pure di modesto valore, alla tecnica preesistente, in una realizzazione idonea a soddisfare interessi industriali e commerciali prima insoddisfatti, o soddisfatti in maniera diversa. L'indicato requisito, pertanto, deve essere riconosciuto anche nel caso di coordinamento originale ed ingegnoso di elementi e mezzi già conosciuti, ove consegua un risultato tecnico nuovo ed economicamente utile (cosiddetta invenzione di combinazione); nel caso di risoluzione in modo diverso e più conveniente di un problema tecnico già risolto da precedente invenzione (cosiddetta invenzione di perfezionamento); nel caso di trasposizione di un principio noto o di una precedente invenzione ad un risultato finale diverso (cosiddetta invenzione di traslazione) (Cass. n. 4129/1976). La modificazione di una macchina preesistente supera i limiti di contenuto propri del modello di utilità, e realizza i requisiti dell'invenzione industriale, qualora non si traduca nel semplice conferimento di maggiore efficacia e comodità d'impiego alla macchina medesima, ma bensì comporti, tramite trasformazioni sostanziali, che siano frutto di originali intuizioni, la creazione di uno strumento tecnicamente e funzionalmente diverso, nel senso dell'utilizzazione di nuovi principi e del conseguimento di nuovi risultati (Cass. n. 594/1978). Le modificazioni che accedono ad un'invenzione già brevettata, qualora non esauriscano la loro portata in una maggiore efficacia o comodità di impiego di un oggetto, del quale rimangano inalterate la natura e la funzione, ma trasformino l'oggetto medesimo in una cosa sostanzialmente diversa, esulano dall'ambito del modello di utilità, rientrando in quello dell'invenzione industriale (Cass. n. 4129/1976). Non basta che un ritrovato sia nuovo o d'importanza industriale perché lo si debba, per ciò solo, elevare al livello di invenzione, occorrendo a tal fine che, accanto ai due requisiti suddetti, sussista, con carattere di essenzialità e come elemento di differenziazione, anche quello concernente l'apporto creativo che, deve consistere non in una semplice innovazione o modifica volta a rendere più comoda l'applicazione o più efficace l'impiego di un bene d'uso già esistente e già noto così nella creazione di un nuovo risultato, e cioè, nella messa in luce di un nuovo rapporto di forze naturali nel mondo dei fenomeni fisici o chimici attuata mediante la scoperta di nuove cause o di nuovi effetti (Cass. n. 3717/1968). In materia di brevetti, per la sussistenza del requisito della novità intrinseca dell'invenzione non è richiesto un grado di novità ed originalità assoluto rispetto a qualsiasi precedente cognizione, ma è sufficiente che essa riguardi nuove implicazioni e nuovi usi di elementi già noti, associati o coordinati in modo da ottenere un risultato industriale nuovo, economicamente utile (Cass. n. 12510/2015). Novità estrinsecaLa divulgazione, perché possa far perdere all'invenzione industriale il requisito della novità, sì da impedire la concessione di un valido brevetto, deve consistere in una comunicazione o diffusione che porti il ritrovato a conoscenza di un numero indeterminato di persone, le quali siano poste in grado di apprenderne gli elementi essenziali e caratteristici, in modo da poterlo riprodurre, attuando così la invenzione. Non vi è quindi divulgazione, ai sensi dell'art. 15 r.d. n. 1127/1939 (ora art. 47 d.lgs. n. 30/2005), allorquando i terzi posti a conoscenza dell'invenzione siano obbligati a mantenere il segreto (dipendenti, collaboratori, finanziatori e simili), o siano persone inesperte, incapaci di comprendere e di attuare o far attuare da altri l'invenzione, o quando l'invenzione venga fatta conoscere sommariamente o parzialmente, cioè in alcuni soltanto degli elementi o fattori che la compongono, sì da renderne impossibile l'attuazione. E neppure può parlarsi di divulgazione allorché il nuovo ritrovato sia stato semplicemente visto da terzi, ai quali non siano state fornite notizie idonee alla realizzazione dello stesso (Cass. n. 9291/2010). Il carattere della novità dell'invenzione richiede che il trovato, per una persona esperta del ramo cui si riferisce, non risulti in modo evidente dallo stato della tecnica e non è escluso dal solo fatto che due brevetti sono connotati dalla identità della funzione, ossia permettono di realizzare uno stesso obiettivo industriale, che ben può essere conseguito mediante differenti soluzioni tecniche; pertanto, l'accertamento della contraffazione riposa su un delicato giudizio di valore, riservato al giudice del merito, che deve essere fondato sulla specifica persuasività della motivazione la quale, conseguentemente, deve dare conto della esaustiva valutazione dei possibili indizi, delle risultanze istruttorie, anzitutto tecniche, e delle contrapposte ragioni delle parti (Nella fattispecie, concernente la contraffazione di un brevetto avente ad oggetto un sistema di rilevazione a distanza del consumo elettrico dell'utente e di riduzione dell'energia erogata, la S.C. ha annullato, con rinvio, la sentenza di merito che aveva ritenuto fondata la domanda, valorizzando l'identità' della funzione dei brevetti, anziché prendere in esame il profilo delle soluzioni tecniche con le quali l'invenzione era stata realizzata, senza considerare compiutamente se lo stato delle conoscenze tecniche successive al brevetto del quale si lamentava la contraffazione consentisse appunto una diversa soluzione rispetto a quella oggetto di quest'ultimo, discostandosi dalle conclusioni del c.t.u., senza esplicitare le ragioni in grado di dimostrare che il secondo brevetto non era fondato sull'adozione di una diversa tecnica) (Cass. n. 17993/2005). In tema di brevetti per invenzioni industriali, il requisito della novità intrinseca non richiede un grado di creatività sorprendente e geniale, o di assoluta originalità rispetto a qualsiasi precedente cognizione, essendo sufficiente che esso si concretizzi in un progresso o miglioramento, sia pure di modesto valore, alla tecnica preesistente, in una realizzazione idonea a soddisfare interessi industriali e commerciali prima insoddisfatti, o soddisfatti in maniera diversa. Requisito della industrialitàIl requisito dell'industrialità, affinché una nuova invenzione possa essere oggetto di brevetto, richiede l'idoneità dell'invenzione medesima a trovare concreta applicazione, in relazione al progresso della tecnica ed al soddisfacimento di bisogni umani, mentre prescinde dalla convenienza economica di tale attuazione, alla stregua dei costi e dei presumibili vantaggi (Cass. n. 3714/1980). Proposta dall'attore, in base ai propri brevetti, azione di nullità di un successivo brevetto conseguito dal convenuto e di contrapposizione dei relativi prodotti, ove il convenuto deduca, a sua volta, l'invalidità dei brevetti ottenuti dall'attore, il giudice legittimamente dispone consulenza tecnica diretta ad accertare la novità e l'industrialità dei brevetti dell'attore, riservandosi di esaminare le eccezioni del convenuto solo in caso di risposta affermativa al quesito (Cass. n. 3704/1971). In tema di brevetti per invenzioni industriali l'attitudine del ritrovato ad avere applicazione industriale consiste nella obiettiva idoneità dell'invenzione ad essere attuata in modo da soddisfare i bisogni di una serie indeterminata di persone e va riconosciuta alle invenzioni suscettibili di applicazione concreta, cioè capaci di condurre ad un risultato immediato ed utilizzabile nell'ambito della tecnica industriale, in contrapposizione a quelle in cui l'idea di soluzione sia meramente teorica e si limiti all'astratta intuizione di principi scientifici o alla ipotizzazione di effetti potenziali o latenti. Pertanto la questione concernente il grado di funzionalità di un determinato dispositivo non riguarda il requisito dell'industrialità (Cass. n. 2061/1971). BibliografiaAscarelli, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 698; Auteri, in AA.VV., Diritto Industriale, proprietà intellettuale e concorrenza, 4° ed., 492; Caselli, Codice del diritto d'autore,Torino, 1943, 325; Cavani, in La legge sul software. Commento sistematico, in Quaderni di Aida, Milano, 1994; Santini, I diritti della personalità nel diritto industriale, Padova, 1959, 40. |