Codice Civile art. 2587 - Brevetto dipendente da brevetto altrui.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Brevetto dipendente da brevetto altrui.

[I]. Il brevetto per invenzione industriale, la cui attuazione implica quella d'invenzioni protette da precedenti brevetti per invenzioni industriali ancora in vigore, non pregiudica i diritti dei titolari di questi ultimi, e non può essere attuato né utilizzato senza il consenso di essi.

[II]. Sono salve le disposizioni delle leggi speciali (1).

(1) V. d.lg. 10 febbraio 2005, n. 30.

Inquadramento

Al fine della brevettabilità di un'invenzione industriale, il requisito della novità intrinseca non postula un grado di creatività ed originalità assolute, rispetto a precedenti cognizioni od invenzioni, ma ricorre anche in un progresso o miglioramento di idee e tecniche preesistenti, idoneo a risolvere problemi ed a soddisfare interessi industriali prima non risolti o soddisfatti, come si verifica nel caso di coordinamento originale ed ingegnoso di elementi e mezzi già conosciuti con risultato tecnicamente nuovo ed economicamente utile (cosiddetta invenzione di combinazione), ovvero nel caso della risoluzione in forme diverse e più convenienti di problemi tecnici precedentemente risolti in altro modo (cosiddetta invenzione di perfezionamento), ovvero nel caso di trasposizione di un principio noto o di una precedente invenzione in un diverso settore e con un diverso risultato finale (cosiddetta invenzione di traslazione) (Cass. n. 5570/1980). Non configura una nuova invenzione autonomamente brevettabile l'applicazione di una precedente invenzione ad un campo diverso da quello in cui l'invenzione originaria è stata concepita, quando un tecnico medio del settore possa senza difficoltà procedere all'adattamento, atteso che l'attività inventiva presuppone la «non evidenza» della soluzione del problema per il tecnico medio del settore (nella specie, trattavasi della utilizzazione di un giunto, oggetto di un brevetto inglese, per la fabbricazione di un tavolo) (Cass. n. 2398/1995). Nel modello di utilità la novità intrinseca, che opera sul piano dell'efficacia e della comodità di impiego di uno strumento già noto, è connessa ad un'idea nuova che, pur non essendo tale da far qualificare il trovato come vera e propria invenzione, tuttavia, configurando diversamente un meccanismo già noto, gli consente di fornire nuova utilità. Essa, se non presuppone, come per l'invenzione industriale, l'acquisizione di ulteriori conoscenze scientifiche, ovvero la scoperta di un nuovo rapporto causa effetto riproducibile in una macchina, deve comunque consistere nella realizzazione di una forma nuova di un prodotto noto che quanto meno accresca l'utilità dallo stesso fornita (Cass. n. 1986/1996). Il perfezionamento, la combinazione o la traslazione di elementi già acquisiti con precedenti invenzioni industriali possono configurare autonoma invenzione brevettabile (cosiddetta invenzione derivativa) qualora realizzino una novità, rispetto alla normale utilizzazione del patrimonio comune della tecnica ed all'ordinario sviluppo delle pregresse invenzioni, che vada oltre l'incremento quantitativo dell'efficacia e comodità di impiego, proprio del modello di utilità, e presenti caratteri qualitativi, nel senso cioè che la novità medesima si traduca in un salto originale della tecnica, con riferimento sia al momento della creazione intellettuale sia a quello della sua pratica trasfusione in un risultato economico-industriale (Cass. n. 3932/1984).

Bibliografia

Ascarelli, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 698; Auteri, in AA.VV., Diritto Industriale, proprietà intellettuale e concorrenza, 4° ed., 492; Caselli, Codice del diritto d'autore,Torino, 1943, 325; Cavani, in La legge sul software. Commento sistematico, in Quaderni di Aida, Milano, 1994; Santini, I diritti della personalità nel diritto industriale, Padova, 1959, 40.

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