Codice Civile art. 2597 - Obbligo di contrattare nel caso di monopolio.InquadramentoNei contratti di somministrazione di servizi pubblici essenziali (nella specie, energia elettrica) l'inserimento di diritto di modifiche al regolamento contrattuale in forza dell'art. 1339 determina un nuovo momento genetico del rapporto dal quale discende l'obbligo per il contraente monopolista di applicare uniformemente, ove richiesto, le nuove condizioni generali di utenza anche ai rapporti già in essere, in forza dell'obbligo di parità di trattamento di cui all'art. 2597 (Cass. n. 26354/2013). In tema di obbligo legale a contrarre, l'art. 11 d.P.R. n. 342/1965, che consente all'Enel di impartire, anche alle imprese esercenti attività elettriche (non soggette a trasferimento ai sensi dell'art. 4, n. 8, l. n. 1643/1962), disposizioni per «eliminare carenze del servizio elettrico» e «per soddisfare i bisogni dell'utenza», si riferisce soltanto ad esigenze funzionali del servizio elettrico, non anche alla somministrazione dell'energia elettrica ai singoli utenti. Ne consegue che, da tale disposizione, non può farsi derivare il potere dell'Enel di imporre, ad un'impresa o ad un ente esercente l'attività di produzione e distribuzione di energia elettrica, che non si trovi in una situazione di monopolio, l'obbligo — ex art. 2597. — di concludere il contratto con il singolo utente (Cass. n. 11714/2002). Nei contratti di fornitura attinenti a servizi pubblici essenziali, deve ritenersi consentita la previsione di un termine, con facoltà dell'ente fornitore di disdetta alla relativa scadenza, al fine di evitare la rinnovazione tacita del rapporto, senza che siffatta clausola sia soggetta ad autorizzazione od approvazione dell'autorità di vigilanza (posto che limiti alla libertà negoziale sono contemplati solo per le tariffe e gli altri corrispettivi). Peraltro, tenendo conto dell'obbligo di contrattare e di osservare parità di trattamento, di cui all'art. 2597, l'esercizio di detta facoltà è legittimo solo se funzionale alla stipulazione di una nuova fornitura, secondo condizioni conformi a quelle praticate agli altri utenti, ed altresì obiettivamente ragionevoli ed eque (Cass. n. 5582/2003). Il quadro generale della disciplina delle associazioni (riconosciute o meno) è caratterizzato dall'assenza di qualsiasi previsione normativa che valga a configurare, a carico di un'associazione, un obbligo di accogliere le domande di ammissione di volta in volta presentate da chi si dimostri in possesso dei requisiti richiesti. Pertanto, nell'assenza di qualsivoglia obbligo di tal genere, l'ammissione resta, pur sempre, sia da parte dell'associazione, sia da parte di chi aspiri ad entrarvi, un atto di autonomia contrattuale, sicché l'adesione ad un ente già costituito non si sottrae al requisito dell'accordo delle parti, necessario per la conclusione di ogni contratto. Né ha pregio richiamare la disciplina dell'obbligo a contrarre che l'art. 2597 pone a carico del monopolista legale, ed invocarne l'applicazione analogica nel caso in esame. Una tale norma, infatti, prende in considerazione l'ipotesi dell'impresa che goda dell'esclusiva dell'offerta di beni o servizi, o in virtù di legge, o in base ad una concessione amministrativa, e, in armonia con il principio dell'utilità sociale di cui all'art. 41 Cost., fissa, a tutela del consumatore, l'obbligo di contrattare del monopolista. Ma, ovviamente, una tale disciplina — che già non può essere applicata analogicamente all'ipotesi del monopolista di fatto — meno che mai può trovare applicazione in una materia — quale quella delle associazioni — che si rende del tutto estranea alla tematica del monopolio. (Cass. n. 3980/1997). La l. n. 416/1981, che disciplina il procedimento di rilascio dell'autorizzazione alla vendita di giornali, fissa i criteri ai quali le pubbliche amministrazioni devono attenersi nella localizzazione dei punti ottimali di vendita, al fine di incrementare la diffusione della stampa periodica, e regola i rapporti tra le imprese di distribuzione e gli editori, imponendo, fra l'altro, alle prime (art.16) di assicurare il servizio a tutte le testate che ne facciano richiesta, ma non introduce, a carico delle stesse, l'obbligo legale di contrattare con tutti i rivenditori esistenti, i quali, pertanto, non possono far valere alcun diritto alla fornitura del prodotto, né ai sensi dell'art. 41 Cost., né ai sensi dell'art. 2597 — che, prevedendo l'obbligo a contrattare dell'imprenditore monopolista, è diretto esclusivamente a tutelare il consumatore del prodotto medesimo, non già il suo rivenditore (Cass. n. 1785/1994). GeneralitàNel contratto di fornitura di energia elettrica da parte dell'Enel (il quale, pur vertendosi in tema di servizio pubblico essenziale reso da un ente strumentale dello stato, ha natura privatistica), deve ritenersi consentita la previsione di un termine, con facoltà dell'ente medesimo di disdetta alla relativa scadenza, al fine di evitare la rinnovazione tacita del rapporto, senza che siffatta clausola sia soggetta ad autorizzazione od approvazione dell'autorità di vigilanza (posto che limiti alla libertà negoziale sono contemplati solo per le tariffe e gli altri corrispettivi). Peraltro, tenendo conto dell'Obbligo di contrattare e di osservare parità di trattamento, di cui all'art. 2597, l'esercizio di detta facoltà è legittimo solo se funzionale alla stipulazione di una nuova fornitura, secondo condizioni conformi a quelle praticate agli altri utenti, ed altresì obiettivamente ragionevoli ed eque (Cass. n. 7159/1990). L'Obbligo di contrattare previsto dall'art. 2597 per colui che esercita un'impresa in condizione di monopolio, comportando un limite all'autonomia negoziale del privato ed una deroga al principio generale della liberta contrattuale, costituisce il naturale correttivo che assicura all'utente o al consumatore la possibilità del servizio. E, in caso di inadempimento dell'Obbligo di contrarre, l'autorità giudiziaria può sostituirsi alla parte inadempiente e costituire fra le due parti il rapporto giuridico, mediante sentenza che produce gli effetti stessi del contratto non concluso (Cass. n. 3914/1968). In ipotesi di gestione di un servizio pubblico da parte di un ente pubblico, in Forma d'impresa ed in condizioni di monopolio, come nel caso del servizio dell'acqua potabile gestito da un consorzio di comuni, alla posizione soggettiva del privato, che aspiri a beneficiare del servizio medesimo, deve negarsi natura e consistenza di diritto soggettivo nella fase in cui l'ente pubblico eserciti poteri d'imperio, con riguardo alle scelte inerenti a mezzi e modalità per far fronte a detto servizio, ovvero a criteri di ripartizione fra i destinatari, ma non anche quando, esso operate tali scelte, agisca sul piano privatistico, mediante rapporti negoziali con gli utenti. In questa seconda fase il suddetto ente resta obbligato, in applicazione dell'art. 2597, a contrattare con chiunque richieda le prestazioni formanti oggetto dell'impresa, osservando la parità di trattamento, e deve conseguentemente riconoscersi al privato il diritto soggettivo, tutelabile davanti al giudice ordinario, di ottenere la stipulazione del contratto di fornitura secondo le condizioni già determinate. Tale principio non può trovare deroga, in relazione al suddetto caso del servizio dell'acqua potabile, sotto il profilo che la richiesta di utenza riguardi un fabbricato realizzato senza licenza o concessione, trattandosi di circostanza rilevante solo al diverso fine degli eventuali interventi dell'autorità comunale in tema di repressione degli abusivismi edilizi (Cass. S.U., n. 353/1985). In favore dell'imprenditore che somministri beni o presti servizi in regime di monopolio legale, trovano applicazione, in assenza di espressa deroga, non solo l'art. 1460, sull'eccezione di inadempimento, ma anche l'art. 1461, sulla facoltà di sospendere l'esecuzione della prestazione dovuta quando sussista un evidente pericolo di non ricevere il corrispettivo in ragione delle condizioni patrimoniali dell'altro contraente, trattandosi di previsioni compatibili con l'obbligo, posto dall'art. 2597, di contrattare e di osservare parità di trattamento. L'applicabilità di detto art. 1461, come delle altre disposizioni dettate a presidio del nesso di sinallagmaticità nella fase di esecuzione dei contratti a prestazioni corrispettive, comporta che il pagamento del debito liquido ed esigibile, ricevuto dal monopolista nell'anno che precede la dichiarazione di fallimento del somministrato o dell'utente, con la consapevolezza del suo stato d'insolvenza, resta soggetto alla revocatoria di cui all'art. 67, comma 2, r.d. n. 267/1942, l. fall. (per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”), non trovandosi il monopolista in una situazione differenziata rispetto agli altri creditori, e difettando di conseguenza i presupposti per cogliere nell'art. 2597 una implicita previsione di esenzione dalla revocatoria stessa (Cass. S.U., n. 1232/2004). Oggetto dell'obbligo a contrarreIl cosiddetto obbligo di contrarre — stabilito dalla legge a carico degli imprenditori che esercitino servizi di interesse generale in regime di monopolio giuridico — comporta che l'imprenditore debba stipulare il contratto con chiunque faccia richiesta del servizio, usando parità di trattamento a tutti i contraenti in ciascun gruppo di contratti omogenei, secondo le condizioni generali allo uopo previste e risultanti o direttamente dalla legge, ovvero dall'atto di concessione ovvero (come accade per l'E.N.E.L.) dalla predisposizione, da parte del monopolista, di schemi contrattuali standardizzati rispondenti al meccanismo di cui agli artt. 1341 e 1342, onde è necessario che la richiesta dell'utente si adegui alle condizioni suddette, imposte da esigenze di programmazione ed economicità che caratterizzano la posizione del monopolista stesso e possono legittimare dati criteri di priorità o limitazioni quantitative e qualitative nella stipulazione dei contratti, ancorché in osservanza del principio della parità di trattamento (nella specie, sancendo tale principio, la suprema Corte ha cassato la sentenza con la quale i giudici di merito avevano ritenuto la nullità di un contratto di somministrazione di energia elettrica, senza indagare se tale contratto contenesse in parte qua condizioni difformi da quelle normalmente praticate dal monopolista legale per rapporti analoghi) (Cass. n. 12196/1990). Nei contratti di somministrazione di servizi pubblici essenziali (nella specie, energia elettrica) l'inserimento di diritto di modifiche al regolamento contrattuale in forza dell'art. 1339 determina un nuovo momento genetico del rapporto dal quale discende l'obbligo per il contraente monopolista di applicare uniformemente, ove richiesto, le nuove condizioni generali di utenza anche ai rapporti già in essere, in forza dell'obbligo di parità di trattamento di cui all'art. 2597 (Cass. n. 26354/2013). CasisticaNel contratto di fornitura di energia elettrica da parte dell'Enel (il quale, pur vertendosi in tema di servizio pubblico essenziale reso da un ente strumentale dello stato, ha natura privatistica), deve ritenersi consentita la previsione di un termine, con facoltà dell'ente medesimo di disdetta alla relativa scadenza, al fine di evitare la rinnovazione tacita del rapporto, senza che siffatta clausola sia soggetta ad autorizzazione od approvazione dell'autorità di vigilanza (posto che limiti alla libertà negoziale sono contemplati solo per le tariffe e gli altri corrispettivi). Peraltro, tenendo conto dell'Obbligo di contrattare e di osservare parità di trattamento, di cui all'art. 2597. l'Esercizio di detta facoltà è legittimo solo se funzionale alla stipulazione di una nuova fornitura, secondo condizioni conformi a quelle praticate agli altri utenti, ed altresì obiettivamente ragionevoli ed eque (nella specie, in quanto nel nuovo contratto l'Enel voleva inserire la previsione di mutabilità della tensione, con Onere dell'utente di provvedere a proprie spese ai conseguenziali adeguamenti dei propri impianti) (Cass. n. 7159/1990). BibliografiaCottino, Diritto commerciale, I, Padova, 1999, 253; Ghidini, I limiti negoziali alla concorrenza, Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, diretto da Galgano, Padova, 1981, 89. |