Codice Civile art. 2602 - Nozione e norme applicabili (1).

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Nozione e norme applicabili (1).

[I]. Con il contratto di consorzio più imprenditori istituiscono una organizzazione comune per la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese.

[II]. Il contratto di cui al precedente comma è regolato dalle norme seguenti, salve le diverse disposizioni delle leggi speciali (2).

(1) Articolo così sostituito dall'art. 1 l. 10 maggio 1976, n. 377.

(2) V. l. 28 ottobre 1999, n. 410, nonché l'art. 130 l. 23 dicembre 2000, n. 388.

Inquadramento

Dopo la modifica dell'art. 2602, introdotta con l. n. 377/1976 e dopo l'entrata in vigore della l. n. 240/1981, la causa del contratto di consorzio non è più limitata alla disciplina della concorrenza tra imprenditori esercenti una medesima attività economica o attività economiche connesse, ma ha un ambito più vasto, grazie al quale tale contratto si rivela concepito quale strumento di collaborazione generale tra imprese diverse, volto a realizzare le più razionali ed opportune sinergie. Ne deriva che deve attribuirsi natura di consorzio con attività esterna, soggetto, pertanto, all'obbligo di deposito dei bilanci ed agli altri obblighi ex artt. 2612 e seguenti, ad un consorzio provinciale tra i bieticoltori, avente, tra gli scopi, il compito di rappresentare i consorziati, allo scopo di tutelarne gli interessi, nei rapporti con gli industriali zuccherieri e con ogni altro ente, organismo e associazione (Cass. n. 3163/1995). Il consorzio con attività esterna è un autonomo centro di rapporti giuridici, e pertanto ben può stipulare contratti anche in nome proprio (nella specie, il consorziato aveva chiesto al proprio consorzio il pagamento dell'intero corrispettivo versato dalla banca — committente verso il consorzio dell'appalto di spedizioni — per la quale aveva svolto autoservizio; la S.C., poiché l'acquisizione del contratto, concluso, come ammesso dallo statuto, in nome proprio, comportava l'affidamento del lavoro corrispondente ai singoli consorziati e poi la ripartizione tra gli stessi dell'utile conseguito, ha confermato la sentenza di rigetto della corte di merito) (Cass. n. 12958/2007). I consorzi, contrattando con i terzi, operano quali mandatari dei consorziati, per cui le obbligazioni assunte sorgono direttamente in capo al singolo consorziato, senza bisogno della spendita del nome dello stesso (Cass. n. 3829/2001). In materia di società consortile costituita secondo il tipo delle società di capitali (nella specie, Srl), la causa consortile può comportare la deroga delle norme che disciplinano il tipo adottato, qualora la loro applicazione sia incompatibile con profili essenziali del fenomeno consortile, fermo restando che siffatta deroga non può giustificare lo stravolgimento dei principi fondamentali che regolano il tipo di società di capitali scelto, al punto da renderlo non più riconoscibile rispetto al corrispondente modello legale; tra i principi inderogabili rientra quello recato dall'art. 2472, primo comma, in virtù del quale nella Srl., per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio — fatta eccezione nel caso disciplinato dall'art. 2497, secondo comma, con conseguente inapplicabilità alla società consortile Rl dell'art. 2615, secondo comma, — che prevede la responsabilità solidale dei singoli consorziati con il fondo consortile per le obbligazioni assunte dagli organi del consorzio — salvo che la responsabilità dei consorziati consortile sia prevista da specifiche norme, come nel caso di società consortile Rl appaltatrice di lavori pubblici (artt. 21, l. n. 584/1977; art. 23, comma settimo, d.lgs. n. 406/1991; art. 13, comma secondo, l. n. 109/1994) (Fattispecie alla quale ratione temporis non era applicabile la disciplina stabilita dal d.lgs. n. 6/2003) (Cass. n. 18113/2003). Il contratto di consorzio di cui all'art. 2602 non comporta l'assorbimento delle imprese contraenti in un organismo unitario, con creazione di un rapporto di immedesimazione organica tra il consorzio e le imprese consorziate ma unicamente la costituzione di una organizzazione comune per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive attività dei contraenti, avente essa stessa carattere strumentale rispetto a quella delle imprese consorziate. Ne consegue che il consorzio di cooperative ammesso ai pubblici appalti, soggetto alla disciplina speciale dettata dall'art. 27-bis d.lgs.C.p.S. n. 1577/1947, non è solidalmente responsabile nei confronti dei terzi per le obbligazioni assunte da un'impresa consorziata nell'esecuzione di un contratto di appalto a quest'ultima assegnato dal consorzio, trovando applicazione il generale principio di cui all'art. 1372, secondo comma, e ciò, a maggior ragione, nel caso in cui il consorzio sia costituito in forma di società cooperativa a r.l., attesa l'intensa autonomia di cui sono dotate le società di capitali, la quale esclude che le vicende dei rapporti facenti capo ai singoli soci possano ripercuotersi sulla società (Cass. n. 1636/2014).

I consorzi stabili con rilevanza esterna, previsti dalla l. n. 109/1994, sono enti collettivi dotati di autonomia soggettiva, organizzativa e patrimoniale rispetto alle imprese consorziate, sicché è il consorzio l'unico soggetto legittimato ad agire nei confronti del committente e titolare delle somme riscosse in esecuzione del contratto; ne consegue, pertanto, che non ha fondamento la pretesa della consorziata, assegnataria ed esecutrice dei lavori appaltati, al riconoscimento in prededuzione dei relativi crediti sulle somme incamerate dal consorzio fallito (Cass. n. 1192/2018). Il rapporto tra il consorzio stabile e la consorziata, assegnataria ed esecutrice dei lavori appaltati al consorzio, non può essere ricostruito secondo lo schema del mandato in quanto l'assegnazione dei lavori alla consorziata da parte del consorzio, essendo successiva alla costituzione del rapporto consortile e riguardando il momento esecutivo di detto rapporto, non può essere considerata un contratto (e quindi né un subappalto, né un mandato), ma solo un atto unilaterale recettizio, sicché non può riconoscersi alla consorziata il privilegio ex art. 1721 sulle somme incamerate dal consorzio fallito in esecuzione dell'appalto (Cass. n. 1192/2018).

La società consortile può svolgere una distinta attività commerciale con scopo di lucro ed è questione di merito accertare i rapporti tra la società stessa e i consorziati nell'assegnazione dei lavori o servizi per stabilire la necessità del "ribaltamento" integrale o parziale di costi e ricavi ai fini dell'imposta sul valore aggiunto; in caso di differenza tra quanto fatturato dalla società consortile al terzo committente e quanto fatturato dal consorziato alla società consortile, il consorziato ha l'onere di provare - nel rispetto dei principi di certezza, effettività, inerenza e competenza - che la differenza stessa non integri suoi ricavi occulti ovvero che essa corrisponda a provvigioni o servizi resi dal consorzio al terzo (Cass. S.U., n. 12190/2016 ).

Il consorzio costituito per gli scopi previsti dall'art. 2602, non potendo avere per sé alcun vantaggio, in quanto lo stesso, al pari dell'eventuale svantaggio, appartiene unicamente e solo alle imprese consorziate, ha l'obbligo di ribaltare sulle stesse, secondo i criteri di legge o quelli legittimamente fissati dallo statuto, se non elusivi della causa consortile e delle relative norme fiscali, tutte le operazioni economiche realizzate da una o più imprese consorziate, oppure dallo stesso consorzio con strutture proprie o con impiego di imprese terze, sicché le singole consorziate sono tenute ad emettere fattura - ai fini IVA - nei confronti del consorzio in proporzione della quota consortile, per il ribaltamento dei proventi delle commesse ad essa attribuiti, nonché autofattura, in proporzione della quota consortile, per il ribaltamento dei relativi costi (Cass. n.  13360/2019)

È devoluta alla cognizione del giudice ordinario la controversia concernente l'esistenza dell'obbligo di un Comune consorziato di contribuire alle spese consortili, ovvero la determinazione della loro entità, afferendo la questione non al cattivo uso di un potere pubblicistico, ma al diritto soggettivo a non essere obbligato a prestazioni patrimoniali fuori dei casi previsti dalla legge, e ciò anche nel caso in cui l'atto presupposto sia stato adottato in assoluta carenza di potere, atteso che l'esigenza di tutela del legittimo affidamento del privato consente, in via eccezionale, la salvezza degli atti compiuti dal funzionario di fatto, limitatamente agli effetti favorevoli invocati dal privato e non quando, dalla validità dell'atto, derivi ad esso un danno (Cass. S.U., n. 4512/2022).

Natura del consorzio

L'atto costitutivo di un consorzio, con cui più imprenditori esercenti la medesima attività economica, o attività economiche connesse, creano un'organizzazione comune per la disciplina dell'attività stessa, non è un contratto normativo, ma e un contratto in senso proprio, e pertanto soggiace alla disciplina di cui agli artt. 1321 e seguenti (Cass. n. 3399/1973). L'adesione di un nuovo soggetto ad un contratto di consorzio (ed in genere ad un contratto cosiddetto aperto) si configura come modificazione soggettiva dell'originario contratto e deve avvenire secondo le modalità indicate nell'art. 1332 cod. civ. e con l'osservanza della forma scritta stabilita per il contratto originario (Cass. n. 3399/1973). I consorzi con attività esterna, svolgendo attività ausiliaria per conto delle imprese consorziate, costituiscono, nei confronti dei terzi, autonomi centri di imputazione di rapporti giuridici e di responsabilità e, pertanto, attesa la disciplina specificamente dettata dal codice civile, che attiene al sistema di pubblicità legale relativo alla struttura organizzativa (art. 2612), alla rappresentanza in giudizio (art. 2613), al fondo comune (art. 2614) e, soprattutto, alla responsabilità nei confronti dei terzi (art. 2615), nonché il processo di assimilazione alle società per azioni, evincibile dalla parziale estensione della disciplina di dette società (art. 2615-bis, aggiunto dall'art. 4 l. n. 377/1976), partecipano della stessa natura degli imprenditori commerciali consorziati e sono assoggettabili a fallimento ai sensi dell'art. 1 r.d. n. 267/1942(legge fall.) (Cass. n. 28015/2013). Ai fini della concessione del beneficio degli sgravi contributivi previsto a favore delle imprese industriali operanti nel mezzogiorno dall'art. 18 d.l. n. 918/1968 — conv. in l. n. 1089/1968 — l'attività esterna di spedizioniere vettore svolta da un consorzio di imprese ed imputabile al medesimo, che costituisce entità giuridica autonoma rispetto alle imprese consorziate (pur essendo demandata a queste ultime la concreta realizzazione di gran parte dei trasporti) deve essere qualificata come attività di impresa industriale di trasporti ai sensi dell'art. 2195, nn. 1 e 3 (Cass. n. 2503/1993).

Si è stabilito che i quorum deliberativi delle assemblee consortili (nella specie, di un consorzio di urbanizzazione) sono disciplinati esclusivamente dagli accordi tra le parti espressi nello statuto, non trovando quindi applicazione in questi casi le regole legali in materia di comunione (Cass. n. 22957/2020).

Consorzi di cooperative

Qualora più società cooperative costituiscano un consorzio, anch'esso in forma societaria, si deve escludere, in difetto di previsione statutaria, che le deliberazioni del consorzio possano imporre pagamenti direttamente a carico dei soci di dette società, perché essi non sono soci pure del consorzio, e, quindi, si deve riconoscere a tali soci la facoltà di chiedere giudizialmente un accertamento negativo dell'efficacia vincolante delle deliberazioni medesime (difettando invece una loro legittimazione ad impugnarle, ai sensi dell'art. 2377, in relazione all'indicata carenza della qualità di soci del consorzio) (Cass. n. 7599/1990). In tema di appalti pubblici, qualora un consorzio di cooperative di produzione e lavoro (costituito ai sensi del r.d. n. 422/1909), aggiudicatario di un appalto, abbia assegnato ad una cooperativa consorziata l'esecuzione dei lavori appaltati e quest'ultima ne abbia subappaltato una parte ad altra impresa estranea al consorzio, in caso di inadempimento dell'impresa consorziata subappaltante nei confronti dell'impresa fornitrice, il consorzio non ne è responsabile in solido con l'impresa assegnataria consorziata, atteso che — in assenza di disposizioni di legge speciali contrarie e non potendo trovare applicazione l'art. 13 l. n. 109/1994, rilevante «ratione temporis», che si riferisce alla partecipazione alle procedure di affidamento di imprese e consorzi in «associazione temporanea» — valgono la regola generale di cui all'art. 1372, secondo comma, a norma del quale il contratto non produce effetti rispetto ai terzi se non nei casi previsti dalla legge, e quella di cui all'art. 1292, per il quale la solidarietà passiva nel rapporto obbligatorio presuppone una specifica previsione della legge o del titolo (Cass. n. 8124/2010).

Associazioni temporanee di imprese

La situazione giuridica che caratterizza tale figura è fornita da un lato da un rapporto contrattuale tra le imprese raggruppate e dall'altro dalla contitolarità del rapporto con la controparte (Bonvicini, 1 ss.).

Nella figura in esame si ha il conferimento di un mandato all'impresa capogruppo, trattandosi di un mandato collettivo conferito anche nell'interesse della P.A., perciò non revocabile sino al termine della gara (T.A.R. Lazio 4 luglio 1983). Si è anche precisato che l'impresa capogruppo è mandataria non del raggruppamento che non costituisce un centro autonomo d'imputazione di rapporti giuridici, ma delle singole imprese (Cons. Stato, 4 settembre 1985, n. 335).

Secondo una opinione, nel caso in esame non si può parlare di contratto associativo, perché le imprese riunite non sono disciplinate come gruppo organizzato: si avrebbe pertanto un'ipotesi di mero contratto (Bonvicini 1 ss.).

Bibliografia

Ascarelli, Teoria della concorrenza e di beni immateriali, Milano, 1960, 123; Bonvicini, Associazione temporanee di imprese, in Enc. giur., Roma, 1988, 1 ss.; Cottino, Diritto commerciale, Padova, 1999, I, 276; Volpe Putzolu, I consorzi per il coordinamento della produzione e degli scambi, Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, diretto da Galgano, Padova, 1981, 365.

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