Codice Civile art. 2648 - Accettazione di eredità e acquisto di legato.

Donatella Salari

Accettazione di eredità e acquisto di legato.

[I]. Si devono trascrivere [2660] l'accettazione della eredità [470 ss.] che importi acquisto dei diritti enunciati nei numeri 1, 2 e 4 dell'articolo 2643 o liberazione dai medesimi e l'acquisto del legato che abbia lo stesso oggetto [649].

[II]. La trascrizione dell'accettazione dell'eredità si opera in base alla dichiarazione del chiamato all'eredità, contenuta in un atto pubblico ovvero in una scrittura privata [475] con sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente [2657; 215 ss. c.p.c.].

[III]. Se il chiamato ha compiuto uno degli atti che importano accettazione tacita dell'eredità [476 ss.], si può richiedere la trascrizione sulla base di quell'atto, qualora esso risulti da sentenza, da atto pubblico o da scrittura privata con sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente [2657].

[IV]. La trascrizione dell'acquisto del legato [649] si opera sulla base di un estratto autentico del testamento [225, 228 trans.].

Inquadramento

La norma in commento, nonostante l'importanza degli effetti collegati all'esecuzione della pubblicità immobiliare, è stata di fatto quasi totalmente disapplicata.

La trascrizione dell'acquisto di eredità e dell'acquisto di legato è prevista ai fini della continuità delle trascrizioni (Natoli 125).

La stessa, sia per la dottrina che per la giurisprudenza (Cass. II, n. 12242/2011), ha quindi lo scopo di rendere continua la catena dei trasferimenti immobiliari in modo da consentire una ricostruzione precisa della storia della proprietà di un determinato bene immobile, anche quando vi siano state successioni a causa di morte. In mancanza della trascrizione prevista dalla norma in commento tutte le successive trascrizioni o iscrizioni a carico dell'erede o del legatario non producono effetto. La trascrizione degli acquisti mortis causa non riguarda, quindi, gli eventuali conflitti tra l'erede e gli acquirenti del defunto, poiché non sussiste una duplicità di acquisti, in quanto l'erede subentra nella medesima posizione giuridica del de cuius; alla trascrizione in esame non si applica l'art. 2644.

La trascrizione degli acquisti mortis causa riveste un ruolo fondamentale anche al fine della salvezza dell'acquisto dei terzi dall'erede apparente (art. 534).

Oggetto

Il comma 1 dell'art. 2648 impone la trascrizione, in primo luogo, dell'accettazione che importi acquisto del diritto di proprietà o dei diritti reali su cosa altrui (come anche l'acquisto di legato).

In dottrina (Ferri, 195-196) si è evidenziato che, ai fini della trascrizione in esame, deve accogliersi un concetto ristretto di successione, che si ha quando si succede in un diritto che esisteva in capo al de cuius; viceversa non possono annoverarsi tra gli acquisti a causa di morte quegli acquisti che, pur verificandosi in occasione della morte di un soggetto, in realtà non realizzano una vera successione in quanto trattasi di diritti che vengono a crearsi ex novo (ne resterebbero fuori tutti gli acquisti derivativo-costitutivi fondati sul testamento e tutti quegli acquisti in l'acquirente succede non al de cuius ma all'erede o ad un terzo). La norma de qua precisa poi che, oltre all'accettazione dell'eredità che importi acquisto di diritti ed all'acquisto del legato, sono oggetto di trascrizione l'accettazione dell'eredità e l'acquisto del legato che comportino la liberazione da uno dei diritti indicati nell'art. 2643 nn. 1, 2 e 4. La dottrina (Ferri) fa rilevare che dal diritto di proprietà di cui al n. 1 dell'art. 2643 non si può venire liberati; è infatti il diritto di proprietà che può venire liberato da diritti reali minori su di esso incidenti. Per liberazione da questi diritti deve intendersi la loro estinzione (per confusione nel caso di eredità). Come anticipato nel paragrafo che precede la norma nel concreto è stata quasi completamente disapplicata (Pischetola, 1712). A tal riguardo, risulta importante precisare che la trascrizione degli acquisti mortis causa non può essere surrogata dalla trascrizione del certificato di successione prevista dall'art. 5 d.l. n. 347/1990, atteso che tale pubblicità ha valore di pubblicità notizia con valenza fiscale.

La trascrizione dell'accettazione dell'eredità

L'acquisto a fini di continuità si rende pubblico mediante la trascrizione dell'accettazione. Il titolo in base al quale si opera la trascrizione di cui si discute è costituito, nel caso di accettazione espressa dell'eredità, ovviamente dall'atto di accettazione dell'eredità, ovvero dall'atto pubblico o dalla scrittura privata autenticata o accertata giudizialmente nella quale il chiamato all'eredità ha dichiarato di accettarla oppure ha assunto il titolo di erede (art. 475).

L'accettazione (art. 459) fissa definitivamente e irrevocabilmente la posizione dell'erede e costituisce il titolo per operare la trascrizione dell'acquisto ereditario e ciò tanto se l'eredità sia devoluta per legge quanto se devoluta per testamento (Ferri, 206). L'art. 2660 dispone che chi domanda la trascrizione di un acquisto a causa di morte deve presentare oltre all'atto di accettazione dell'eredità, anche un certificato di morte del de cuius ed una copia o un estratto autentico del testamento; orbene si ritiene ormai pacificamente che il titolo per la trascrizione sia sempre e solo l'atto di accettazione, mentre il testamento rappresenta un documento accessorio.

Per l'accettazione tacita la norma prevede la facoltà di richiedere la trascrizione sulla base di uno degli atti che importano accettazione tacita dell'eredità, qualora esso risulti da sentenza, da atto pubblico o da scrittura privata con sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente: è bene ricordare che nel novero di tali atti, secondo il pacifico orientamento della dottrina e della giurisprudenza, non rientra la denunzia di successione (Cass. II, n. 2403/1988). Se poi l'eredità viene accettata con beneficio d'inventario, troverà applicazione l'art. 484, il quale prescrive sia l'inserzione della relativa dichiarazione nel registro delle successioni esistente presso il Tribunale, sia la trascrizione della dichiarazione stessa, a cura del cancelliere, presso l'Ufficio dei Registri immobiliari del luogo in cui si è aperta la successione.

Parte della dottrina ha sottolineato che, nel caso di accettazione tacita, la legge avrebbe previsto una mera facoltà (e non un obbligo, come previsto per l'accettazione espressa) di richiedere la trascrizione, in ragione dei possibili dubbi interpretativi in merito agli effetti dell'atto (Mariconda, 135; contra, Gazzoni, 112).

Trascrizione dell'acquisto dell'eredità senza accettazione

Come noto, l'eredità può essere acquistata oltre con l'accettazione espressa o tacita, anche senza accettazione. Infatti i chiamati all'eredità che hanno sottratto o nascosto beni spettanti all'eredità stessa decadono dalla facoltà di rinunziarvi e si considerano eredi puri e semplici, nonostante la loro rinunzia (art. 527). Ancora, ai sensi dell'art. 485, è considerato erede puro e semplice il chiamato all'eredità che è nel possesso di beni e lascia decorrere infruttuosamente il termine per il compimento dell'inventario o per la dichiarazione di accettare o rinunciare all'eredità. In tali ipotesi ci si è, quindi, interrogati, sull'an e sul quomodo della trascrizione dell'acquisto dell'eredità senza accettazione.

È indubbio che possa procedersi alla trascrizione dell'acquisto dell'eredità senza accettazione sulla base di una sentenza di accertamento (Petrelli, 304). In alternativa alla sentenza, parte della dottrina ritiene che sia possibile formare un atto di accertamento stragiudiziale che costituirà valido titolo per l'effettuazione della pubblicità immobiliare. Altra dottrina ritiene invece che, qualora non si voglia optare per la strada lunga della sentenza di accertamento si possa attuare la pubblicità immobiliare semplicemente trascrivendo una successiva accettazione dell'eredità (Tondo, 61-62).

Acquisto e trascrizione del legato

L'ultimo comma dell'articolo in esame dispone che la trascrizione dell'acquisto del legato si opera sulla base di un estratto autentico del testamento. Occorre in effetti rammentare che, ai sensi dell'art. 649 comma 1, il legato si acquista senza necessità di accettazione, salvo rinuncia. Quindi il diritto (reale o di credito) oggetto del legato si acquista ipso iure. L'accettazione è dunque irrilevante ai fini dell'acquisto del legato; tuttavia l'accettazione non è del tutto irrilevante poiché, qualora venga effettuata, preclude la facoltà di rinuncia.

La trascrizione dei legati ex lege, in particolare il legato ex art. 540

Ci si è domandati come trascrivere i legati ex lege, ovvero di quei legati che hanno il loro titolo non nel testamento ma in una disposizione di legge. Il riferimento immediato è al diritto di abitazione previsto dall'art. 540 a favore del coniuge superstite. In tal caso fermo l'acquisto immediato e automatico del legato da parte del coniuge superstite, manca il titolo (testamento) sulla base del quale eseguire la trascrizione.

A tal riguardo una parte della dottrina (Gabrielli, 817) ritine che per la trascrizione di tale legato previsto ex lege sia sufficiente la presentazione della nota di trascrizione unitamente al certificato di morte. Altra dottrina ha affermato che titolo idoneo alla trascrizione, al di là della sentenza di accertamento, possa essere o il certificato di denuncia di successione o un atto di accettazione del legato da parte del coniuge ovvero ancora un atto notorio attestante il rapporto di coniugio. In realtà secondo l'opinione prevalente, il principio della tassatività delle trascrizioni comporta che non possa procedersi a tale formalità se non sulla base di uno dei titoli contemplati dalla legge (Boero, 488). Anche la necessità di un'accettazione espressa del legato, seppur ai fini della trascrizione, è sembrata alla dottrina più recente (Formica e Giancarli, 1623) una soluzione troppo drastica. In particolare l'eccessiva onerosità di un atto di accettazione contrasterebbe con la ratio sottesa alla norma di cui all'art. 540 (introdurre un miglioramento dello status di coniuge). La dottrina più recente ritiene quindi che, trattandosi di un legato previsto dalla legge e non dal de cuius, e per di più mancando un titolo, non si possa e no si debba attuare alcuna pubblicità immobiliare.

Anche la giurisprudenza si attesta su questa ultima soluzione (Cass. II, n. 6625/2012).

Effetto della trascrizione degli acquisti mortis causa

Occorre premettere che la trascrizione degli acquisti mortis causa non incide in nessun modo sull'efficacia degli acquisti stessi.

Infatti la funzione normale e più importante attribuita alla trascrizione non può trovare attuazione nel campo degli acquisti mortis causa, non potendosi far dipendere dalla pubblicità, l'opponibilità dell'acquisto; in altre parole, l'acquirente mortis causa, sia esso erede o legatario, non ha bisogno della trascrizione per conservare il suo acquisto; non corre rischio cioè di venire spogliato da un successivo acquirente mortis causa che trascriva prima di lui (Ferri, 189). Come detto funzione principale della pubblicità degli acquisti mortis causa è quella di garantire la continuità delle trascrizioni. In mancanza della trascrizione prevista dall'articolo in commento tutte le successive trascrizioni ed iscrizioni a carico dell'eredo o del legatario non producono effetto (art. 2650 comma 1). Alla trascrizione degli acquisti mortis causa non si applica, invece, l' art. 2644: la trascrizione, in questa ipotesi, non svolge alcun ruolo nella soluzione dei conflitti tra più successori mortis causa, dove opera il principio per cui il testamento più recente revoca, espressamente o tacitamente, quello precedente (v. da ultimo, Gazzoni, 101).

Parimenti inconfigurabile è, sul piano sostanziale, un conflitto tra un successore ed un avente causa inter vivos del de cuius: il successore a titolo universale, infatti, subentra nella medesima posizione del de cuius, di cui, come si suol dire, continua la personalità, ed è quindi parte rispetto agli atti di disposizione compiuti dal medesimo (Cass. n. 4282/1997; Cass. n. 1552/1988; Cass. n. 2800/1985).

In particolare, nel caso in cui due successivi atti di disposizione dello stesso immobile siano stati posti in essere uno dal de cuius e l'altro dal suo erede, si deve ritenere — in applicazione del principio sopra indicato — che i due atti provengano dallo stesso autore, sicché il conflitto tra i due successivi aventi causa va risolto a favore di quello il cui atto sia trascritto per primo a norma dell' art. 2644, a nulla rilevando che tale anteriore trascrizione sia fatta contro il de cuius, e non contro l'erede (Cass. n. 2583/1983). Allo stesso modo, le ipotesi di conflitto tra il legatario di un diritto reale di godimento e l'avente causa dell'erede vanno risolte ai sensi dell' art. 2644, in base alla priorità della trascrizione, e non in forza del principio di continuità consacrato negli artt. 2648 e 2650, giacché la disposizione testamentaria e l'atto di alienazione posto in essere dall'erede si considerano provenienti dalla stessa persona.

La giurisprudenza, coerentemente, ha affermato il principio dell'inopponibilità agli aventi causa dell'erede del legato testamentario di uso sull'immobile attribuito all'erede medesimo, in difetto di trascrizione (Cass. n. 1048/1995).

I conflitti tra il vero erede o legatario e l'acquirente dall'erede apparente

Funzione secondaria della trascrizione dell'accettazione dell'eredità o dell'acquisto del legato è risolvere i conflitti con gli acquirenti dall'erede apparente che, ai sensi dell'art. 534, prevalgono nei confronti del vero erede qualora trascrivano il proprio acquisto prima che il vero erede (o il legatario) trascriva, a sua volta, il proprio acquisto ovvero la domanda giudiziale nei confronti dell'erede apparente. In questo

caso la trascrizione serve, analogamente a quanto accade nell'art. 2644, a porre al riparo l'erede vero da eventuali alienazioni compiute da un erede apparente.

Idoneità della trascrizione ai fini dell'usucapione abbreviata decennale

Parte della dottrina (Ferri, 148) ritiene che la trascrizione dell'accettazione possa aver rilievo ai fini dell'usucapione decennale, tanto per l'erede vero (quanto meno per le cose che non fossero possedute dal de cuius né di sua proprietà) che per quello apparente (contra, Gazzoni, 145; Triola, 954); lo stesso varrebbe per la trascrizione del legato.

In senso negativo si è pronunziata la giurisprudenza di legittimità, che ha rilevato come per l' art. 1159 il titolo idoneo a trasferire la proprietà di beni immobili, richiesto per l'usucapione decennale, deve consistere in un negozio traslativo a titolo particolare e non può essere, quindi, ravvisato in atti diretti ad attuare un acquisto mortis causa (Cass. n. 3342/1977).

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