Codice Civile art. 2667 - Atti compiuti per persona incapace.Atti compiuti per persona incapace. [I]. I rappresentanti di persone incapaci e coloro che hanno prestato assistenza alle medesime devono curare che si esegua la trascrizione degli atti, delle sentenze o delle domande giudiziali che sono soggetti a trascrizione e rispetto ai quali essi hanno esercitato il loro ufficio. [II]. La mancanza della trascrizione può anche essere opposta ai minori [2], agli interdetti [414 ss.] e a qualsiasi altro incapace [415 ss.], salvo ai medesimi il regresso contro i tutori, gli amministratori o i curatori che avevano l'obbligo della trascrizione. [III]. La mancanza della trascrizione non può essere opposta dalle persone che avevano l'obbligo di eseguirla per i propri rappresentati o amministrati, né dai loro eredi. InquadramentoLa disposizione — pur salvaguardando l'efficacia della trascrizione eseguita dall'incapace trattandosi di mero fatto giuridico- indica un obbligo generale riferito a chi presidia gli interessi di minorenni o interdetti, curatori di minorenni emancipati, protutori, e (dottrina) secondo alcuni anche le persone giuridiche. La ratio legis consiste nel richiamare i doveri di costoro a curare la trascrizione- ove prevista- degli atti cui l'incapace- totale e parziale — è interessato pena il risarcimento del danno conseguente all'assenza della formalità richiesta. La dottrina prevalente ritiene questo un caso di risarcimento del danno derivante da una responsabilità di tipo contrattuale, o extracontrattuale (dottrina). Nel primo caso ex art.1225 comprenderà tanto il danno emergente che il lucro cessante. Ovviamente essa sorgerà solo allorché il danno si sia prodotto nell'ambito dell'opponibilità atteso che esso, ex art. 2666 non richiede né capacità né volontà. Ciò significa che il danno evento consisterà nella prevalenza di altra trascrizione, medio tempore, intervenuta ad opera di terzi estranei. Secondo la dottrina prevalente (Ferri, D'Orazi Flavoni, Zanelli, 436; Natoli, Ferrucci, 228) quella del rappresentante dell'incapace che non adempia all'obbligo di trascrivere è una responsabilità contrattuale (sorta dalla violazione dell'obbligo legale preesistente): l'incapace non è tenuto a provare la colpa del suo rappresentante, ma questi, se vuole liberarsi, deve provare che la sua omissione deriva da causa non imputabile (art. 1218). La disposizione prevede al comma 2 il «regresso» dei rappresentati verso il rappresentante inadempiente e questo conferma la risarcibilità del pregiudizio legato all'omissione di costoro. Ne consegue che mentre per le parti che hanno partecipato all'atto (es. compravendita etc.) o per l'attore (trascrizione della domanda) la trascrizione costituisce un mero onere perché correlato all'interesse individuale ad ottenere l'opponibilità dell'atto, per i soggetti individuati dall'articolo in commento la trascrizione è fonte di un obbligo di protezione evidentemente ispirato a prevenire situazioni di approfitta mento dei soggetti tutelati. Ne deriva che l'interesse generale alla tutela degli incapaci o degli enti a rappresentanza organica debba estendersi anche rispetto a quegli atti compiuti da precedenti curatori o rappresentanti destinati a colmare con la loro la incapacità totale o parziale quella dell'incapace. In sostanza la responsabilità coinvolge i precedenti rappresentanti, i quali o non abbiano partecipato all'atto non trascritto perché non in carica o, se in carica, perché l'atto è stato compiuto da altro rappresentante. dottrina). Questa lettura permetterebbe di rafforzare la tutela dell'incapace rispetto all'ulteriore esigenza di conservazione del patrimonio e spiegherebbe i motivi per i quali — la norma parla, infatti, di amministratori — e debba essere riferita anche alla rappresentanza scaturente da mandato e, dunque, anche a persone giuridiche come le società di capitali. A conferma degli obblighi di protezione e limitatamente ai soggetti di cui al comma 2 sta la specifica sanzione dell'inopponibilità della mancanza di trascrizione da parte che era tenuto ad eseguirla nei confronti dei soggetti protetti e dei loro eredi. In particolare, la norma dell'art. 2667, ultimo comma — secondo la quale «la mancanza della trascrizione non può essere opposta dalle persone che avevano l'obbligo di eseguirla per i propri rappresentati o amministrati, né dai loro eredi» — rappresenterebbe «l'emersione, nel sottosistema della trascrizione immobiliare, di un principio comune al sistema pubblicitario nel suo insieme» (G. Gabrielli, 460). Il legislatore, con la norma in questione, avrebbe stabilito che la mala fede determina nella trascrizione un'invalidità solo relativa, suscettibile cioè di essere fatta valere esclusivamente contro colui che abbia trascritto conoscendo un anteriore atto incompatibile in favore di altri, ma non già contro ulteriori aventi causa a titolo particolar L'argomento rafforza l'autorevole insegnamento (32) secondo il quale la funzione della trascrizione, meramente dichiarativa, è quella di favorire la dinamicità degli scambi, esonerando i terzi dall'accertare ogni volta le eventuali divergenze tra apparenza (relativa al difetto di atti anteriori incompatibili) e realtà: in altre parole, si vuole evitare che i subacquirenti del secondo avente causa possano essere privati del bene a causa di uno stato soggettivo (la mala fede, appunto) del loro dante causa, da essi non verificabile. Infine, questo meccanismo non è previsto per i casi di rappresentanza volontaria, salva diversa pattuizione. La conclusione sembra ineluttabile attesa la terzietà del rappresentante che è certamente terzo non solo rispetto all'atto, ma soprattutto rispetto agli effetti dello stesso. Soggetti tenuti per legge alla trascrizioneSalvo il principio di generalizzato interesse a richiedere la formalità l'ordinamento individua anche soggetti specifici tenuti ad effettuarla per dovere d'ufficio in casi particolari. Tale è il caso della formalità- del cancelliere presso il Tribunale competente- dell'accettazione riguardo l'eredità accettata dal chiamato con beneficio d'inventario che segue il foro territoriale di apertura della successione, ex art. 484 e in generale individuati ex art. 6, comma 2, d.lgs. n. 347/1990 per gli atti che hanno ricevuto soggetti alla pubblicità, nonché di quella richiesta dal curatore rispetto alla sentenza, in estratto, dichiarativa di fallimento, allorquando tra i beni del fallito si trovino immobili, a norma dell'art. 88, comma 2, r.d. n. 267/1942, come modificato dal d.lgs. n. 169/2007, e lo stesso conservatore tenuto ex art. 2647, comma 3 ad effettuarla nel caso di costituzione del fondo patrimoniale costituito per testamento, oltre che, naturalmente, i notai per obbligo professionale ex art. 2671. Così la giurisprudenza, sugli effetti giuridici della richiesta di trascrizione indipendenti dalla volontà di chi pone in essere l'attività (Cass. n. 4077/1957; Trib. 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