Codice Civile art. 2719 - Copie fotografiche di scritture.

Donatella Salari

Copie fotografiche di scritture.

[I]. Le copie fotografiche di scritture hanno la stessa efficacia delle autentiche, se la loro conformità con l'originale è attestata da pubblico ufficiale competente ovvero non è espressamente disconosciuta [212 c.p.c.].

Inquadramento

La norma in questione disciplina l'efficacia probatoria delle copie fotografiche delle scritture private, riconoscendo alle stesse piena efficacia probatoria subordinata all'attestazione di conformità da parte di un pubblico ufficiale o dal mancato disconoscimento (che deve essere espresso e non genericamente formulato).

Ovviamente si tratta di due situazioni ben diverse, una delle quali ha una genesi extraprocessuale, mentre l'altra nasce nel giudizio.

Qualora manchino tali requisiti le copie medesime sono prive di qualsiasi efficacia probatoria.

Si segnala come la giurisprudenza distingua il disconoscimento della scrittura privata da quello previsto nella norma in esame.

Istituto

Il legislatore ha ricondotto le riproduzioni fotografiche di scritture alla disciplina delle copie degli atti, sottraendole così dall'ambito di applicazione dell'art. 2712, relativo alle riproduzioni meccaniche. L'attenzione riposta per questo peculiare istituto si giustifica alla luce del diffusissimo utilizzo della fotografia per la riproduzione di documenti scritti.

L'equiparazione delle riproduzioni fotostatiche, o «fotocopie», alle copie fotografiche deve considerarsi senz'altro corretta, essendo la fotocopia una riproduzione ottenuta mediante una macchina che, sia pure con le note differenze sotto il profilo tecnico, in pratica «fotografa» il documento (Patti, in Comm. S. B., 1996, 145).

Per la giurisprudenza risulta pacifica l'applicabilità dell'art. 2719 alle copie fotostatiche, rispetto alle quali l'espresso disconoscimento della conformità all'originale comporta l'inefficacia sul piano della prova (Cass. III, n. 482/1995).

Efficacia probatoria

Le copie fotografiche di documenti scritti hanno la stessa efficacia probatoria delle copie autentiche, a condizione, tuttavia, che la loro conformità all'originale venga attestata da un pubblico ufficiale oppure non sia espressamente disconosciuta.

Nell'ipotesi in cui la conformità all'originale della copia fotografica sia attestata da un pubblico ufficiale, trovano applicazione le regole relative alle copie autenticate degli atti pubblici e privati (artt. 2714-2718). La copia fotografica o la fotocopia non autenticata ha invece, come si è detto, la stessa efficacia probatoria dell'originale ove la sua conformità non sia espressamente disconosciuta, e questa è l'unica ipotesi contemplata dal legislatore in cui copie private di scritture acquistano la stessa efficacia delle copie autentiche (Vaccarella, 260).

Si evidenzia inoltre come la previsione normativa sia alternativa non potendo la parte disconoscere la mancanza di certificazione di conformità (Trib. Napoli 8 gennaio 2004).

Secondo Cass. I n. 4912/2017 sorge in tal caso un onere specifico ed espresso di riconoscimento della conformità delle copia rispetto agli originali.

Il disconoscimento di conformità

Il disconoscimento di conformità con l'originale della copia fotografica non autenticata va rigorosamente distinto dal disconoscimento della sottoscrizione o della scrittura dell'originale stesso, disciplinato dagli artt. 214 ss. c.p.c. Secondo le Sezioni Unite il deposito in cancelleria, nel termine di venti giorni dall'ultima notificazione, di copia analogica della decisione impugnata predisposta in originale telematico e notificata a mezzo PEC priva di attestazione di conformità del difensore ex art. 9, commi 1-bis e 1-ter, l. n. 53/1994, oppure con attestazione priva di sottoscrizione autografa, non determina l'improcedibilità del ricorso per cassazione laddove il controricorrente (o uno dei controricorrenti), nel costituirsi (anche tardivamente), depositi a sua volta copia analogica della decisione ritualmente autenticata, ovvero non disconosca ex art. 23, comma 2, d.lgs. n. 82/2005, la conformità della copia informale all'originale notificatogli; nell'ipotesi in cui, invece, la controparte (o una delle controparti) sia rimasta soltanto intimata, ovvero abbia effettuato il suddetto disconoscimento, per evitare di incorrere nella dichiarazione di improcedibilità il ricorrente ha l'onere di depositare l'asseverazione di conformità all'originale della copia analogica, entro l'udienza di discussione o l'adunanza in camera di consiglio (Cass. S.U., n. 8312/2019).

La giurisprudenza prevalente ( vedasi Cass. III, n. 13519/2022) la capacità probatoria delle riproduzioni fotografiche, non spiega gli stessi effetti del disconoscimento previsto dall'art. 215, secondo comma, c.p.c., dal momento che la mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo di questa, rende inutilizzabile la scrittura, mentre nel primo caso nulla impedisce che il giudice possa accertare la conformità all'originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni.

Tuttavia si rinvengono alcune decisioni con le quali la Cassazione pare sovrapporre i diversi piani concettuali, indicando il disconoscimento ex art. 2719 come soggetto alle modalità ed ai termini fissati dagli artt. 214 e 215 c.p.c. (Cass. III, n. 19680/2008).

La produzione in giudizio da parte dell'esattore di una cartella esattoriale in copia fotostatica di cui l'obbligato contesti la conformità obbliga il giudice a valutare le specifiche difformità contestate alla luce degli elementi istruttori disponibili, compresi quelli di natura presuntiva tra cui l'eventuale attestazione, da parte dell'agente della riscossione, della conformità` delle copie prodotte alle riproduzioni informatiche degli originali in suo possesso (Cass. V, n. 23426/2020).

Da un punto di vista processuale (Cass. I,  n. 1366 /2016) non costituisce "nuova" produzione ai sensi dell'art. 345, comma 3, c.p.c. il deposito in originale di un documento la cui copia è stata prodotta nel giudizio di primo grado, trattandosi della regolarizzazione formale del precedente deposito tempestivamente avvenuto.

Il disconoscimento può riguardare tanto la conformità della copia all'originale quanto l'autenticità della scrittura o della sottoscrizione (Cass. I, n. 23174/2006).

L'onere di disconoscere la conformità della copia fotografica prodotta in giudizio all'originale va assolto mediante una dichiarazione di chiaro e specifico contenuto. Non è quindi sufficiente, ai fini del disconoscimento, la semplice contestazione dell'efficacia probatoria del documento in rapporto al suo contenuto. In tal senso, recente giurisprudenza (Cass. V, n. 1324/2022) ha negato che, sebbene non siano prescritte particolari formule vincolate, contestazioni generiche di documenti allegati in giudizio, ovvero di copie fotostatiche degli essi, possano assumere il valore di disconoscimento formale dei documenti o della conformità delle copie prodotte rispetto all'originale.

Infine non è ammissibile l'applicazione di tale normativa per le riproduzioni meccaniche di supporti magnetici, per i quali opera l'art. 2712.

Bibliografia

Carnelutti, La prova civile, Roma, 1947; Comoglio, Le prove civili, Torino, 2004; Conte M., artt. 2697- 2730. Prove, a cura di Cendon, Commentario al cod. civ., a cura di Cendon, Milano, 2008; Denti, La verificazione delle prove documentali, Torino, 1957; Gallo, Copia, estratto, certificato notarile, in Nss.D.I., IV, Torino, 1959; Tommaseo, Delle prove, in Comm. Cendon, VI, Torino, 1991; Trisorio Liuzzi, Copia e collazione di atti, in Dig. civ., IV, Torino, 1989; Vaccarella, Sull'efficacia probatoria della copia fotografica di scrittura privata, in Riv. dir. priv. 1969.

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