Codice Civile art. 2720 - Efficacia probatoria.

Donatella Salari

Efficacia probatoria.

[I]. L'atto di ricognizione [969, 1309, 1870] o di rinnovazione fa piena prova delle dichiarazioni contenute nel documento originale, se non si dimostra, producendo quest'ultimo, che vi è stato errore [1428 ss.] nella ricognizione o nella rinnovazione.

Inquadramento

La disciplina della prova documentale è conclusa dalla norma in oggetto, relativa agli atti di ricognizione e rinnovazione.

L'art. 2720 accomuna, sul piano disciplinare, l'atto di ricognizione e quello di rinnovazione, senza curarsi di specificare in cosa consista la differenza fra le due fattispecie.

Secondo alcuni si tratterebbe sostanzialmente della stessa figura, come sarebbe dimostrato da quanto disposto dall'art. 1231.

Tuttavia, perlomeno a livello concettuale (sul piano pratico, infatti, essa tende ad avere scarsa rilevanza), una distinzione tra documenti ricognitivi e documenti rinnovativi esiste, anche se non è univocamente intesa.

Infatti, mediante l'atto di ricognizione, le parti operano un mero accertamento dell'esistenza e del contenuto di un contratto in quanto il documento ricognitivo si limiterebbe a riprodurre la dichiarazione che esiste sul documento originale. Pertanto, l'atto di ricognizione svolge una funzione meramente probatoria.

Con l'atto di rinnovazione, invece, le parti intendono riprodurre il contenuto del documento originale, con le modificazioni rese necessarie dagli eventi nel frattempo verificatisi, ovvero rinnovando un contratto nullo (Gazzoni, 935 ss.). Nonostante la duplicità dei termini, la fattispecie del documento ricognitivo lato sensu ha, secondo una dottrina, una struttura sostanzialmente unitaria, che si identifica nella sua idoneità a rappresentare la dichiarazione, effettuata dalle parti, dell'esistenza del documento originale e del suo contenuto.

L'efficacia probatoria dei documenti ricognitivi

Il documento ricognitivo forma piena prova dell'esistenza del documento originale e delle dichiarazioni in esso contenute.

Dal punto di vista materiale, il documento ricognitivo è una scrittura, idonea a fornire la prova di dichiarazioni contenute in una diversa scrittura, redatta in un momento antecedente.

A tal riguardo, è importante sottolineare la differenza tra il documento ricognitivo e la copia del documento.

Il documento ricognitivo è la prova documentale di una dichiarazione di scienza sull'esistenza di un altro documento (originale) e del suo contenuto; la copia è invece la riproduzione “pura e semplice” dell'originale, e vale quindi come prova documentale diretta dell'esistenza di questo.

Secondo la dottrina tradizionale, la dichiarazione di scienza contenuta nel documento ricognitivo ha natura confessoria. In proposito sorgono tuttavia dei dubbi, ove si consideri, sul piano tecnico, l'incompatibilità tra i sistemi di contestazione e di invalidazione rispettivamente previsti negli artt. 2720 e 2732 (Comoglio, in Tr. Res., 1997, 372).

Alle annotazioni del registro IVA non si applica la disciplina dettata, per i libri e le altre scritture contabili delle imprese soggette a registrazione, ex artt. 2709 e 2710; tuttavia, esse sono idonee come prove scritte  rispetto all'esistenza di un credito, considerato che  la relativa annotazione, che richiama la fattura ad essa inerente, ha effetto ricognitivo in ordine ad un fatto produttivo di un rapporto giuridico sfavorevole al dichiarante exart. 2720 (Cass. III, n. 32935 /2018).

Limitazioni all'efficacia probatoria

La piena efficacia probatoria dell'atto di ricognizione subisce delle limitazioni consistenti nelle ipotesi in cui subentri un errore nella dichiarazione, visibile dal confronto con l'originale, che in tal caso prevale sull'atto ricognitivo privandolo di ogni effetto probatorio.

Inoltre, l'efficacia probatoria in questione è soggettivamente limitata alle parti del rapporto documentato, nonché ai loro eredi ed aventi causa.

Viceversa, per i terzi estranei alla stesura, esso ha mera efficacia indiziaria, dovendo essere considerato alla stregua di una scrittura privata: un mero argomento di prova idoneo a formare il convincimento del giudice con il concorso di altri elementi, anche presuntivi (Tommaseo, 201).

Sul piano probatorio il documento di trasporto firmato dal solo vettore da solo non soddisfa l'onere che l'art. 2697 c.c. pone a carico del mittente, in ordine alla consegna di determinati beni al destinatario come dichiarazione del terzo, ma riveste valore indiziario, da integrare con la deposizione del compilatore o da altre dichiarazioni testimoniali, o da presunzioni ai sensi dell'art. 2729 c.c.  (Cass. II, n. 31974/2019).

In tema diritti reali e, in particolare di servitù (Cass. II n. 10238/2013) la ricognizione unilaterale di servitù non riveste efficacia costitutiva, né efficacia presuntiva ex art. 1988  o probatoria ex art. 2720 con la conseguenza che l'atto ricognitivo unilaterale di servitù previsto con efficacia costitutiva dall'art. 634 non è  idoneo a determinare quella presunzione di esistenza del diritto ricollegata alla ricognizione di debito dall'art. 1988, essendo questa norma inapplicabile ai diritti reali.

In virtù della regola generale secondo la quale nessuno può offrire prova a favore di sé stesso, l'atto di ricognizione dispiega il suo valore probatorio soltanto in relazione agli accadimenti sfavorevoli al dichiarante e deve pertanto provenire dalla parte stessa del rapporto provato dal documento originario (Cass. III, n. 9687/2003; Cass. II, n. 7891/1994). L'orientamento giurisprudenziale prevalente ha inoltre aggiunto che tale efficacia si restringe ai soli casi tassativamente sanciti ex lege.

L'efficacia di piena prova viene meno solo se si dimostra, producendo il documento originale, che vi è stato errore di fatto nella ricognizione o nella rinnovazione.

Il legislatore subordina quindi la rilevanza dell'eventuale difformità tra il documento originale, da un lato, e la dichiarazione riproduttiva, dall'altro, alla condizione della produzione in giudizio dell'originale.

Bibliografia

Carnelutti, Documento ricognitivo e rinnovativo, in Riv. dir. DPr 1942; Gazzoni, Manuale di diritto privato, Napoli, 2015; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, Milano, 1981; Tommaseo, Delle prove, in Comm. Cendon, VI, Milano, 1991.

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