Codice Civile art. 2734 - Dichiarazioni aggiunte alla confessione.Dichiarazioni aggiunte alla confessione. [I]. Quando alla dichiarazione indicata dall'articolo 2730 si accompagna quella di altri fatti o circostanze tendenti a infirmare l'efficacia del fatto confessato ovvero a modificarne o a estinguerne gli effetti, le dichiarazioni fanno piena prova nella loro integrità se l'altra parte non contesta la verità dei fatti o delle circostanze aggiunte. In caso di contestazione, è rimesso al giudice di apprezzare, secondo le circostanze, l'efficacia probatoria delle dichiarazioni. InquadramentoLa norma in commento disciplina l'ipotesi in cui il confitente, in un medesimo contesto, riconosca fatti a sé sfavorevoli ma anche fatti favorevoli ai propri interessi. In tal caso le dichiarazioni del confitente fanno piena prova nella loro integrità se l'altra parte non contesta la verità dei fatti o delle circostanze aggiunte. In caso, invece, di contestazione, è rimesso al giudice di apprezzare, secondo le circostanze, l'efficacia probatoria delle dichiarazioni. Le dichiarazioni aggiunte alla confessioneSecondo la giurisprudenza di legittimità, l'art. 2734, nel disciplinare l'ipotesi di dichiarazioni aggiunte alla confessione, sancisce il principio di inscindibilità delle dichiarazioni, nel senso che la mancata contestazione di controparte comporta l'esonero del dichiarante dall'onere di provare i fatti aggiunti, assumendo, in tal caso, la dichiarazione valore di prova legale nel suo complesso, mentre solo quando la controparte contesta le dichiarazioni il confitente ha l'onere di provare i fatti aggiunti, restando affidato al giudice, in difetto di tale prova, l'apprezzamento dell'efficacia probatoria delle dichiarazioni stesse (Cass. n. 24754/2013). Tale contestazione deve essere manifestata in modo esplicito e diretto, non potendo invece risultare, in modo implicito, dalla mera richiesta, in sede di precisazione delle conclusioni, di accoglimento della domanda incompatibile con le predette dichiarazioni aggiunte (Cass. n. 8768/2024). La norma va interpretata nel senso di considerare ricomprese nella relativa sfera di applicazione tanto l'ipotesi della cd. confessione complessa (che sussiste qualora le aggiunte si riferiscano a fatti diversi da quello confessato, tali da modificarne o estinguerne gli effetti ab estrinseco), quanto quella della confessione cd. qualificata (che ricorre tutte le volte in cui i vari fatti dichiarati siano strettamente connessi — tanto che l'uno si profila come la necessaria conseguenza dell'altro —, ovvero incidano sulla sua essenza e si riflettano sulla sua efficacia, come per il negozio condizionato), con la conseguenza che, in entrambe le ipotesi, qualora la verità dei fatti o delle circostanze aggiunte idonee a modificare o estinguere gli effetti della confessione sia contestata, le dette dichiarazioni non fanno piena prova nella loro integrità né determinano alcuna inversione dell'«onus probandi», ma risultano invece suscettibili, nel loro complesso, di libero apprezzamento da parte del giudice, ai sensi dell'art.116 c.p.c. (Cass. n. 23637/2004). L'art. 2734 si applica solo alle confessioni giudiziali, cioè alle ammissioni fatte dalle parti in sede di interrogatorio formale, e non anche alle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio libero, le quali, pertanto, sono soggette nella loro totalità al libero apprezzamento del giudice (Cass. n. 11048/1995). Ai fini dell'applicazione della norma in commento, inoltre, occorre che le dichiarazioni aggiunte alla confessione provengano dallo stesso soggetto confitente, presupponendo l'art. 2734 l'unicità della fonte delle dichiarazioni (Cass. n. 16119/2013). BibliografiaAndrioli, Confessione, in Nss. Dig. It., Torino, 1959, 20 |