Codice Civile art. 2742 - Surrogazione dell'indennità alla cosa.Surrogazione dell'indennità alla cosa. [I]. Se le cose soggette a privilegio [2745 ss.], pegno [2784 ss.] o ipoteca [2808 ss.] sono perite o deteriorate, le somme dovute dagli assicuratori per indennità della perdita o del deterioramento [1905 ss.] sono vincolate al pagamento dei crediti privilegiati, pignoratizi o ipotecari, secondo il loro grado, eccetto che le medesime vengano impiegate a riparare la perdita o il deterioramento [553, 1026 c. nav.]. L'autorità giudiziaria può, su istanza degli interessati, disporre le opportune cautele per assicurare l'impiego delle somme nel ripristino o nella riparazione della cosa. [II]. Gli assicuratori sono liberati qualora paghino dopo trenta giorni dalla perdita o dal deterioramento, senza che sia stata fatta opposizione. Quando però si tratta di immobili su cui gravano iscrizioni, gli assicuratori non sono liberati se non dopo che è decorso senza opposizione il termine di trenta giorni dalla notificazione ai creditori iscritti [2844] del fatto che ha dato luogo alla perdita o al deterioramento. [III]. Sono del pari vincolate al pagamento dei crediti suddetti le somme dovute per causa di servitù coattive [1032 ss.] o di comunione forzosa [1117 ss.] o di espropriazione per pubblico interesse [834], osservate, per quest'ultima, le disposizioni della legge speciale. InquadramentoLa norma in commento mira a tutelare il creditore per il caso in cui venga meno il bene oggetto di una causa legittima di prelazione, a causa di perimento o deterioramento, ovvero per espropriazione per causa di pubblica utilità o assoggettamento a comunione forzosa o a servitù coattiva, predisponendo, per tali ipotesi, dei meccanismi sostitutivi della garanzia, che si trasferisce sulle somme percepite dal debitore a causa dei predetti eventi. Trattasi di disciplina tradizionalmente ricondotta dalla dottrina dominante alla surrogazione reale (Magazzù, Surrogazione reale, in Enc. dir., Milano, 1990, 1498). La surrogazione del creditore in caso di perimento della cosa oggetto di garanziaPer effetto di quanto disposto dall'art. 2742, qualora le cose soggette a privilegio o oggetto di pegno o ipoteca siano perite o deteriorate, le somme dovute dagli assicuratori a titolo di indennità per la perdita o per il deterioramento sono vincolate al pagamento dei crediti privilegiati, pignoratizi o ipotecari, secondo il loro grado: la norma, quindi, ha l'effetto di imporre all'indennizzo assicurativo percepito dal debitore un vincolo di destinazione a favore del creditore dell'assicurato titolare di un diritto di prelazione sulla cosa distrutta, salvo che le somme corrisposte dall'assicuratore vengano impiegate dal medesimo debitore a riparare la perdita o il deterioramento, con conseguente ripristino del valore del bene dato in garanzia. Rispetto a tale ultima ipotesi, l'autorità giudiziaria può, su istanza degli interessati, disporre le opportune cautele per assicurare che le somme in questione vengano effettivamente destinate al ripristino o nella riparazione della cosa. Come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, la ratio legis sta nell'esigenza di tutelare il creditore munito di prelazione, garantendogli il mantenimento di una posizione di preferenza, nei confronti dei creditori chirografari e, prima di tutto, dello stesso debitore, posto che, se il vincolo di prelazione non si trasferisse sull'indennità assicurativa, l'obbligato avrebbe in mano, in luogo della cosa gravata da garanzia specifica e facilmente esposta all'azione esecutiva, una somma di denaro ben più agevolmente occultabile. La disciplina di cui all'art. 2742, tuttavia, non legittima il creditore ad agire direttamente nei confronti dell'assicuratore per il pagamento dell'indennizzo, ma ha solo l'effetto di imporre all'indennizzo assicurativo un vincolo di destinazione a favore del creditore dell'assicurato titolare di un diritto di prelazione sulla cosa distrutta (Cass. n. 3655/2013). A fronte, quindi, del perimento della cosa garantita assicurata, unico obbligo dell'assicuratore sarà quello di corrispondere l'indennità al proprio assicurato e solo ove il debitore assicurato non agisca a tal fine o non impieghi le somme percepite nel ripristino della cosa perita o danneggiata, il credito per l'indennizzo si trasferirà al creditore munito di causa di prelazione, che potrà, in tal caso, agire direttamente nei confronti della società assicuratrice nel termine prescrizionale annuale previsto, in relazione ai diritti che derivano dal contratto di assicurazione, dall'art. 2952 (Cass. n. 15038/2005). La persistenza in capo al debitore assicurato della titolarità del diritto all'indennità — che solo in caso di inerzia si trasferisce al creditore — si evince anche dal disposto del comma 2 della norma in esame che, prevedendo che gli assicuratori sono liberati qualora paghino, dopo trenta giorni dalla perdita o dal deterioramento, senza che sia stata fatta opposizione, implicitamente postula la spettanza ai creditori della sola possibilità di mezzi di tutela conservativi del loro diritto. L'art. 2742 prevede, poi, che debbano essere vincolate al pagamento dei crediti garantite anche le somme dovute a titolo di indennità per la costituzione di servitù coattive o di comunione forzosa o di espropriazione per pubblico interesse, osservate, tuttavia, per quest'ultima, le disposizioni delle leggi speciali che regolano l'istituto (quindi, oggi, il d.P.R. n. 327/2001 il quale, all'art. 25, stabilisce che dopo il decreto di esproprio, tutti i diritti relativi al bene espropriato possono essere fatti valere unicamente sulla indennità e all'art. 34 aggiunge che , salvo quanto prescritto dall’art. 42 del medesimo d.P.R in favore del fittavolo, del mezzadro o del compartecipante che, per effetto della procedura espropriativa o della cessione volontaria, sia costretto ad abbandonare in tutto o in parte l'area direttamente coltivata, il titolare di un diritto reale o personale sul bene oggetto di esproprio non ha diritto ad una indennità aggiuntiva). BibliografiaGiorgianni, L'inadempimento, Milano, 1975, 9 e ss.; Rojas Elqueta, Autonomia privata e responsabilità patrimoniale del debitore, Milano, 2012, 1 e ss.; Roppo, Responsabilità patrimoniale, in Enc. dir., Milano, 1988, 1048; Sicchiero, La responsabilità patrimoniale, in Trattato di diritto civile a cura di Sacco, Torino, 2011, 1 e ss. |