Codice Civile art. 2784 - Nozione.InquadramentoLa norma in esame contempla un diritto reale di garanzia che ha per oggetto i beni mobili non registrati (per i beni mobili registrati si ha l'ipoteca), le universalità di mobili, i crediti e gli altri diritti aventi per oggetto beni mobili. Tale diritto nasce dal contratto di pegno stipulato tra il creditore (pignoratizio) e il proprietario del bene dato in pegno, il quale di regola è il debitore e, più raramente, è un terzo estraneo al rapporto obbligatorio, e serve a costituire una garanzia specifica per i crediti. Essenziale per il perfezionamento del contratto è il trasferimento del bene da parte del datore del pegno e la relativa consegna a favore del creditore pignoratizio, anche se non mancano ipotesi di pegno cosiddetto anomalo, previste dalla legge, nelle quali la consegna del bene è sostituita da altre forme giuridiche di registrazione e annotazione. La garanzia rappresentata dal pegno è indivisibile, durando finché il debito sia integralmente soddisfatto. L'effetto giuridico fondamentale della costituzione di pegno è la prelazione accordata al creditore pignoratizio sul valore dell'oggetto dato in pegno. Altri effetti particolari della costituzione di pegno sono la facoltà di far propri i frutti del bene pignorato (imputandoli alle spese, agli interessi e al debito capitale, nell'ordine), il diritto di ritenzione per ogni nuovo debito sopravvenuto tra le medesime persone dopo la costituzione del pegno e scaduto anteriormente al soddisfacimento del credito relativo, il diritto di chiedere la vendita anticipata del pegno se la garanzia rappresentata da questo sia per divenire insufficiente a causa del deterioramento del bene pignorato, la legittimazione all'azione di rivendica del medesimo, quando il creditore pignoratizio ne abbia eventualmente perduto il possesso. Il creditore pignoratizio ha invece il dovere di custodire il bene pignorato, di astenersi dall'uso del medesimo (salvo che l'uso sia necessario per la conservazione), di astenersi dal costituire lo stesso pegno in pegno (sub-pegno) presso altri. Il datore del pegno, dal canto suo, a tutela dei diritti (di proprietà) sulla cosa, può chiedere il sequestro del pegno in caso di abuso da parte del creditore, esigere la restituzione del medesimo dopo il totale soddisfacimento delle ragioni creditorie (comprendenti spese, interessi e capitale), chiedere (analogamente a quanto è in potere del creditore pignoratizio) la vendita anticipata del pegno quando esso si deteriori, diminuisca di valore, o quando si presenti occasione favorevole, ovvero ancora domandare la restituzione del pegno offrendo altra idonea garanzia reale. Natura e funzioneCon riguardo alla disposizione in commento occorre chiarire come la dottrina si interroghi, oltre che sulla valenza della nuova collocazione della normativa (nel libro dedicato alla tutela dei diritti piuttosto che in quello dedicato ai contratti) anche sulla qualificazione del pegno quale diritto reale al valore del bene offerto in garanzia ovvero quale situazione giuridica di contenuto diverso (si tratta di teorie minoritarie). Non manca tuttavia chi ha sottolineato lo scarso rilievo pratico della questione (Gorla, in Comm. S. B., 1968, 15). La giurisprudenza consolidata afferma che il contenuto essenziale del diritto di pegno consiste nella prelazione, ossia nel diritto del creditore di farsi pagare con prelazione sulla cosa ricevuta in pegno, senza che tale garanzia reale e specifica assorba la garanzia generale ordinaria spettante al creditore medesimo ai sensi dell'art. 2740 (Cass. I, n. 9512/1993). Conseguenza della funzione di garanzia del gravato. Il giudice di legittimità (Cass. I, n. 24790 /2016) in tema di pegno a garanzia di crediti ha affermato che il principio di accessorietà desumibile dall'art. 2784 comporta la nullità per difetto di causa dell'atto costitutivo della prelazione stipulato in relazione ad un credito non ancora esistente, ma non esclude, in applicazione analogica dell'art. 2852, l'ammissibilità della costituzione della garanzia a favore di crediti condizionali o che possano eventualmente sorgere in dipendenza di un rapporto già esistente; in quest'ultimo caso, peraltro, è necessaria, ai fini della validità del contratto, la determinazione o la determinabilità del credito, la quale postula l'individuazione non solo dei soggetti del rapporto, ma anche della sua fonte; ferma restando la validità e l'efficacia del contratto "inter partes", comunque, la mera determinabilità del rapporto comporta l'inopponibilità del pegno agli altri creditori (ivi compreso il curatore, in caso di fallimento del soggetto che abbia costituito la garanzia), qualora, dovendo trovare applicazione l'art. 2787, comma 3, manchi la sufficiente indicazione del credito garantito. Soggetto legittimato alla costituzione del pegnoIl pegno può essere costituito dal debitore o da un terzo, senza tuttavia perdere, anche nel secondo caso, la funzione che gli è propria. Si è precisato infatti al riguardo che la costituzione del pegno ad opera del terzo assolve la funzione di garanzia del debito del debitore garantito e non può essere utilizzata per estinguere i crediti vantati dal beneficiario verso il terzo (Cass. II, n. 17477/2012). I beni personali dei soci illimitatamente responsabili, nel caso di concordato preventivo, non entrano automaticamente nell'attivo concordatario ma laddove provengano dalla liquidazione di beni sui quali grava un vincolo in favore di taluni creditori sociali il ricavato della loro liquidazione deve essere destinato al soddisfacimento dei creditori prelatizi, secondo i parametri di comparazione di cui dall'art. 160, comma 2, l. fall. ( per la nuova disciplina, v. l'art. 85 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza”) (Cass. I, n. 13391/2019). Il c.d. pegno rotativoSecondo Cass. I, n. 25796 /2015 il cd. "patto di rotatività" - con cui le parti convengono, "ab origine" la variabilità dei beni costituiti in pegno, considerati non nella loro individualità ma per il loro valore economico - si connota come fattispecie a formazione progressiva, nascente da quell'accordo e caratterizzata dalla sostituzione, totale o parziale, dell'oggetto della garanzia, senza necessità di ulteriori stipulazioni, pur nella continuità del rapporto originario, i cui effetti risalgono alla consegna dei beni inizialmente dati in pegno. Pertanto, il trasferimento del vincolo pignoratizio così attuato, non richiede una nuova e distinta manifestazione di volontà delle parti o che l'indicazione dei diversi beni risulti da un atto scritto avente data certa, rivelandosi, invece, sufficiente che la descritta sostituzione sia accompagnata dalla specifica indicazione di quelli sostituiti e dal riferimento all'accordo suddetto, così consentendosi il collegamento con l'originaria pattuizione. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto il valido permanere di una siffatta garanzia in favore di una banca che aveva venduto, alla scadenza, i titoli originariamente ricevuti in pegno, utilizzandone il controvalore, benchè depositato temporaneamente sul conto corrente ordinario del cliente, per acquistarne, con il suo consenso, altri da immettere in pegno sul conto deposito a garanzia di quest'ultimo). Il legislatore ha recepito la fattispecie del pegno rotativo in alcune rilevanti disposizioni, innanzitutto nel T.U. dell'intermediazione finanziaria (d.lgs. 58/1998) ed in secondo luogo nel decreto legislativo, recante disposizioni per l'introduzione dell'euro nell'ordinamento nazionale (d.lgs. 213/1998), entrambi in materia di vincoli sugli strumenti finanziari dematerializzati. Infine la garanzia rotativa ha trovato riconoscimento normativo con il d.lgs. 170/2004. Il pegno su cosa futuraCon l'espressione “cosa futura” si fa riferimento ad una cosa non ancora venuta ad esistenza in rerum natura ovvero ancora priva di un'autonoma esistenza da un punto di vista giuridico, che dunque potrà solo potenzialmente entrare a far parte del patrimonio del debitore. Dopo iniziali reticenze, la quasi totalità della dottrina ammette che un bene futuro possa formare oggetto di un valido titolo costitutivo di pegno, nonostante la mancanza di un'espressa disposizione codicistica in tal senso. La peculiarità della fattispecie in esame è rappresentata dal distacco tra il momento genetico del diritto ed il momento in cui lo stesso viene effettivamente costituito. Alcuni autori fanno riferimento alla figura del contratto preliminare per spiegare il fenomeno, altri, invece, sostengono la tesi della fattispecie a formazione progressiva. La giurisprudenza dopo un remoto orientamento che negava la configurabilità del pegno su cose future, ha affermato che il pegno di cosa futura rappresenta una fattispecie a formazione progressiva. Il pegno omnibusNella prassi dei rapporti commerciali e finanziari, e soprattutto in quella bancaria, sono presenti nei modelli contrattuali note come clausole omnibus, in base alle quali il pegno costituito dal cliente garantisce la banca anche per i crediti futuri ed eventuali che l'istituto bancario potrà vantare nei suoi confronti. Mentre nel pegno rotativo e nel pegno di cosa futura l'indeterminatezza riguarda il bene costituito in pegno, in questo l'elemento indeterminato è il credito garantito. La giurisprudenza di legittimità considera nulla l'apposizione, ad un contratto di pegno, di una clausola contenente un generico riferimento ad ogni altro eventuale credito presente e futuro, diretto o indiretto, vantato dal creditore in quanto contrario al dettato imperativo dell'art. 2787, che richiede ai fini della prelazione una sufficiente indicazione del credito contenuta nella scrittura avente data certa. La dottrina maggioritaria è concorde con la posizione della giurisprudenza di legittimità e ritiene nullo il pegno omnibus per contrarietà a norma imperativa. CasisticaSecondo Cass. I, n. 8121/2022 nel caso di amministrazione straordinaria, ma con principio applicabile anche al fallimento, la garanzia (nella specie, un diritto di pegno su azioni) costituita da un terzo in relazione ad obbligazioni contratte da una società successivamente assoggettata a procedura concorsuale, non può essere insinuata nel passivo di quest'ultima dal creditore garantito come causa di prelazione relativa al credito verso il debitore assoggettatovi, atteso che alla massa attiva dei beni del debitore non può essere acquisita la cosa oggetto del pegno, della quale il terzo costituente non ha perduto né la proprietà, né il diritto alla restituzione, in caso di integrale soddisfazione del creditore nell'ambito della procedura concorsuale. L'avere indicato il pegno di cose fungibili come irregolare in primo grado, con conseguente potere per il creditore pignoratizio di disporre del bene oggetto della garanzia, non consente alla parte di mutare domanda in grado d'appello qualificando il pegno come regolare, perché in tal caso si tratterebbe di una nuova causa petendi o una nuova eccezione, entrambe precluse dall'art. 345 c.p.c. (Cass. I n. 22096/2020). Bibliografia(Generale) Gabrielli, Rotatività della garanzia, in Dig. civ., XVII, Torino, 1998; Gabrielli, Pegno, in Dig. civ., XIII, Torino, 1995; Gabrielli, Il pegno anomalo, Padova, 1990. |