Codice Civile art. 2791 - Pegno di cosa fruttifera.

Donatella Salari

Pegno di cosa fruttifera.

[I]. Se è data in pegno una cosa fruttifera, il creditore, salvo patto contrario, ha la facoltà di fare suoi i frutti [821], imputandoli prima alle spese e agli interessi e poi al capitale [2802].

Inquadramento

La disposizione in esame detta una disciplina applicabile anche nell'ipotesi in cui il bene concesso in pegno sia produttivo di frutti. La norma contempla anche l'ipotesi che il bene diventi fruttifero in un momento successivo alla costituzione del pegno stesso. La disposizione stabilisce così l'obbligo per il creditore di acquisire tali frutti, naturali o civili che siano (art. 821), purché derivino dal bene pignoratizio in maniera diretta. La norma fa salvo l'eventuale patto contrario stipulato tra le parti, nel qual caso i frutti rimangono in capo al debitore.

Il creditore, per appropriarsi dei frutti derivanti dal bene sottoposto a pegno, di regola deve procedere alla vendita di questi osservando le modalità sancite dagli artt. 2796 e 2797, potendo tuttavia farli propri direttamente nel momento in cui il valore degli stessi sia stato già anteriormente stimato.

Funzione satisfattiva

La previsione in oggetto evidenzia che il pegno assolve, oltre che ad una funzione di garanzia, anche ad una funzione satisfattiva, consistente nel consentire la soddisfazione in via diretta del creditore. Quest'ultimo, quindi, con riferimento ai frutti, non solo può promuoverne la vendita (ai sensi dell'art. 2796), ma gli è altresì consentito di appropriarsene, previa stima nel caso in cui si tratti di cose corporali (Realmonte, in Tr. Res., 1985, 642). I frutti saranno imputati, nell'ordine, alle spese, agli interessi ed al capitale.

Nozione di cosa fruttifera e di percezione dei frutti

Ai sensi e per gli effetti dell'articolo in commento si considerano frutti (Gorla, in Comm. S.B., 1968, 21) quelli prodotti direttamente dal bene, e non invece quelli derivanti da negozi giuridici aventi ad oggetto la cosa. La percezione dei frutti può avvenire anche presso il terzo che abbia la custodia della cosa (Rubino, in Tr. Vas., 1956, 251).

È stato precisato, inoltre, che la disposizione trova applicazione anche nell'ipotesi in cui la cosa data in pegno sia (ab origine, origine infruttifera, ma) divenga fruttifera dopo la costituzione del pegno medesimo (Cass. Lav., n. 1052/1974).

Obblighi del creditore

Nonostante il tenore letterale della disposizione che attribuisce al creditore pignoratizio una facoltà, è opinione dominante che questi abbia piuttosto un obbligo di percepire i frutti (Realmonte, in Tr. Res., 1985, 641), la cui inosservanza è fonte di responsabilità nei confronti del debitore o del costituente. Si è inoltre precisato che, nel caso di inerzia del creditore, alla conservazione dei frutti sia tenuto il terzo custode della cosa data in pegno (Rubino, in Tr. Vas., 1956, 251).

Bibliografia

Bongiorno, La tutela espropriativa speciale del creditore pignoratizio, in Riv. dir. proc. 1990; Ciccarello, Pegno (diritto privato), in Enc. dir., XXXII, Milano, 1982; Dalmartello, Pegno irregolare, in Nss.D.I, XII, Torino, 1965; Gabrielli, Il pegno, in Tratt. Dir. priv., diretta da Sacco, Torino, 2005; Gioia, Giudici e legislatore concordi sul pegno fluttuante: il consenso prevale sulla consegna, in Corr. giur. 1998; Mengoni, Gli acquisti «a non domino», Milano, 1975; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, III, Milano, 1959; Montel, Pegno (diritto vigente), in Nss.D.I, XII, Torino, 1965.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario