Codice Civile art. 2794 - Restituzione della cosa.

Donatella Salari

Restituzione della cosa.

[I]. Colui che ha costituito il pegno non può esigerne la restituzione, se non sono stati interamente pagati il capitale e gli interessi e non sono state rimborsate le spese relative al debito e al pegno.

[II]. Se il pegno è stato costituito dal debitore e questi ha verso lo stesso creditore un altro debito sorto dopo la costituzione del pegno e scaduto prima che sia pagato il debito anteriore, il creditore ha soltanto il diritto di ritenzione a garanzia del nuovo credito.

Inquadramento

La norma in esame pone un precetto che può dirsi scontato, giacché direttamente consequenziale alla funzione di garanzia del pegno, stabilendo che il debitore (o il terzo costituente) può reclamare la restituzione della cosa data in pegno soltanto quando il credito garantito è stato integralmente soddisfatto nella sorte e negli accessori.

Maggior rilievo possiede il secondo comma della disposizione, il quale introduce, un diritto di ritenzione, esclusa la prelazione, per crediti diversi da quello garantito.

Obbligo contrattuale o legale

Il creditore pignoratizio è tenuto alla restituzione della cosa pignorata solo dopo l'integrale soddisfacimento del suo credito per capitale, interessi e spese. A tal riguardo, infatti, non opera il limite temporale di cui all'art. 2788 (Gorla, in Comm. S. B., 1968, 88).

La dottrina è divisa in ordine alla fonte dell'obbligo di restituzione della cosa data in pegno a seguito dell'estinzione dell'obbligazione garantita. Secondo alcuni si tratterebbe di un vero e proprio obbligo del creditore pignoratizio (Rubino, in Tr. Vas., 1956, 288); per altri, invece, la restituzione si fonderebbe sul venir meno del titolo della detenzione (Montel, 785).

La distinzione non è priva di conseguenze partiche: nel primo caso, infatti, ove l'obbligo non sia adempiuto, troverebbero applicazione gli artt. 1218 ss., sicché, in particolare, sarebbe necessaria la costituzione in mora del creditore pignoratizio per determinare l'effetto della perpetuatio obligationis (Cass. n. 2250/1966). Poiché si tratta di un fatto costitutivo della domanda, a sensi dell'art. 2697, l'onere di provare l'estinzione del credito grava su chi agisce per la restituzione della cosa data in pegno (Cass. n. 307/1976).

Quindi, fino alla soddisfazione integrale il creditore pignoratizio può respingere qualsiasi pretesa di restituzione del bene avanzata dal costituente o dal terzo acquirente: in altri termini egli vanta un diritto di ritenzione sul bene.

Diritto di ritenzione

Giusta il disposto del capoverso della disposizione, il sorgere di un nuovo debito in capo al debitore ed a favore del creditore pignoratizio determina l'attribuzione a quest'ultimo del solo diritto di ritenzione della cosa data in pegno, e non del diritto di prelazione.

Tale diritto nasce ove si abbia estinzione del credito originario garantito dal pegno (Rubino, in Tr. Vas., 1956, 289), e può essere esercitato soltanto nei confronti del debitore che ha costituito il pegno e non anche nei confronti dei terzi (Gorla, in Comm. S. B., 1968, 89).

La giurisprudenza ha precisato che il diritto di ritenzione, trova il suo fondamento nel principio di autotutela sancito dall'art. 1460 e che pertanto deve ritenersi legittimamente esercitato, da parte del contraente adempiente, anche nella ipotesi di inadempimento, da parte dell'altro contraente, di un diverso negozio, purché quest'ultimo risulti collegato con l'altro contratto da un nesso di interdipendenza — fatto palese dalla comune volontà delle parti — che renda sostanzialmente unico il rapporto obbligatorio (Cass. II, n. 271/1998).

Bibliografia

Bongiorno, La tutela espropriativa speciale del creditore pignoratizio, in Riv. dir. proc. 1990; Ciccarello, Pegno (diritto privato), in Enc. dir., XXXII, Milano, 1982; Dalmartello, Pegno irregolare, in Nss.D.I, XII, Torino, 1965; Gabrielli, Il pegno, in Tratt. Dir. priv., diretta da Sacco, Torino, 2005; Gioia, Giudici e legislatore concordi sul pegno fluttuante: il consenso prevale sulla consegna, in Corr. giur. 1998; Mengoni, Gli acquisti «a non domino», Milano, 1975; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, III, Milano, 1959; Montel, Pegno (diritto vigente), in Nss.D.I, XII, Torino, 1965.

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