Codice Civile art. 2800 - Condizioni della prelazione 1 .Condizioni della prelazione1. [I]. Nel pegno di crediti la prelazione non ha luogo, se non quando il pegno risulta da atto scritto e la costituzione di esso è stata notificata al debitore del credito dato in pegno ovvero è stata da questo accettata con scrittura avente data certa [1265, 2704].
[1] In deroga alle disposizioni di cui al presente articolo, v. l'art. 3, comma 1, d.l. 9 ottobre 2008, n. 155, conv., con modif., in l. 4 dicembre 2008, n. 190 e l'art. 8 d.l. 6 dicembre 2011, n. 201, conv., con modif., in l. 22 dicembre 2011, n. 214. InquadramentoLa disposizione insieme al successivo art. 2801 stabilisce i requisiti per la costituzione della prelazione nel pegno di crediti. La norma dispone che, in caso di pegno di crediti, la prelazione richiede che il pegno risulti da atto scritto e la sua costituzione sia stata alternativamente notificata al debitore, ovvero da questi accettata con scrittura avente data certa. L'esigenza di una speciale disposizione concernente il pegno di crediti sorge dal fatto che in tale fattispecie non può operare il requisito dello spossessamento. In genereLa partecipazione ad un fondo comune di investimento, in assenza di un certificato individuale, autonomo e separato, costituisce un credito nei confronti del fondo e non un titolo di credito, ma solo un credito, rappresentato dall'obbligo della società di investimento di gestire il fondo e di restituirgli il valore delle quote di partecipazione; su tale credito può costituirsi un pegno solo se sia stata rispettata la disciplina prevista per il pegno di crediti dall'art. 2800 c.c., ossia la notifica della costituzione del pegno al debitore ovvero la sua accettazione con atto di data certa (Cass. VI, n. 11177/2020).
Costituzione del dirittoLa disposizione in esame si riferisce al pegno su crediti non risultanti da un titolo. Poiché riguardo a titoli di tal fatta (aventi ad oggetto una prestazione di dare o fare) non è configurabile l'elemento del possesso (cui allude l'art. 2786), la costituzione del pegno è stata da legislatore ancorata a diverse soluzioni rispetto al pegno su cose, sia con riferimento alla sua costituzione che al suo mantenimento (Realmonte, in Tr. Res., 1985, 650). Si è osservato che in tema di pegno di crediti, il mero scambio di consensi produce solo gli effetti prodromici disciplinati dagli artt. 2801 e 2802, ma non dà luogo, di per sé solo, alla nascita del diritto reale di garanzia sul credito, poiché questo sorge in presenza di due condizioni: (i) il pegno deve risultare da atto scritto; (ii) la sua costituzione deve essere notificata, anche oralmente, analogamente a quanto dispone l'art. 1264, al debitore del credito dato in pegno, ovvero deve essere stata accettata mediante scrittura privata avente data certa, in applicazione dell'art. 1265, comma 2, anche se il credito non superi l'importo di Euro 2,58, a differenza di quanto previsto dall'art. 2787, comma 3. La forma scritta non è richiesta, quindi, per la validità della costituzione del diritto, ma solo per la sua efficacia verso i terzi. La Suprema Corte, come poc'anzi anticipato, ha escluso che il mero consenso delle parti, nell'ipotesi di pegno di crediti, sia sufficiente a dar vita alla garanzia reale (Cass. I, n. 7158/1995). Quindi, la costituzione del pegno in questione avviene solo con la notificazione del titolo costitutivo al terzo debitore, e cioè con il completamento di una fattispecie a formazione successiva la quale assicura al creditore il diritto di prelazione sul credito (Cass. I, n. 7158/1995). Nel contempo è stato affermato che dopo la notificazione della costituzione in pegno, il credito oggetto della garanzia non è più esigibile dal concedente, ma rimane vincolato a favore del creditore pignoratizio, con la conseguenza che il titolare non può rinunciarvi né novarlo (App. Milano 23 settembre 1997). Ove si verifichi il fallimento del debitore, il creditore pignoratizio autorizzato a provvedere autonomamente alla riscossione dei titoli concessi in pegno alla scadenza e a impiegare gli importi riscossi nell'acquisto di altrettanti titoli della stessa natura, assoggettati gli importi riscossi e i titoli con essi acquistati all'originario vincolo di pegno regolare, non ha diritto ad ottenere dal giudice delegato lo “svincolo” dei medesimi titoli, poiché la facoltà di disporre degli stessi è attribuita al creditore, ex art. 1851, soltanto nel pegno irregolare (Cass. I, n. 2503/2018). BibliografiaCendon, artt. 2740-2906, in Commentario al codice civile, Milano, 2009; Gabrielli, Conflitto tra privilegio del promissario acquirente ed ipoteca iscritta prima della trascrizione del contratto preliminare, in Riv. dir. civ. II, 2004;Lordi, Del pegno, in Comm. D'Amelio, Finzi, Firenze, 1943; Montel, Pegno (diritto vigente), in Nss. Dig. It., XII, Torino, 1965. |