Codice Civile art. 2803 - Riscossione del credito dato in pegno.Riscossione del credito dato in pegno. [I]. Il creditore pignoratizio è tenuto a riscuotere, alla scadenza, il credito ricevuto in pegno e, se questo ha per oggetto danaro o altre cose fungibili, deve, a richiesta del debitore, effettuarne il deposito nel luogo stabilito d'accordo o altrimenti determinato dall'autorità giudiziaria. Se il credito garantito è scaduto, il creditore può ritenere del danaro ricevuto quanto basta per il soddisfacimento delle sue ragioni e restituire il residuo al costituente o, se si tratta di cose diverse dal danaro, può farle vendere o chiederne l'assegnazione secondo le norme degli articoli 2797 e 2798. InquadramentoLa disposizione in esame è stata posta al fine di risolvere una serie di questioni che erano dibattute nel vigore del vecchio codice, quando era dubbio se il creditore pignoratizio potesse esigere il credito pignorato e potesse poi soddisfarsi sul ricavato. La norma de qua afferma che il creditore pignoratizio deve riscuotere il credito ricevuto in pegno, una volta che questo sia scaduto, e, se il debitore lo richiede, deve effettuare il deposito di quanto ricevuto in pagamento. Quando poi sia scaduto anche il credito garantito, il creditore pignoratizio può trattenere l'importo dovuto dal denaro ricevuto in pagamento. Viceversa, se il credito dato in pegno non ha ad oggetto denaro, la soddisfazione del creditore pignoratizio deve passare per la vendita nelle forme di cui agli artt. 2797 e 2798. Facoltà del creditore pignoratizioLa norma in commento attribuisce al creditore pignoratizio la facoltà di riscuotere il credito dato in pegno; ciò per evidenti ragioni pratiche, consistenti nel consentire l'esazione al soggetto che ha in genere la disponibilità dei documenti e, nel contempo, nell'evitare che il debitore possa vanificare gli effetti della garanzia esercitando personalmente lo ius exigendi (Gorla, in Comm. S. B., 1968, 122). A tal fine, il creditore pignoratizio, esercitando poteri e facoltà altrimenti spettanti al debitore pignoratizio, può e deve intraprendere nei confronti del terzo debitore, se necessario, tanto il processo di cognizione per l'accertamento dell'an e del quantum debeatur, quanto l'eventuale successivo giudizio di esecuzione, qualora il terzo non paghi spontaneamente. In mancanza di iniziative, in via di cognizione ovvero in executivis, da parte del creditore pignoratizio può agire il debitore il quale, tuttavia, non potrà conseguire il possesso del bene dovuto che dovrà essere consegnato al creditore ovvero ad un depositario nominato dal giudice (Gorla, in Comm. S. B., 1968, 122). Trasferimento della garanzia pignoratiziaUna volta riscosso il credito costituito in pegno ad opera del creditore pignoratizio la garanzia si trasferisce sul denaro e sulle altre cose, che a richiesta del debitore, devono essere depositate. Infatti ai sensi della prima parte della norma in esame, se il credito garantito non è scaduto deve procedersi alla custodia mediante deposito delle cose fungibili o del denaro oggetto di esazione, dal momento che il pignus nominis si converte ex lege in pegno su bene mobile (Trib. Torino 31 marzo 1992). Soddisfazione del creditore pignoratizioNell'ipotesi in cui il credito garantito sia scaduto la norma stabilisce una differente disciplina a seconda che il credito abbia ad oggetto denaro ovvero cose diverse dal denaro, fungibili o meno. Nel primo caso, infatti, una volta riscosso il credito costituito in pegno, il creditore pignoratizio (scaduto il debito garantito) può direttamente soddisfarsi sul denaro ricevuto nei limiti del necessario per il soddisfacimento delle sue ragioni. Nel secondo caso, il creditore pignoratizio può chiedere la vendita o l'assegnazione (a sensi degli artt. 2797 e 2798) dei beni mobili oggetto di esazione. È stato precisato che nel caso in cui si abbia assegnazione quest'ultima opera quale datio in solutum (coattiva) (Rubino, in Tr. Vas., XVI, 1956, 269). Concorso con procedure esecutive di terziÈ prevalente l'opinione che lo ius exigendi (così come accade per l'assegnazione giudiziale al solo creditore pignoratizio) venga escluso dall'intervenuto pignoramento, ad opera di terzi, del credito oggetto di pegno, in applicazione degli artt. 552 e 553 c.p.c. (Gorla, in Comm. S. B., 1968, 135). BibliografiaCendon, artt. 2740-2906, in Commentario al codice civile, Milano, 2009; Gabrielli, Conflitto tra privilegio del promissario acquirente ed ipoteca iscritta prima della trascrizione del contratto preliminare, in Riv. dir. civ. II, 2004;Lordi, Del pegno, in Comm. D'Amelio, Finzi, Firenze, 1943; Montel, Pegno (diritto vigente), in Nss. Dig. It., XII, Torino, 1965. |