Codice Civile art. 2901 - Condizioni.Condizioni. [I]. Il creditore, anche se il credito è soggetto a condizione o a termine, può domandare che siano dichiarati inefficaci nei suoi confronti gli atti di disposizione del patrimonio coi quali il debitore rechi pregiudizio alle sue ragioni [524, 1113], quando concorrono le seguenti condizioni: 1) che il debitore conoscesse il pregiudizio che l'atto arrecava alle ragioni del creditore o, trattandosi di atto anteriore al sorgere del credito, l'atto fosse dolosamente preordinato al fine di pregiudicarne il soddisfacimento; 2) che, inoltre, trattandosi di atto a titolo oneroso, il terzo fosse consapevole del pregiudizio e, nel caso di atto anteriore al sorgere del credito, fosse partecipe della dolosa preordinazione. [II]. Agli effetti della presente norma, le prestazioni di garanzia, anche per debiti altrui, sono considerate atti a titolo oneroso, quando sono contestuali al credito garantito. [III]. Non è soggetto a revoca l'adempimento di un debito scaduto (1). [IV]. L'inefficacia dell'atto non pregiudica i diritti acquistati a titolo oneroso dai terzi di buona fede, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di revocazione [2652 n. 5] (2). (1) V. art. 65 r.d. 16 marzo 1942, n. 267. (2) V. art. 702 r.d. n. 267, cit. InquadramentoL'azione revocatoria ordinaria è un mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale, che consente al creditore di ottenere la dichiarazione di inefficacia, nei suoi confronti, degli atti di disposizione del patrimonio con cui il debitore abbia arrecato pregiudizio alle sue ragioni, così da consentire al creditore medesimo, in caso di accoglimento dell'azione, di esercitare anche sui beni oggetto dell'atto dispositivo l'azione esecutiva, come se i beni stessi non fossero mai usciti dal patrimonio del debitore. Oggetto della domanda revocatoria, sia essa ordinaria che fallimentare, non è il bene trasferito in sé, ma la reintegrazione della generica garanzia patrimoniale dei creditori, mediante il suo assoggettamento ad esecuzione forzata. Qualora, quindi, l'azione venga proposta dopo il fallimento dell'accipiens, non potendo essere esperita con la finalità di recuperare il bene ceduto, stante l'intangibilità dell'asse fallimentare, i creditori del cedente (ovvero il curatore in caso di suo fallimento) potranno insinuarsi al passivo del fallimento del cessionario per il valore del bene oggetto dell'atto di disposizione (Cass. S.U. n. 12476/2020). L'azione revocatoria: presupposti e condizioniDiversi sono i presupposti richiesti dalla legge per il positivo esperimento dell'azione revocatoria. Primo presupposto è la configurabilità, in capo all'attore, della qualifica di creditore che, secondo quanto chiarito dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, sussiste anche in presenza di un credito eventuale, oggetto di contenzioso (c.d. credito litigioso), senza che il giudizio promosso con la revocatoria sia soggetto a sospensione necessaria a norma dell'art. 295 c.p.c. per il caso di pendenza di controversia avente ad oggetto l'accertamento del credito per la cui conservazione è stata proposta la domanda revocatoria, in quanto la definizione del giudizio sull'accertamento del credito non costituisce l'indispensabile antecedente logico — giuridico della pronuncia sulla domanda revocatoria, essendo d'altra parte da escludere l'eventualità di un conflitto di giudicati tra la sentenza che, a tutela dell'allegato credito litigioso, dichiari inefficace l'atto di disposizione e la sentenza negativa sull'esistenza del credito (Cass. S.U., 9440/2004). Ai fini dell'accoglimento di detta azione non è necessaria, quindi, la sussistenza di un credito certo, liquido ed esigibile, essendo sufficiente una ragione di credito anche eventuale e oggetto di contestazione, purché non manifestamente fondata (Cass. n. 23208/2016; Cass. n. 11755/2018). Tuttavia, secondo la S.C., a fondamento dell'azione revocatoria contro un atto dispositivo posto in essere nel corso di un giudizio non può essere posta la sussistenza di un pregiudizio per il credito afferente alla refusione delle relative spese processuali, dal momento che il corrispondente diritto sorge solo con la sentenza che pronunci la condanna al pagamento delle stesse a carico della parte soccombente (Cass. n. 9609/2023). Occorre, poi, che il debitore abbia posto in essere un atto dispositivo pregiudizievole per le ragioni del creditore, nozione intesa dalla giurisprudenza in senso molto ampio, non essendo necessario che l'atto abbia reso impossibile la soddisfazione del credito, ma essendo sufficiente che l'atto stesso abbia causato maggiore difficoltà od incertezza nel recupero coattivo, secondo una valutazione operata «ex ante», con riferimento alla data dell'atto dispositivo e non a quella futura dell'effettiva realizzazione del credito, avendo riguardo anche alla modificazione qualitativa della composizione del patrimonio (Cass. n. 27625/2020 ; Cass. n. 9461/2016). Si è escluso, tuttavia, che atto dispositivo suscettibile di revocatoria sia il preliminare di vendita, che non produce effetti traslativi (Cass. n. 15215/2018), mentre si è considerato soggetto a revocatoria il contratto di locazione ultranovennale, in quanto, pur non essendo traslativo del bene, ne limitano, anche indirettamente, la possibilità di aggressione in sede esecutiva, pregiudicando le ragioni del creditore (Cass. n. 25854/2020). L'azione revocatoria può avere ad oggetto anche un atto di cessione di crediti a terzi; in questo caso la prova dell'atto può essere fornita in qualsiasi modo, ivi comprese sia la comunicazione che il cedente faccia ai debitori ceduti dell'avvenuta cessione, sia la condotta di non contestazione dell'avvenuta cessione da parte del convenuto (Cass. n. 5736/2023). Ancora, è impugnabile con l' azione revocatoria ordinaria l 'atto costitutivo di una garanzia personale (Cass. n. 3462/2024). Quanto al requisito dell'“eventus damni”, devono considerarsi secondo la giurisprudenza di legittimità, anche le circostanze sopravvenute rispetto al momento della proposizione della domanda, quali, in particolare, l'integrale estinzione del debito e la sua irreversibile riduzione ad una misura rispetto alla quale la garanzia patrimoniale dell'obbligato risulti essere adeguata, tenuto conto dell'entità e della tipologia di beni che la compongono: non ricorre, quindi, l'"eventus damni" se la riduzione del credito, anche in corso di causa, elimina la lesione della garanzia patrimoniale posta in essere mediante l'atto dispositivo, atteso che l'interesse ad agire deve sussistere sino al momento della decisione della domanda (Cass. n. 17029/2016). Peraltro, il presupposto costituito dal pregiudizio alle ragioni del creditore include anche il pericolo di danno, la cui valutazione è rimessa alla discrezionalità del giudice, sicché, qualora l'azione sia proposta da un creditore chirografario rispetto alla compravendita di un bene ipotecato, l'"eventus damni" va valutato con riguardo al potenziale conflitto tra l'attore, creditore chirografario, ed il creditore ipotecario, in relazione alla concreta possibilità di soddisfazione del primo rispetto all'entità della garanzia reale del secondo (Cass. n. 25733/2015). Non sussiste il requisito dell'”eventus damni” nel caso in cui ad agire a norma dell'art. 2901 c.c. sia colui che vede il suo credito assistito da ipoteca sul bene, in relazione al quale sia successivamente trascritto un atto dispositivo compiuto dal debitore, in quanto lo "ius sequelae" proprio del diritto di ipoteca gli attribuisce comunque il diritto di soddisfarsi "in executivis" sull'immobile in danno del terzo acquirente (Cass. n. 7876/2023 ). Nel caso in cui l'azione revocatoria sia proposta nei confronti di più coobbligati in solido, la valutazione dell' ” eventus damni ” deve essere compiuta in relazione a ciascuno dei patrimoni residui singolarmente considerati (Cass. n . 25883/2023 ). L'atto dispositivo pregiudizievole, ai fini dell'esperibilità dell'azione revocatoria, può essere antecedente o successivo all'insorgere del credito, a titolo oneroso o a titolo gratuito. Quando l'atto di disposizione sia successivo al sorgere del credito, unica condizione per l'esercizio dell'azione revocatoria è la conoscenza che il debitore abbia del pregiudizio delle ragioni creditorie (consilium fraudis), nonché, per gli atti a titolo oneroso, l'esistenza di analoga consapevolezza in capo al terzo, la cui posizione, sotto il profilo soggettivo, va accomunata, rispetto a tale ipotesi, a quella del debitore. La relativa prova può essere fornita tramite presunzioni, il cui apprezzamento è devoluto al giudice di merito ed è incensurabile in sede di legittimità ove congruamente motivato (Cass. n. 2756/2014). Non occorre, in ogni caso, la prova della collusione tra il debitore e il terzo contrante (Cass. n. 25614/2014). Quando, invece, l'atto di disposizione sia anteriore al sorgere del credito la condizione per l'esercizio dell'azione è, oltre al «consilium fraudis» del debitore, la «participatio fraudis» del terzo acquirente, cioè la conoscenza da parte di quest'ultimo della dolosa preordinazione dell'alienazione a rendere difficoltosa la coattiva realizzazione del credito futuro; tale elemento psicologico, ex art. 2901, comma 1, n. 2, quale oggetto di prova a carico del soggetto che lo allega, può essere accertato anche mediante il ricorso a presunzioni, con un apprezzamento, riservato al giudice del merito, incensurabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato (Cass. n. 18315/2015). In questo caso, ad integrare l'"animus nocendi" richiesto dall'art. 2901, comma 1, n. 1, c.c. non è sufficiente il dolo generico e, cioè, la mera previsione, da parte del debitore, del pregiudizio arrecato ai creditori, essendo invece necessaria la ricorrenza del dolo specifico, vale a dire la consapevole volontà di stipularlo al fine precipuo di pregiudicare le ragioni creditorie (Cass. n. 16092/2023, in senso contrario, Cass. n. 5812/2023). Tale impostazione è stata di recente condivisa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, le quali hanno affermato che, quando l'atto di disposizione è anteriore al sorgere del credito, per integrare la "dolosa preordinazione" è necessario che l'atto sia stato posto in essere dal debitore in funzione del sorgere dell'obbligazione, al fine d'impedire o rendere più difficile l'azione esecutiva o comunque di pregiudicare il soddisfacimento del credito, attraverso una modificazione della consistenza o della composizione del proprio patrimonio (c.d. dolo specifico), e che, ove l'atto sia a titolo oneroso, occorre la conoscenza da parte del terzo circa l'intento specificamente perseguito dal debitore rispetto al debito futuro (Cass. s.u. n. 1898/2025). L'accertamento giudiziale di insussistenza del “consilium fraudis” contenuto in una sentenza non ha efficacia di giudicato in altro giudizio avente ad oggetto un diverso atto di disposizione patrimoniale tra le stesse parti, in ragione della diversità dei rapporti dedotti nei due giudizi, dovendo l'elemento soggettivo essere valutato in relazione allo specifico atto di disposizione di cui è stata chiesta la revoca (Cass. n. 8445/2023). Non è soggetto a revocatoria, per espressa previsione, l'adempimento di un debito scaduto, trattandosi di condotta doverosa per il debitore: l'esenzione dalla revocatoria ordinaria, prevista per l'adempimento di un debito scaduto, integra, secondo la giurisprudenza di legittimità, un'eccezione in senso stretto, presupponendo l'allegazione in giudizio di fatti impeditivi non rilevabili d'ufficio (Cass. n. 16793/2015). L'esenzione dalla revocatoria ordinaria dell'adempimento di un debito scaduto, traendo giustificazione dalla natura di atto dovuto della prestazione del debitore una volta che si siano verificati gli effetti della mora ex art. 1219, ricomprende anche l'alienazione di un bene eseguita per reperire la liquidità occorrente all'adempimento di un proprio debito, purché essa rappresenti il solo mezzo per tale scopo, ponendosi in siffatta ipotesi la vendita in rapporto di strumentalità necessaria con un atto dovuto, si da poterne escludere il carattere di atto pregiudizievole per i creditori richiesto per la revoca (Cass. n. 7747/2016; Cass. n. 9816/2018). Il comma 3 dell'art. 2901, invece, non si applica, né in via di interpretazione estensiva né per analogia, nel caso di concessione di ipoteca per debito già scaduto, atteso che si tratta di un negozio di disposizione patrimoniale che, essendo fondato sulla libera determinazione del debitore, è aggredibile con azione revocatoria ex artt. 2901 e 2902 c.c. (Cass. n. 1414/2020). Dal punto di vista processuale, si è evidenziato che l'azione revocatoria e quella di simulazione possono essere proposte in via alternativa tra loro o anche in via subordinata nello stesso giudizio (Cass. n. 7121/2024).
BibliografiaGiampiccolo, Azione surrogatoria, in Enc. dir., Milano, 1959, 950; Quatraro-Giorgetti-Fumagalli, Revocatoria ordinaria e fallimentare. L'azione surrogatoria, Milano, 2009, 1 e ss. |