Codice Civile art. 2909 - Cosa giudicata.

Giusi Ianni

Cosa giudicata.

[I]. L'accertamento contenuto nella sentenza passata in giudicato fa stato a ogni effetto tra le parti, i loro eredi o aventi causa [1306; 324 c.p.c.].

Inquadramento

La sentenza, ai sensi dell'art. 324 c.p.c., acquista autorità di cosa giudicata formale quando non è più impugnabile, perché sono stati esperiti tutti i mezzi di impugnazione ordinari possibili o siano decorsi inutilmente i termini per l'impugnazione. La norma in commento regola, invece, gli effetti sostanziali del giudicato, stabilendo che l'accertamento in essa contenuto è destinato a fare stato tra le parti, i loro eredi o aventi causa.

Il giudicato sostanziale

Il giudicato può essere esterno o interno. Il giudicato esterno è quello formatosi in altro giudizio tra le stesse parti, mentre il giudicato interno è quello formatosi nello stesso processo, qualora vi sia stata una sentenza parziale produttiva di effetti vincolanti.

Come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, il giudicato esterno ha la medesima autorità di quello interno, perseguendo entrambi il fine di eliminare l'incertezza delle situazioni giuridiche e di garantire la stabilità delle decisioni (Cass.  S.U., n. 22745/2014 ; Cass. n. 9331/2016). L'eccezione di giudicato esterno è, al pari dell'eccezione di giudicato interno, rilevabile anche d'ufficio dal giudice (Cass. n. 6326/2010), anche nel giudizio di Cassazione (Cass. n. 30780/2011), rispondendo al principio della ragionevole durata del processo di cui all'art. 111 Cost. (Cass. n. 15627/2016). Come chiarito, tuttavia, dalle Sezioni Unite, il principio della rilevabilità del giudicato esterno nel giudizio di legittimità va coordinato con i criteri redazionali desumibili dal disposto dell'art. 366, n. 3, c.p.c.; tanto per la dirimente considerazione che la interpretazione del giudicato esterno, pur essendo assimilabile a quella degli elementi normativi astratti, in ragione della sua natura di norma regolatrice del caso concreto, va comunque effettuata sulla base di quanto stabilito nel dispositivo della sentenza e nella motivazione che la sorregge, di talché la relativa deduzione soggiace all'onere della compiuta indicazione di tutti gli elementi necessari al compimento del sollecitato scrutinio (Cass. S.U., n. 9140/2016). E', pertanto, onere della parte che deduca il suddetto giudicato riprodurre in ricorso il testo della sentenza che si assume essere passata in giudicato, non essendo a tal fine sufficiente il riassunto sintetico della stessa  (Cass. n. 3928/2016).

  La portata del giudicato esterno va definita dal giudice del merito sulla base di quanto stabilito nel dispositivo della sentenza e, eventualmente, nella motivazione che la sorregge, potendosi far riferimento, in funzione interpretativa, alla domanda della parte solo in via residuale qualora, all'esito dell'esame degli elementi dispositivi ed argomentativi di diretta emanazione giudiziale, persista un'obiettiva incertezza sul contenuto della statuizione (Cass. n. 24749/2014). Il giudicato sostanziale ha, poi, dei limiti, sia soggettivi che oggettivi. Sotto il profilo soggettivo, è lo stesso art. 2909 a stabilire che l'accertamento contenuto nella sentenza passata in giudicato fa stato tra le parti, i loro eredi o aventi causa: da tale disposizione si evince, a contrario, che le statuizioni contenute nella sentenza passata in giudicato non estendono i loro effetti, e non sono vincolanti, per i soggetti rimasti estranei al giudizio, anche nel caso in cui il terzo sia un litisconsorte necessario pretermesso (Cass. n. 24165/2013). Il giudicato, tuttavia, può anche avere un'efficacia riflessa, nel senso che la sentenza, come affermazione oggettiva di verità, produce conseguenze giuridiche nei confronti di soggetti rimasti estranei al processo in cui è stata emessa, allorquando questi siano titolari di un diritto dipendente dalla situazione definita in quel processo o comunque di un diritto subordinato a tale situazione, con la conseguenza reciproca che l'efficacia del giudicato non si estende a quanti siano titolari di un diritto autonomo rispetto al rapporto giuridico definito con la prima sentenza (Cass. n. 6788/2013). La questione dei limiti soggettivi del giudicato penale nel giudizio civile in cui si controverta sulla sussistenza degli stessi fatti deve essere eccepita dalla parte interessata, se già non costituisce oggetto di domanda (Cass. n. 18324/2015). Quanto ai limiti oggettivi del giudicato, essi vanno individuati sulla base degli elementi costitutivi dell'azione giudiziaria sulla quale il giudicato stesso si fonda, rappresentati dal titolo della stessa azione (causa petendi) e dal bene della vita che ne forma l'oggetto (petitum mediato), poiché soltanto entro questi limiti il giudicato copre il dedotto e il deducibile (cfr. Cass. n. 17078/2007). Tuttavia, i limiti oggettivi del giudicato possono estendersi oltre la causa petendi ed il petitum della domanda originaria sia quando la domanda riconvenzionale o l'eccezione del convenuto amplii l'oggetto del giudizio, sia quando una situazione giuridica sia comune a più cause tra le medesime parti, sicché la soluzione delle questioni di fatto o di diritto ad essa relative in una delle cause faccia stato nelle altre in cui quella rilevi (Cass. n. 5245/2014). Non sono suscettibili di acquisire efficacia di giudicato i provvedimenti possessori, e quelli cautelari pur restando efficaci indipendentemente dall'instaurazione del giudizio di merito in applicazione dell'art. 669-octies, ultimo comma, c.p.c. (Cass. n. 19720/2016).L'interpretazione del giudicato, dovendo essere quest'ultimo assimilato agli «elementi normativi», deve essere effettuata alla stregua dell'esegesi delle norme e non già degli atti e dei negozi giuridici (Cass.  S.U., n. 24664/2007) e, pertanto, non soltanto le ragioni giuridiche e di fatto esercitate in giudizio, ma anche tutte le possibili questioni, proponibili in via di azione o eccezione, che, sebbene non dedotte specificamente, costituiscono precedenti logici, essenziali e necessari, della pronuncia (Cass. n. 6091/2020). Ne consegue che il giudice di legittimità può direttamente accertare l'esistenza e la portata del giudicato esterno con cognizione piena che si estende al diretto riesame degli atti del processo ed alla diretta valutazione ed interpretazione degli atti processuali, mediante indagini ed accertamenti, anche di fatto, indipendentemente dall'interpretazione data al riguardo dal giudice di merito (Cass. n. 9654/2016) . Il giudicato può formarsi anche sulla qualificazione giuridica di un rapporto, ove questa costituisca antecedente necessario ed indispensabile della pronuncia sulla domanda e la parte interessata non abbia proposto sul punto impugnazione (Cass. n. 11572/2016).

In punto di giurisdizione, si è chiarito che le sentenze dei giudici di merito (ordinari o amministrativi che siano) che statuiscano sulla giurisdizione sono suscettibili di acquistare autorità di giudicato esterno, sì da spiegare i propri effetti anche al di fuori del processo nel quale siano state rese, solo in quanto in esse una statuizione sulla giurisdizione, sia pure implicita, si coniughi con una statuizione di merito (Cass. S.U., n. 4997/2018; Cass. S.U., 16458/2020).Inidonea al giudicato sostanziale è, invece, ritenuta la sentenza di cessazione della materia del contendere (Cass. n. 4167/2020).

Bibliografia

Andrioli, Commento al codice di procedura civile, Napoli, 1961, 276; Bonsignori, Tutela giurisdizionale dei diritti, in Commentario del codice civile a cura di Scialoja-Branca, Bologna-Roma, 1999, 1 e ss.; La China, La tutela giurisdizionale dei diritti, in Trattato di diritto privato a cura di Rescigno, Torino, 1997, 7 ss.

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