Codice Civile art. 2910 - Oggetto dell'espropriazione.Oggetto dell'espropriazione. [I]. Il creditore, per conseguire quanto gli è dovuto, può fare espropriare i beni del debitore, secondo le regole stabilite dal codice di procedura civile [483 ss. c.p.c.]. [II]. Possono essere espropriati anche i beni di un terzo quando sono vincolati a garanzia del credito [2858, 2868] o quando sono oggetto di un atto che è stato revocato perché compiuto in pregiudizio del creditore [2901 ss.]. InquadramentoLa disposizione fa riferimento all'art. 2740, che, a sua volta, prevede che il debitore risponda all'adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri, beni che, pertanto, potranno essere oggetto di espropriazione secondo quanto previsto — in via generale e programmatica — dall'art. 2910 c.c. (cfr., nel senso di una correlazione necessaria tra responsabilità patrimoniale ed oggetto dell'espropriazione, Bonsignori, 10 ss.) Ne consegue che la disposizione intende esprimere il perno normativo dell'espropriazione forzata che corrisponde a quello della sottrazione coattiva al debitore dei beni appartenenti al suo patrimonio per destinarli alla soddisfazione del creditore (Costantino, 18 ss.). Nondimento, ancorché il codice non rinunzia ad utilizzare in termini amplissimi il termine esecuzione essa non comprende la coazione esecutiva dei provvedimenti istruttori (art. 129 bis, comma 1, disp. att. c.p.c.), ordinatori (art. 487 c.p.c.), cautelari (artt. 677,678,679 ed ora, in generale, art. 669-duodecies, c.p.c.) e possessori (art. 705 c.p.c.) (La China, 1). Responsabilità patrimoniale e oggetto dell’espropriazioneIn ogni caso, l'art. 2910 costituisce il vero raccordo ordinamentale tra il credito e la sua attuazione patrimoniale (Mazzamuto, 227 ss.), in una stretta correlazione tra diritto sostanziale e attuazione processuale, con la conseguenza che l'esecuzione forzata è nello stesso tempo strumento di attuazione del diritto e compimento dello stesso " (Busnelli, 253) considerato che il semplice accertamento del diritto non è evidentemente satisfattivo, ancorché idoneo a stabilizzarsi nel giudicato ex art. 2909, ma è evidente che il patrimonio del debitore sarà aggredibile anche laddove non vi sia l'accertamento in questione (Vaccarella, 3). Le tipologie di esecuzioneI diritti soggettivi sono eterogenei e pertanto la loro soddisfazione coatta darà diversa a seconda del loro contenuto pertanto l'esecuzione sarà generica per i crediti pecuniari e specifica per la consegna di cosa mobile ovvero il rilascio di cosa immobile, nonché l'esecuzione degli obblighi di fare (art. 2931) o di non fare (art. 2933). Ai fini del tipo di esecuzione finalizzata all'attuazione del diritto bisogna guardare il tipo di obbligo scaturente dalla situazione giuridica attiva (Montesano, 207, 214) non trascurando che ogni forma di esecuzione avrà sempre natura sostitutiva dell'inazione dell'obbligato apportando all'uopo quelle modificazioni oggettive con operazioni di carattere materiale ossia incidenti sulla realtà fenomenica e non su quella giuridica (Montesano, 211). Accanto all'aggressione al patrimonio del debitore esistono, peraltro, forme di esecuzione indiretta ossia finalizzate a costringere il debitore all'adempimento (Silvestri, Taruffo, Esecuzione forzata e misure coercitive, in Enc. giur., XIII, Roma, 1989, 2, 4). Esse attingono il patrimonio dell'obbligato attraverso la giurisdizione e ne sono esempio gli artt. 124, comma 2, e 131, comma 2, d.lgs. 10 febbraio 2005, n. 30, a difesa della proprietà industriale oltre il risarcimento dei danni, ove il Giudice può anche «fissare una somma dovuta per ogni violazione o inosservanza successivamente constatata e per ogni ritardo nell'esecuzione del provvedimento» all'esito di un istruttoria sommaria, nonché l'art. 24, d.lgs. n. 68/2003, a tutela del diritto con possibilità d'inibitoria delle condotte di violazione del diritto, con individuazione «di una somma dovuta per ogni violazione o inosservanza successivamente constata o per ogni ritardo nell'esecuzione del provvedimento»). Esecuzione indiretta, tra le molte altre è anche l'art. 18, comma 2, l. n. 92/2012 ove si prevede un'indennità commisurata all'ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell'effettiva reintegrazione. Esempio di esecuzione indiretta è anche l'art. 709 ter c.p.c., (ora abrogato dal d.lgs. n. 149/2022) come pure l'art. 28 l. 20 maggio 1970, n. 300 a tutela dei diritti sindacali. Secondo Cass. III, n. 21481/ 2016 nel caso di sequestro conservativo a carico dell'imputato la condanna generica dello stesso al risarcimento del danno agisce sulla conversione in pignoramento solo nei limiti della provvisionale eventualmente accordata, pur conservando i suoi effetti per l'importo residuo. La Cass. pen. n. 2267/2014 ha precisato che la semplice elusione dell'esecuzione di un provvedimento del giudice civile che prescriva misure cautelari a difesa della proprietà, del possesso o del credito ex art. 388, comma 2, c.p. non costituisce condotta elusiva penalmente rilevante, a meno che l'obbligo imposto non sia coattivamente ineseguibile, richiedendo la sua attuazione la necessaria collaborazione dell'obbligato, poiché l'interesse tutelato dall'art. 388 c.p. non è l'autorità in sé delle decisioni giurisdizionali, bensì l'esigenza costituzionale di effettività della giurisdizione. In ogni caso l'art. 492, comma 7, c.p.c. (nel testo risultante ante riforma ex l. n. 52/2006) presupponeva la ricerca dei beni da pignorare in modo tale che qualora il pignoramento fosse risultato infruttuoso o incapiente, l'Ufficiale giudiziario, su impulso del creditore, poteva ricercare beni da sottoporre ad esecuzione facendo ricorso all'anagrafe tributaria ovvero altre banche dati pubbliche. Il d.l. n. 132/2014 ha innovato in punto di ricerca dei beni con la conseguenza che l'art. 492 comma 7 c.p.c., è stato introdotto l'art. 492-bis c.p.c. che ha previsto la ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare. Ne consegue la nuova norma rispetto alla precedente ha individuato la ricerca in modo che essa precede ora il tentativo di espropriazione indipendentemente dall'esperimento infruttuoso della detta ricerca. Si è provveduto anche ad innovare l'art.. 388, comma 6, c.p., secondo cui «La pena di cui al quinto comma si applica al debitore o all'amministratore, direttore generale o liquidatore della società debitrice che, invitato dall'ufficiale giudiziario a indicare le cose o i crediti pignorabili, omette di rispondere nel termine di quindici giorni o effettua una falsa dichiarazione». Obblighi di fare o non fareLa seconda forma di esecuzione in forma specifica prevista dal nostro ordinamento è l'esecuzione degli obblighi di fare o di non fare. In tal modo il creditore dell'obbligazione persegue precipuamente la prestazione dovuta dal debitore, a mente degli artt. 2931 e 2933. Obblighi di facere infungibiliIn caso di obblighi di fare infungibili, ossia realizzabili solo dal debitore originario ovvero con la sua indispensabile cooperazione era opinione comune di dottrina e giurisprudenza che il creditore avesse diritto ad ottenere l'equivalente monetario. Con l'introduzione della l. n. 69/2009, invece, attraverso l'introduzione dell'art. 614-bis c.p.c. il creditore può rivolgersi al Giudice per sollecitare un provvedimento consistente in un ordine ad adempiere e, nel caso di mancata ottemperanza ad esso, ottenere la condanna al pagamento di una determinata somma di denaro. In tal caso saremmo di fronte ad uno strumento di coercizione indiretta chiamata a stimolare l'adempimento spontaneo degli obblighi non agevolmente coercibili. Ipotesi particolari di esecuzioneIn alcuni casi eccezionalmente previste il creditore può fare vendere le cose pur non essendo munito di titolo esecutivo (Vaccarella, 3) ne sono esempio gli artt. 1515 che consente al venditore di vendere la cosa allorché il compratore non provveda a pagare il prezzo, ovvero l'epilogo delle varie ipotesi di privilegio speciale sui mobili di cui agli artt. 2756, 2761 e 2797, che trovano una loro ragione in forza della c.d. possessualità della cosa da parte del creditore privilegato. Allo stesso regime appartengono le ulteriori ipotesi di cui alle leggi speciali in tema di acquisto di autoveicolo (l'art. 7, r.d.l. n. 436/1927), nonché, in analogia a quanto previsto art. 1515. L'ipotesi di cui all'art. 7, d.lgs. n. 342/1999), in tema di privilegio per credito agrario e peschereccio. Altre ipotesi speciali di esecuzione forzata sono le c.d. esecuzioni amministrative previste dalla legge a tutela di beni demaniali, ma si tratta di fattispecie prive di giurisdizionalità e che non escludono per la P.A. la possibilità di ricorrere alla tutela esecutiva giurisdizionale, così Cass. S.U., n. 15290/2006 che nel caso di occupazione di beni pubblici da parte del privato ha affermato la possibilità per la P.A. di avvalersi del rimedio privatistico in luogo dei poteri autoritativi. L'esecuzione sui beni del fideiussore da parte del creditore titolare di ipoteca iscritta sui beni del debitore principale non soggiace al divieto di cui all'art. 2911 c.c., norma eccezionale, insuscettibile di interpretazione estensiva o analogica, che disciplina il potenziale conflitto tra diverse categorie di creditori (ipotecari e chirografari) che agiscono sul patrimonio dell'unico debitore, non già l'ipotesi di diversi coobbligati in solido, titolari di distinti patrimoni, autonomamente aggredibili a scelta del creditore ipotecario (Cass. n. 9789/2024). L’espropriazione contro il terzo proprietarioIl comma 2 dell'art. 2910 prevede l'ipotesi di esecuzione in danno di beni che appartengono a terzi, ossia costui risponde con i suoi beni per un debito altrui (art. 602 c.p.c.) di modo che il creditore possa soddisfarsi esecutivamente sui beni di chi pur non rivestendo la qualità di debitore abbia vincolato il bene o i beni garanzia del credito, ovvero quando essi siano stati trasferiti attraverso un atto di disposizione revocato, per essere stato compiuto in frode delle ragioni di credito. Orbene, per quanto l'art. 602 c.p.c. sia speculare all'art. 2910 è un fatto che esso appare, oltre al terzo che ha visto revocare l'atto fraudolento, riferito ai soli casi di espropriazione immobiliare con garanzia prestate dal terzo con dazione di ipoteca, laddove l'art. 2910 può dirsi applicabile, in ogni ipotesi di riconoscimento al creditore del diritto di agire in executivis nei confronti di un terzo non debitore che potrebbe identificarsi anche nell'acquirente di un bene ipotecato, che può optare, a differenza di quanto stabilito per il terzo datore di ipoteca, per il rilascio dell'immobile in favore dei creditori iscritti ovvero per la liberazione del cespite dall'ipoteca (artt. 2889 ss.). Naturalmente, in questo caso, può considerarsi terzo proprietario, solo colui che possa vantare un acquisto opponibile al creditore procedente atteso che l'acquisto fatto successivamente alla trascrizione del pignoramento, exartt. 2913 ss. è, invece, inopponibile al creditore medesimo.A queste ipotesi vanno aggiunte quelle rientranti nella fattispecie più ampia dell'art. 2910, comma 2 del terzo datore di pegno e del terzo acquirente di bene mobile gravato da pegno (artt. 2786 ss.) ed ancora il proprietario della nave non armatore, ove l'espropriazione della nave sia promossa dai creditori privilegiati per privilegio navale — dell'armatore non proprietario, e il proprietario non esercente di aeromobile. Il bene gravato da ipoteca per un debito altrui, il debitore garantito non è legittimato passivo dell'azione esecutiva e, pertanto, non deve essergli notificato l'atto di pignoramento, ma soltanto, come previsto dall'art. 603 c.p.c., il precetto e il titolo esecutivo (fatta salva l'eccezione in materia di credito fondiario di cui all'art. 41, comma 1, d.lgs. n. 385/1993); tuttavia, ai sensi dell'art. 604, comma 2, c.p.c., nel corso del processo esecutivo, il debitore deve essere sentito tutte le volte in cui deve essere ascoltato anche il terzo proprietario assoggettato all'esecuzione e tale omissione dà luogo ad un vizio della procedura che, fintanto che la stessa non sia conclusa, può essere fatto valere con l'opposizione ex art. 617 c.p.c. (Cass. III, n. 10808/2020). Il comma 2 dell'art. 2910 c.c., nel prevedere che possono essere espropriati i beni di un terzo quando sono vincolati a garanzia del credito o sono oggetto di un atto revocato perché compiuto in pregiudizio del creditore, costituisce il fondamento sostanziale dell'espropriazione dei beni del terzo proprietario ex artt. 602-604 c.p.c. (cfr. Miccolis, 1 ss.). Peraltro, in dottrina come in giurisprudenza si tende a ritenere non tassative le fattispecie descritte dall'art. 602 c.p.c. (v. Travi, 4 ss., il quale sottolinea, efficacemente, che l'opera di esatta individuazione del terzo proprietario parte dall'art. 602 c.p.c., ma qui non si arresta). La disciplina di cui sopra va messa in relazione con l' art. 2929-bis, introdotto dal d.l. n. 83/2015, convertito, con modificazioni, nella l. n. 132/2015 (v. infraart. 2929-bis) ove la novella ha inteso agevolare il creditore nella più rapida attuazione della sua pretesa sede esecutiva. CasisticaIn linea generale oggetto dell'espropriazione sono i beni pignorabili così come individuati e limitati dalle disposizioni processuali sul tema ( artt. 514-516 c.p.c.) tuttavia l'evoluzione tecnologica induce a ritenere che anche il “ nome di dominio” (in inglese: Domain Name System, Dns) possono essere oggetto di pignoramento, considerato che nella legislazione vigente non esiste una regolamentazione ad hoc sorgendo così la necessità di utilizzare lo schema normativo delle procedure esecutive disponibili ed, in particolare, l'espropriazione forzata sui beni immateriali (Vaccà, Nomi di dominio, marchi e copyright. Proprietà intellettuale ed industriale in Internet, Milano, 2005). Del resto la natura stessa e la diversificazione dei momenti di circolazione dei beni giustifica i diversi tipi di espropriazione diversi: mobiliare presso il debitore (artt. 513-542 c.p.c.) e presso il terzo (artt. 543-554 c.p.c.); immobiliare (artt. 555-598 c.p.c.). L'espropriazione, come noto può esercitarsi anche sui diritti reali esclusi uso abitazione e servitù (Buongiorno, 37) ed anche su beni indivisi ex artt. 599-601 c.p.c., nonché sui crediti che il debitore vanta verso terzi (sono applicabili gli artt. 543-554 c.p.c.) (vedasi commento art. 2928). La giurisprudenza nei più recenti arresti ha mostrato la tendenza ad ampliare la sfera di azione dello strumento espropriativo affermando, tra l'altro (Cass. n. 20595/2015 che nel caso in cui il debitore trasferisca un cespite di sua proprietà sottraendola alla garanzia patrimoniale del creditore, costui potrà azionare cumulandole, sia l'azione revocatoria dell'atto pregiudizievole, sia il pignoramento, in danno del terzo acquirente, aggredendo il prezzo di acquisto che il terzo deve al debitore, in tal caso l'espropriante disporrà dell'azione esecutiva immobiliare ex art. 602 c.p.c. conservando la facoltà di chiedere un'ordinanza di assegnazione del corrispettivo ancora da pagare, ex art. 553 c.p.c. Limiti all’espropriazione forzata: la pubblica amministrazione e gli Stati esteriL'esecuzione forzata nei confronti di una pubblica amministrazione è soggetta ad una particolare disciplina nella quale il diritto di credito deve misurarsi con gli interessi pubblici (Costantino, 2014, 304). In primo luogo, non fanno parte del patrimonio del debitore, i beni del demanio pubblico di Stato, regione, provincia o comune indicati negli artt. 822 e 824, salvo il passaggio di essi dal demanio al patrimonio, a norma dell'art. 829. Del pari la norma non trova applicazione per i beni facenti parte del patrimonio c.d. indisponibile dello Stato e degli altri enti pubblici, che, di conseguenza non possono essere soggetti ad espropriazione per la ragione che essi rimangono vincolati alla loro destinazione come indicato dalle leggi che li riguardano. Ne consegue come affermato dalla S.C., la regola generale di cui agli artt. 2740 e 2910 soffre di una deroga rispetto alla natura dei beni appartenenti agli enti stessi perché espropriabili sono in effetti solo i beni disponibili e non quelli di origine pubblicistica e destinati per legge ad uno specifico scopo pubblico (Cass, III, n. 10284/2009, in Guida dir. 2009, n. 22, 42, con nota di Corea) di modo che per la realizzazione di crediti di terzi verso la pubblica amministrazione, non possono essere pignorati, presso le banche delegate alla riscossione dei tributi, i corrispondenti crediti dell'ente pubblico, anche se, per effetto del versamento, sia esaurito il rapporto fra l'ente e il contribuente Altra deroga risulta, rispetto all'aggredibiltà dei beni del debitore riguarda gli Stati esteri. Nel caso di un trust autodichiarato, non assume rilievo, ai fini dell'esclusione dell' eventus damni che gli scopi del trust siano la costituzione di una garanzia per il ceto creditorio e l'assicurazione della par condicio creditorum, perché la segregazione nel patrimonio del debitore e il vincolo impresso sui cespiti, agendo sul diritto dei creditori di espropriare direttamente i beni, determinano una lesione della garanzia patrimoniale generica (Cass. III, n. 24986/2020). Per converso l'art. 19-bis, introdotto in sede di conversione del d.l. n. 132/2014, ha previsto (Consolo, 759 ss.) l'impignorabilità dei crediti delle rappresentanze consolari e diplomatiche straniere aventi per oggetto le somme che siano a disposizione delle stesse per il disimpegno delle attività istituzionali, secondo quanto previsto dall'art. 21, comma 1, lett. a), della Convenzione delle Nazioni Unite sulle immunità giurisdizionali degli Stati e dei loro beni, fatta a New York il 2 dicembre 2004, di cui alla l. n. 5/2013. Tale deroga sulla pignorabilità (art. 19-bis) è rilevabile anche d'ufficio (Francola, 350) previa dichiarazione al Mae circa la destinazione della somma a cura dell'autorità straniera (Tedoldi, 390, & 17). La nuova normativa sembra ricalcare quella di cui all'art. 159 T.U. enti locali rispetto alla quale potrà invece essere azionato il giudizio di ottemperanza con nomina di un commissario ad acta cui è demandato un potere di verifica circa l'effettivo utilizzo delle somme vincolate ai pagamenti indicati dall'ente debitore, seguendo l'ordine cronologico delle fatture o delle deliberazioni d'impegno (Tedoldi, 390, & 17). BibliografiaBongiorno, Espropriazione immobiliare, in Dig. civ., VIII, Torino, 1992; Bonsignori, L'esecuzione forzata, Torino, 1996; Busnelli, Della tutela giurisdizionale dei diritti, in Comm. Bigliazzi Geri-Busnelli-Ferrucci, VI, 4, Torino, 1980; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2015; Consolo, È legge (con poche modifiche) il d.l. sulla “degiurisdizionalizzazione” arbitral-conciliativa, sulle passerelle processuali, sulla grinta esecutiva, in Studi in onore di Giorgio De Nova, 2015; Costantino, Le espropriazioni forzate speciali, Milano, 1984; Costantino, La tutela dei crediti verso le pubbliche amministrazioni, in Riv. dir. proc. 2014; Francola, Crediti delle rappresentanze diplomatiche e consolari straniere, in La nuova riforma del processo civile, Roma, 2015;Giacalone, Rapporti di lavoro con soggetti internazionali, in Giust. Civ. 1996; La China, Esecuzione forzata, in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Mazzamuto, L'esecuzione forzata, in Tr. Res., XX, Torino, 1998; Miccolis, L'espropriazione forzata per debito altrui, Torino 1998; Micheli, Esecuzione forzata, in Comm. 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