Codice Civile art. 2944 - Interruzione per effetto di riconoscimento.

Donatella Salari

Interruzione per effetto di riconoscimento.

[I]. La prescrizione è interrotta dal riconoscimento del diritto da parte di colui contro il quale il diritto stesso può essere fatto valere [1988].

Inquadramento

La norma è posta, come la precedente, al fine di garantire che la prescrizione non operi qualora sopraggiunga una causa che faccia venire meno l'inerzia del titolare, eliminando pertanto il presupposto stesso dell'istituto.

In questo caso l'interruzione ha luogo perché il soggetto passivo effettua il riconoscimento dell'altrui diritto (ad esempio, si riconosce debitore promettendo il pagamento appena possibile), anche se continui comunque l'inattività del titolare. L'orientamento giurisprudenziale maggioritario afferma che il riconoscimento dettato dalla presente disposizione non debba per forza coincidere con il riconoscimento del debito ex art. 1988, ossia con la dichiarazione unilaterale mediante la quale un soggetto riconosce di essere debitore nei confronti di un altro soggetto, ma che possa altresì realizzarsi in qualsivoglia comportamento che produca l'ammissione dell'esistenza del diritto. Il riconoscimento viene ricompreso tra gli atti cosiddetti di ordinaria amministrazione, non necessitando quindi la piena capacità di agire stabilita all'art. 2 e potendo essere esercitato anche da chi, nonostante non sia il titolare del debito, abbia ad ogni modo interesse a che lo stesso subisca l'estinzione (tradizionale esempio ne è il fideiussore ex art. 1936)

Il riconoscimento

La disposizione in esame presuppone che sussista l'inerzia del titolare del diritto ed il riconoscimento da parte da parte di colui contro il quale il diritto stesso può essere fatto valere costituisce un segno di vitalità del diritto tale da comportare l'interruzione della prescrizione (Azzariti, Scarpello, 265); parte della dottrina ritiene che debba sussistere in capo al debitore la consapevolezza che la dichiarazione effettuata abbia valore di impegno (Auricchio, 104).

L'orientamento prevalente tende a ritenere applicabile la norma anche nell'ambito dei diritti reali (Moscarini,87) stante la formulazione in termini volutamente generici della norma, che parla di riconoscimento non già del debitore, ma “di colui contro il quale il diritto può essere fatto valere”. In relazione all'applicabilità della norma ai diritti potestativi la dottrina (Roselli, Vitucci, 549) ritiene che il problema possa avere una soluzione positiva nei casi in cui il diritto potestativo acceda ad un diritto di credito in quanto il soggetto passivo, che sia al contempo debitore, potrà, una volta che si ritenga estensibile l'effetto interruttivo del diritto principale al diritto accessorio, interrompere col riconoscimento la prescrizione del diritto potestativo insieme a quella del diritto di credito.

Il riconoscimento può estrinsecarsi sia in una dichiarazione, sia in qualunque fatto che dimostri in modo inequivoco l'ammissione dell'esistenza del diritto (Cass. I, n. 4473/1980), e cioè in un comportamento incompatibile con la volontà di disconoscere la pretesa del creditore (Cass. III, n. 1945/2003) o anche in una manifestazione tacita di volontà che implichi l'ammissione dell'esistenza del diritto (Cass. III, n. 12833/1999).

Anche le trattative per comporre bonariamente la vertenza possono comportare l'interruzione della prescrizione ai sensi dell'art. 2944, quando dal comportamento di una delle parti risulti il riconoscimento del contrapposto diritto di credito e che la transazione è, quindi, mancata solo per questioni attinenti alla liquidazione, e non anche all'esistenza, del diritto (Cass. III, n. 18879/2015). Tale assunto evita l'indiscriminata generalizzazione del principio, fatto proprio dalla giurisprudenza, secondo il quale le trattative se non raggiungono l'effetto desiderato non rappresenta, un riconoscimento, anche solo implicito, del diritto altrui.

Poiché il riconoscimento del diritto previsto dall'art. 2944 c.c., , non richiede formule speciali o particolari, purché sia univoco la S.C. ha cassato la sentenza gravata, che aveva ritenuto inammissibile la prova testimoniale volta dimostrare, ai fini dell'interruzione della prescrizione, il riconoscimento del debito effettuato telefonicamente dal debitore (Cass. VI, n. 13897/2020).

Secondo Cass., II,  n. 9097 /2018  l'atto di riconoscimento dell'altrui diritto non riveste natura negoziale ma costituisce un atto giuridico in senso stretto di natura non recettizia che non implica speciali intenzioni ricognitive essendo sufficiente volontarietà e consapevolezza del debito. 

In ogni caso anche se non occorrono formule solenni e neppure la specifica volontà di produrre l'effetto estintivo, è pur sempre necessaria la consapevolezza dell'esistenza del debito e la volontarietà dell'atto (Cass. I, n. 12967/2008).

A tal riguardo la recente giurisprudenza (Cass. I, n. 22347/2015) ha affermato che il riconoscimento del fatto costitutivo del credito, del quale venga dedotta contestualmente la sopravvenuta estinzione, non è idoneo a produrre effetti interruttivi della prescrizione, non integrando una chiara e specifica ricognizione del diritto altrui, univoca ed incompatibile con la volontà di negarlo.

Anche in dottrina prevale la tesi della non recettizietà (Azzariti, Scarpello, 267), pur non mancando l'opinione secondo cui è necessario che l'atto avvenga nei confronti del titolare del diritto (Auricchio, 105).

Capacità

Il riconoscimento è atto di ordinaria amministrazione (Cass., n. 10939/1992). Non richiede la piena capacità di agire del soggetto che lo pone in essere, essendo sufficiente la capacità naturale (Azzariti, Scarpello, 266).

La dottrina afferma che anche soggetti limitatamente capaci come gli emancipati e gli inabilitati possono compiere validamente l'atto ricognitivo (Auricchio, 105).

 Il riconoscimento del diritto, è idoneo ad interrompere la prescrizione, a norma dell'art. 2944 c.c., purché provenga da colui contro il quale il diritto stesso può essere fatto valere e che ne abbia poteri dispositivi, e non già da un terzo che non sia stato autorizzato dal primo a rendere tale riconoscimento (Cass. III, n. 29101/2020).

Nel caso di obbligazioni solidali, stante il disposto dell'art. 1309, il riconoscimento compiuto da uno dei condebitori non costituisce valido atto interruttivo nei confronti degli altri (Cass. lav., n. 5381/1982).

In genere si dispone che il riconoscimento deve essere effettuato nei confronti del titolare del diritto; ma è stata peraltro ritenuta idonea a produrre l'effetto interruttivo la dichiarazione resa ad un terzo invece che al soggetto interessato, purché l'ammissione del diritto risulti univoca (Cass. lav., n. 562/1984) ed anche la manifestazione di consapevolezza del debito rivolta alla generalità.

Forma , contenuto e prova

Il riconoscimento non è soggetto a forma vincolata, pertanto può risultare non solo da una dichiarazione scritta, ma da qualsiasi atto o fatto che implichi l'ammissione anche solo verbale dell'esistenza del diritto del creditore (Cass. II, n. 938/2010), pur senza l'adozione di formule rituali (Cass. III, n. 12024/2000), essendo idonea anche una manifestazione tacita di volontà (Cass. III, n. 12833/1999).

Bibliografia

Albanese, Sospensione della prescrizione per cause unilaterali e responsabilità, in Resp. civ. 2006; Azzariti, Scarpello, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. S.B., sub artt. 2934-2969, Bologna-Roma, 1977; Buldini, Accettazione dell'eredità devoluta al minore e conflitto d'interessi nell'interpretazione adeguatrice dell'art. 2942, n. 1 c.c., in Fam. e dir. 2007; Carbone, Sospensione della prescrizione: conflitto tra minore e rappresentante legale, in Corr. giur. 2007; Roselli, Vitucci, La prescrizione e la decadenza, in Tr. Res., 20, Torino, 1998; Ruperto, Prescrizione e decadenza, in Comm. Utet, Torino, 1985; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, 1986; Troisi, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. Perlingieri, VI, Napoli, 1991; Valenza, Chiamato all'eredità incapace e sospensione della prescrizione del diritto di accettare per conflitto di interessi con il legale rappresentante, in Fam. pers. e succ. 2007.

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