Codice Civile art. 2953 - Effetti del giudicato sulle prescrizioni brevi.

Donatella Salari

Effetti del giudicato sulle prescrizioni brevi.

[I]. I diritti per i quali la legge stabilisce una prescrizione più breve di dieci anni, quando riguardo ad essi è intervenuta sentenza di condanna passata in giudicato [324 c.p.c.], si prescrivono con il decorso di dieci anni.

Inquadramento

La disposizione in commento pone la regola della prescrizione decennale da "actio iudicati, in base alla quale i diritti prescrittibili in un tempo più breve del decennio, ovvero anche ai diritti soggetti a prescrizione presuntiva ed a quelli soggetti a prescrizione breve stabilita disposizioni codicistiche o leggi speciali (Azzariti, Scarpello, 325; Grasso, 74; Roselli, Vitucci, 588) diventano soggetti alla prescrizione decennale dal momento in cui sono riconosciuti con un giudicato di condanna, con la precisazione che secondo la giurisprudenza di legittimità non decorre né dal giorno in cui sia possibile l'esecuzione della sentenza né da quello della sua pubblicazione, ma dal momento del suo passaggio in giudicato (Cass. III, n. 15765/2014).

Casistica

La regola non trova applicazione nel caso di riscossione delle imposte e delle sanzioni amministrative irrogate in esito alla violazione di norme tributarie, allorché la definitività dell'accertamento scaturisca non da una sentenza passata in giudicato, ma dalla dichiarazione di estinzione del processo tributario per inattività delle parti (Cass. n. 4574/2015), mentre nel caso di sentenza costitutiva di contratto preliminare di vendita, se il promissario acquirente abbia ottenuto, in sede giudiziale, la fissazione del termine entro cui stipulare il contratto definitivo, il successivo giudicato si forma anche sull'esistenza del credito che presuppone il suddetto termine. Ne deriva che, ove il promissario acquirente solleciti in sede giudiziale l'emissione di una pronuncia costitutiva ai sensi dell'art. 2932 il convenuto potrà eccepire la prescrizione solo dell'actio iudicati ex art. 2953, ma non dell'esecuzione coattiva dell'obbligo di concludere il contratto, perché tale facoltà è già oggetto della statuizione del credito già accertato e non suscettibile di autonoma prescrizione (Cass. n. 14023/2014).

Il principio, di carattere generale, secondo cui la scadenza del termine perentorio sancito per opporsi o impugnare un atto di riscossione mediante ruolo, o comunque di riscossione coattiva, produce soltanto l'effetto sostanziale della irretrattabilità del credito, ma non anche la cd. "conversione" del termine di prescrizione breve eventualmente previsto in quello ordinario decennale, ai sensi dell'art. 2953, si applica con riguardo a tutti gli atti - in ogni modo denominati - di riscossione mediante ruolo o comunque di riscossione coattiva di crediti degli enti previdenziali, ovvero di crediti relativi ad entrate dello Stato, tributarie ed extratributarie, nonché di crediti delle Regioni, delle Province, dei Comuni e degli altri Enti locali, nonché delle sanzioni amministrative per la violazione di norme tributarie o amministrative e così via. Pertanto, ove per i relativi crediti sia prevista una prescrizione (sostanziale) più breve di quella ordinaria, la sola scadenza del termine concesso al debitore per proporre l'opposizione, non consente di fare applicazione dell'art. 2953, tranne che in presenza di un titolo giudiziale divenuto definitivo (Cass. S.U., n. 23397/2016).

In definitiva, il meccanismo di conversione della prescrizione breve in quella decennale per effetto della formazione del titolo giudiziale secondo la norma in commento deriva la sua ragion d'essere nel titolo medesimo e pertanto non attinge i diritti non riconducibili ad esso. Ne deriva che la conversione non si comunica ai diritti maturati in periodi successivi a quelli oggetto del giudicato di condanna,per esempio in tema di differenze retributive maturate nel corso del rapporto di lavoro, (Cass. n. 6967/2013).

Per quanto riguarda la condanna ad un fare costituita per esempio da un obbligo di demolizione di opere realizzate in contrasto con le norme sulle distanze, derivante da una sentenza passata in giudicato, essa è pure inquadrabile nella conversione del termine prescrizionale derivante dall'actio iudicati ex art. 2946, sia nel caso di azione nascente da inadempimento di un'obbligazione propter rem, sia nel caso in cui l'azione derivi da un diritto di servitù reciproca tra i condomini, connotandosi comunque come diritto personale ad una prestazione di fare nei confronti dell'obbligato inadempiente (Cass. III, n. 17449/2006).

Il termine ordinario di prescrizione del tributo inizia a decorrere da quando la pretesa tributaria è divenuta definitiva. Ne consegue che laddove a seguito di pronuncia di cassazione con rinvio, la definitività dell'accertamento fiscale dipenda dalla mancata riassunzione del giudizio ad opera delle parti, il termine decennale di prescrizione inizierà a decorrere da quando il giudizio si è estinto, essendosi esaurito il tempo utile per provvedere alla sua riassunzione (Sez. V - n. 12838/2022)

In caso di insolvenza del datore di lavoro, il diritto del lavoratore di ottenere dal Fondo di Garanzia istituito presso l'INPS la corresponsione di emolumenti retributivi è esercitabile decorsi quindici giorni dalla pubblicazione della sentenza che – decidendo sull'opposizione – ammette il credito del lavoratore al passivo fallimentare, dovendo pertanto escludersi che il termine di prescrizione entro cui far valere il diritto in questione decorra dal passaggio in giudicato della predetta sentenza (Cass. L, n. 24852/2022).

In caso di insolvenza del datore di lavoro, il diritto del lavoratore di ottenere dal Fondo di Garanzia istituito presso l'INPS la corresponsione di emolumenti retributivi è esercitabile decorsi quindici giorni dalla pubblicazione della sentenza che – decidendo sull'opposizione – ammette il credito del lavoratore al passivo fallimentare, dovendo pertanto escludersi che il termine di prescrizione entro cui far valere il diritto in questione decorra dal passaggio in giudicato della predetta sentenza (Cass. L, n. 24852/2022).

Secondo la dottrina, invero, la disposizione, va intesa come strumento di modifica del termine prescrizionale alle sole sentenze di condanna passate in giudicato, e va escluso rispetto a quelle di accertamento e costitutive, perché è nella condanna che si materializza la volontà di attuazione dell'interesse del creditore tale da escludere esiti di segno opposto collegati da inerzia o passività del creditore» (Ruperto, 291).

La condanna generica dell'imputato al risarcimento del danno in favore del danneggiato costituitosi parte civile spiega effetti pure nei confronti del responsabile civile, ne consegue l'applicabilità, nei confronti del responsabile civile, dell'art. 2953 c.c. in tema di prescrizione del diritto al risarcimento del danno (Cass. III, n. 10141/2022).

La disposizione non trova applicazione nel caso di sentenza di patteggiamento. In tal senso la giurisprudenza di legittimità ha precisato che (Cass III, n. 25042/2013) ove il fatto ( nella specie derivante da circolazione stradale) costituisca anche reato, il risarcimento del danno si prescrive in due anni quando sia intervenuta una sentenza irrevocabile nel procedimento penale, rientrando tra queste anche la sentenza di patteggiamento (artt. 444 e 445 c.p.p.), perché essa non ha, nel giudizio civile, l'efficacia di una sentenza di condanna, alla quale è invece applicabile, ex art. 2953, il termine di prescrizione di dieci anni.

La condanna al risarcimento generico

Pare ormai costante in giurisprudenza l'enunciazione del generale principio per cui, in ipotesi di condanna generica al risarcimento del danno l'azione diretta alla determinazione del quantum fruisce della prescrizione decennale di cui alla norma in commento, con decorrenza dalla data in cui la sentenza di condanna è divenuta irrevocabile.

Pertanto, secondo la giurisprudenza di legittimità ( Cass. III, n. 6901/2015 in tema di risarcimento del danno ambientale di cui all'art. 18 l. 8 luglio 1986, n. 349, gli esborsi la rimessione in pristino, per la bonifica dei terreni inquinati ed ogni danno esitato dall'ammaloramento del fondo costituiscono voci dello stesso illecito e tutte si giovano nel caso di condanna generica al risarcimento del danno ambientale, della conversione in prescrizione decennale ex art. 2953.

Bibliografia

Azzariti, Scarpello, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. S.B., sub artt. 2934-2969, Bologna-Roma, 1977; Bonsignori, Effetti della vendita e dell'assegnazione, in Comm. S., Milano, 1988; Busnelli, Della tutela giurisdizionale dei diritti, in Comm. cod. civ., VI, 4, Torino, 1980; Fabiani, Fondamento e azione per la responsabilità degli amministratori di s.p.a. verso i creditori sociali nella crisi dell'impresa, in Riv. soc. 2015; Gambino, La prescrizione, in Comm. S., sub artt. 2941-2963, Milano, 1999; Grasso, Prescrizione (diritto privato), in Enc. dir., XXXV, Milano, 1986; Iannaccone, La prescrizione, in Comm. S., sub artt. 2941-2963, Milano, 1999; Maresca, Prescrizione (diritto del lavoro), in Enc. giur., XXIV, Roma, 1991; Mazzamuto, L'esecuzione forzata, in Tr. Res., 20, Torino, 1985; Roselli, Vitucci, La prescrizione e la decadenza, in Tr. Res., 20, Torino, 1998; Ruperto, La prescrizione, in Comm. S., sub artt. 2941-2963, Milano, 1999; Troisi, La prescrizione come procedimento, Napoli, 1980.

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