Codice Civile art. 2963 - Computo dei termini di prescrizione.

Donatella Salari

Computo dei termini di prescrizione.

[I]. I termini di prescrizione contemplati dal presente codice e dalle altre leggi si computano secondo il calendario comune [155 2 c.p.c.].

[II]. Non si computa il giorno nel corso del quale cade il momento iniziale del termine e la prescrizione si verifica con lo spirare dell'ultimo istante del giorno finale.

[III]. Se il termine scade in giorno festivo, è prorogato di diritto al giorno seguente non festivo (1).

[IV]. La prescrizione a mesi si verifica nel mese di scadenza e nel giorno di questo corrispondente al giorno del mese iniziale.

[V]. Se nel mese di scadenza manca tale giorno, il termine si compie con l'ultimo giorno dello stesso mese.

(1) In materia di ricorrenze festive v. l. 27 maggio 1949, n. 260; l. 4 marzo 1958, n. 132 e l. 5 marzo 1977, n. 54.

Inquadramento

Il comma 2, dell’articolo in commento  esclude il computo del termine iniziale ai fini del computo del tempo  estintivo come acquisitivo e va integrato con l’ulteriore regola secondo la quale  i termini ad anno si computano secondo il calendario comune, non “ex numero” ma “ex nominatione dierum”.

Casistica

Questo principio regola anche la decadenza (in dottrina Ferrucci, 452), escludendo il dies a quo (Cass. n. 3098/1992) nella quale si osserva che in tema di assunzione in prova il calcolo, fissato nel contratto, va computato in difetto di una diversa previsione, attraverso il criterio generale degli artt. 2963 comma 2 e 155 c.p.c. secondo cui non si computa il giorno nel quale cade l'inizio del termine la regola è la stessa anche nel caso di termine a ritroso ( esempio in tema di disdetta della locazione ne è art. 3 l.n. 392/1978). In questo caso il giorno d'inizio del computo è il dies ad quem, dal quale si fa decorrere il termine all'indietro, (Cass. n. 1970/2015), nondimeno la regola, generale è quella dell'art. 2963, comma 4, non ex numeratione, ma ex nominatione dierum, i termini si computano secondo il calendario comune. Ne deriva che sono inclusi i giorni festivi e non lavorativi, salva diversa convenzione. La giurisprudenza di legittimità ha chiarito che al termine ad va inteso non come anno solare, ma come arco di tempo della durata di dodici mesi (Cass. I, n.4124/1999) così in ambito fallimentare in tema di estensione agli interessi del diritto di prelazione dei creditori garantiti da ipoteca, l'espressione «anno in corso» di cui all'art. 2855 (cui rinvia l'art. 54 l. fall.) va intesa non come anno solare, ma come arco di tempo della durata di dodici mesi, il cui inizio corrisponde a quello del debito di interessi.

Nel computo dei termini processuali mensili o annuali, fra i quali è compreso quello di decadenza dall'impugnazione ex art. 327 c.p.c., devono aggiungersi 46 giorni computati ex numeratione dierum, ai sensi del combinato disposto degli artt. 155, comma 1, c.p.c. e 1, comma 1, della l. n. 742/1969 (nella formula vigente ratione temporis, non dovendosi tener conto dei giorni compresi tra il primo agosto e il quindici settembre di ciascun anno per effetto della sospensione dei termini processuali nel periodo feriale. Dovrà quindi computarsi doppiamente il periodo feriale nell'ipotesi in cui, dopo una prima sospensione, il termine iniziale non sia decorso interamente al sopraggiungere del nuovo periodo feriale (Cass. V , n. 15029/2020).

Infine, il principio ex art. 2963, comma 3 per cui nel caso di giorno festivo il termine si proroga al primo giorno successivo non festivo riveste rilievo generale (Cass. III, n. 9572/2015) e si applica anche in materia di decadenza (Cass. n. 12998/2007).

La nozione di giorno festivo va riferita alla l. 27 maggio 1949, n. 260, modificata e integrata dalla l. 31 marzo 1954, n. 90, dalla l. 4 marzo 1958, n. 132 e dalla l. 5 marzo 1977, n. 54 (in dottrina Ruperto, 275).

Bibliografia

Ruperto, Prescrizione e decadenza, in Comm. Utet, Torino, 1985; Viola, Prescrizione e decadenza, Milano, 2015.

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