Codice Civile art. 2965 - Decadenze stabilite contrattualmente.Decadenze stabilite contrattualmente. [I]. È nullo il patto [1418 ss.] con cui si stabiliscono termini di decadenza che rendono eccessivamente difficile a una delle parti l'esercizio del diritto. InquadramentoLa disposizione va correlata a quella della prescrizione nel senso che mentre questa può trovare la sua disciplina solo nella legge, i termini di decadenza possono trarre fonte anche da un singolo provvedimento legislativo, giudiziario o amministrativo Secondo la giurisprudenza di legittimità non necessariamente la brevità del termine coincide con la gravosità ridetta. Per esempio, in tema di avviamento al lavoro dell'invalido (Cass. n. 21458/2013). In ogni caso la valutazione, a norma dell'art. 2965 cod. civ., circa la congruità del termine di decadenza previsto contrattualmente, rimane di competenza del giudice di merito chiamato a valutare, rispetto alla brevità dello specifico termine e alla particolare situazione del soggetto obbligato a svolgere una determinata attività rispetto alla decadenza (Cass. n. 12309/2003) ovvero raffrontando il termine con l'art. 2113. L'eccessiva difficoltàIl criterio dell'eccessiva difficoltà, secondo la dottrina, è un criterio obiettivo che non necessariamente deve basarsi sull'eventuale malafede, dolo o colpa di quella delle parti che profitta della decadenza e dell'errore dell'altra (Saraceno, 1007). Anche la giurisprudenza di merito (Trib. Pescara, 23 giugno 2014, n. 523) in tema di lavoro subordinato, ha affermato che la valutazione circa la validità del termine negoziale, a norma dell'art. 2965, va compiuta in concreto a prescindere dalla sua maggiore o minore brevità, ma apprezzando le singole circostanze di fatto rispetto al singolo soggetto onerato e alle specifiche circostanze di fatto. Un riscontro in tal senso può aversi considerando certa giurisprudenza che ravvisa l'eccessiva difficoltà allorché il termine di decadenza, previsto dalle parti, sia inferiore a quello stabilito dall'art. 2113 (Cass. n. 9647/2004) soprattutto nei contratti collettivi di lavoro. La clausola "claims made" non integra una decadenza convenzionale, nulla ex art. 2965 c.c. nella misura in cui fa dipendere la perdita del diritto dalla scelta di un terzo, dal momento che la richiesta del danneggiato è fattore concorrente alla identificazione del rischio assicurato (Cass. III, n. 12908/2022). Secondo il giudice di legittimità è nulla la clausola che pone a carico dell'assicurato un termine di decadenza per denunciare l'evento la decorrenza del quale non dipende dalla sua volontà, atteso che una siffatta clausola contrasta non solo con l'art. 1341, che vieta, se non sottoscritte, le clausole che impongono decadenze, ma, altresì, con l'art. 2965, che commina la nullità delle clausole con cui si stabiliscono decadenze che rendono eccessivamente difficile, ad una delle parti, l'esercizio del diritto, tra le quali rientrano anche quelle che fanno dipendere tale esercizio da una condotta del terzo, autonoma e non calcolabile. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto nulla la clausola claims made che consentiva all'assicurato di fare denuncia dell'evento nei dodici mesi dalla cessazione del contratto di assicurazione, purché avesse ricevuto la richiesta di risarcimento del danno entro la scadenza del contratto stesso (Cass. III, n. 8894/2020, In Il Foro italiano, 2020, fasc. 9, 2703). Nondimeno, secondo la giurisprudenza di merito (Trib. Genova, 8 aprile 2008) l'obbligo previsto nella clausola claims made di comunicare all'assicuratore la richiesta di risarcimento del danneggiato entro l'annualità di polizza può ricadere non solo sulla disciplina della prescrizione, quinquennali o decennali riferita ai diversi profili di responsabilità extracontrattuali e contrattuali, ma può violare l'art. 2965 «limitando o addirittura impedendo completamente l'esercizio del diritto da parte dell'assicurato». Molto critica sul punto è la dottrina secondo la quale l'obbligo di comunicare tempestivamente del sinistro la società assicuratrice non è altro che un'applicazione dell'art. 1915 con le note conseguenze in tema di decadenza dall'indennizzo nei casi ivi previsti (Ceserani, 501). In tema di contratto di fideiussione e nel contratto autonomo di garanzia, la giurisprudenza ha ritenuto che bisogna distinguere il termine di scadenza della garanzia da quello decadenziale per la sua escussione e quest'ultimo deve essere tale da non rendere eccessivamente difficile l'esercizio del diritto del creditore nei confronti del garante e che tale non può ovviamente essere il termine che coincide con la scadenza dell'obbligazione, potendosi, anzi, nel caso di specie, configurare la sua nullità ex art. 2965 (Cass. III, n. 4661/2007). BibliografiaAzzariti, Scarpello, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. 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