Effetto devolutivo del reclamo avverso la dichiarazione di fallimento
29 Giugno 2016
Il reclamo avverso la sentenza di fallimento conseguente alla declaratoria di inammissibilità della domanda di concordato è caratterizzato dall'effetto devolutivo pieno che involve anche la decisione sull'inammissibilità del concordato, quale parte inscindibile di un unico giudizio sulla regolazione concorsuale della crisi dell'impresa. Il giudice del reclamo è dunque tenuto al riesame di tutte le questioni concernenti l'ammissibilità del concordato, ancorché non dedotte dinanzi al primo giudice. Questo il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 12964/16.
La vicenda. Il provvedimento in oggetto origina della pronuncia con cui la Corte d'appello di Firenze accoglieva il reclamo avverso la dichiarazione di fallimento di una s.r.l. pronunciata dal giudice di prime cure dopo aver dichiarato l'inammissibilità della domanda di concordato avanzata dalla società. La Corte territoriale argomentava sull'erroneità della valutazione di inammissibilità della proposta concordataria in quanto fondata su una prognosi di fattibilità economica della stessa (in termini di irrealizzabilità dei crediti, come affermato dall'attestatore), ma escludeva la possibilità di valutare ulteriori fatti (in particolare, atti in frode ai creditori), certamente rilevanti ai fini dell'accertamento della ammissibilità della proposta, ma prospettati per la prima volta in sede di reclamo.
La valutazione della fattibilità. Il Fallimento ricorre innanzi alla Corte di Cassazione lamentando in primo luogo la confusione tra valutazione della fattibilità economica e della fattibilità giuridica in cui sarebbe incorso il giudice dell'appello. La doglianza appare fondata, posto che la Corte territoriale ha conferito un improprio valore condizionante all'attestazione del professionista ex art. 161, comma 3, l. fall., in assenza di qualunque verifica della potenziale vocazione satisfattiva della proposta stessa, condizione di ammissibilità del concordato.
La cognizione del giudice del reclamo. Il ricorrente solleva ulteriori censure in ordine ai limiti della potestà di controllo attribuita al giudice in sede di reclamo avverso la dichiarazione di fallimento, offrendo al Collegio l'occasione per delineare la «latitudine istruttoria» dei poteri attivabili circa i fatti determinanti per l'ammissibilità o meno del concordato. Nel caso di specie, la Corte d'appello ha violato la fondamentale regola di giudizio per cui la peculiare struttura del reclamo avverso la dichiarazione di fallimento consente la stabilizzazione dell'accertamento di merito solo se tutti i presupposti di ammissibilità dei diversi schemi concorsuali siano stati oggetto di verifica e positivo riscontro. E difatti il consolidato orientamento giurisprudenziale riconosce un effetto devolutivo pieno al reclamo, con la conseguente inapplicabilità dei limiti di cui agli artt. 342 e 345 c.p.c. e l'onere per il giudice di esaminare, anche con l'esercizio dei poteri officiosi di cui all'art. 18, comma 10, l. fall., tutti i temi di indagine oggetto di doglianza, anche se non allegati nel procedimento di primo grado. Erroneamente dunque gli atti di frode segnalati al curatore, e per tale via condotti all'accertamento devolutivo del giudice del reclamo, sono stati esclusi dall'oggetto di esame di tale fase processuale.
Il principio di diritto. In conclusione, la S.C. afferma il principio di diritto per cui, quando la sentenza di fallimento abbia fatto seguito ad un provvedimento di inammissibilità della domanda di concordato, l'effetto devolutivo pieno che caratterizza il reclamo involve anche la decisione stessa di inammissibilità del concordato, quale parte inscindibile di un unico giudizio sulla regolazione concorsuale chiesta per la risoluzione della crisi dal debitore e dai soggetti legittimati al suo fallimento. Ove il debitore reclamante avverso il suo fallimento censuri innanzitutto la decisione del tribunale sulla mancata ammissione del concordato, il giudice del reclamo è dunque tenuto a riesaminare tutte le questioni concernenti detta ammissibilità, ancorché in precedenza non sottoposte all'esame del giudice ed introdotte per la prima volta nel giudizio di reclamo, anche ad opera di altre parti ivi costituite. La Corte accoglie dunque il ricorso, cassa il provvedimento impugnato e rinvia alla Corte d'appello di Firenze in diversa composizione. |